giovedì 2 ottobre 2025

Se mancano le idee


Piero Ignazi
Senza idee per un'Italia diversa il Pd non può vincere

Domani, 2 ottobre 2025

La sinistra, le forze progressiste e democratiche, è in affanno dovunque. Basti pensare che nei due paesi dove essa governa, Gran Bretagna e Spagna, il suo accesso alla direzione del paese è stato fortunoso. Non ci sono quindi paradisi da sognare. Soffia un vento di destra che convince e persino affascina.

I cordoni sanitari e i muri di fuoco stanno saltando uno dopo l’altro: pas d’ennemis à droite è il nuovo motto dei conservatori di ogni latitudine. Pur di lasciare le sinistre al palo si imbarcano tutti, ormai.

LA DIAgnosi

Ma perché i progressisti sono così in difficoltà? La diagnosi a livello globale è stata già fatta da tempo. Si erano illusi di poter governare il capitalismo come avevano fatto nei primi decenni del Dopoguerra senza capire che la globalizzazione, e in particolare quella finanziaria, toglieva agli stati nazionali ogni possibilità di intervento.

Se da un lato consentiva a tanti paesi in giro per il mondo di uscire dalla povertà, dall’altro toglieva risorse ai paesi più sviluppati. O meglio, redistribuiva le risorse tagliandole ai ceti medi e bassi per concentrarle in quelli più affluenti. Tutto ciò è noto.

Ma come impatta sulla nostra realtà nazionale? Pesantemente. Perché il perno dello schieramento progressista, il Pd, è ancora impigliato nelle contraddizioni che vengono dal suo lungo periodo di responsabilità governativa, quando, sia per un desiderio/bisogno di essere moderno e bene accetto ai piani alti dell’establishment, sia per rimediare ai guasti del berlusconismo, si è inibito una politica redistributiva e di intervento pubblico.

Un Pd senza idee

In sostanza, ha abdicato a quanto doveva essere la stella polare della sinistra. Se questo è il peso del passato – al quale alcuni vogliono trascinarlo di nuovo – al Pd di oggi vanno piuttosto imputate una impressionante astenia intellettuale e una incapacità di formulare un pensiero lungo sul presente e sul futuro.

Senza idee per un’Italia diversa il Pd rimane anchilosato, prigioniero della sua immagine di partito responsabile, affidabile, di sistema. Titoli di merito, certo, ma ci vuole ben altro per sfondare elettoralmente.

La freschezza e il dinamismo di Elly Schlein sono riusciti a spingere il Pd a cifre onorevoli, certo superiori a quelle ottenute alle ultime due elezioni politiche, ma insufficienti a insidiare il primato di Fratelli d’Italia.

La nuova leadership democratica sembra essersi mossa in due tempi. Il primo teso a consolidare il fronte delle opposizioni. Passi in questa direzione ne sono stati fatti, e importanti. Ne è prova l’insistenza con la quale la stampa filo-governativa e benpensante insista sull’egemonia dei Cinque stelle nella speranza che si sfasci il fronte dell’opposizione, e Giorgia Meloni governi indisturbata ad infinitum. Allo stucchevole refrain di un partito succube e imbelle, Schlein ha risposto con la determinazione a creare una opposizione coesa.

In qualsiasi coalizione ogni partner cerca di guadagnare visibilità per aumentare il proprio peso politico. È naturale, fa parte del gioco. Lo vediamo anche a destra. Ma queste tendenze centrifughe si gestiscono assicurando alla coalizione una visione comune. Un compito che spetta principalmente al Pd.

Leadership in affanno

È in questo secondo tempo che la leadership democratica sembra in affanno. Perché all’interno del partito non è stata fatta chiarezza sui fini ultimi, sugli obiettivi di lungo periodo. Non è ancora chiaro se il Pd deve dedicarsi all’ordinaria amministrazione, alla gestione ordinata delle cose come nel corso delle sue ultime esperienze governative, o mostrare una pulsione trasformativa della società e, ad esempio, prospettare un diverso assetto dei rapporti di forza tra le componenti sociali per cui gli “ultimi” diventino oggetto di attenzione prioritaria, e i cittadini siano coinvolti nei processi decisionali attraverso nuovi meccanismi partecipativi e deliberativi. La leadership si conquista sul piano delle idee. Anche attraverso un confronto aperto con gli oppositori interni, senza demonizzazioni.

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