Francesca Schianchi
Cacciari: "Flotilla è un'iniziativa giusta. Da Trump un armistizio, non pace"
La Stampa, 2 ottobre 2025
Nel tardo pomeriggio, quando le imbarcazioni della Global Sumud Flotilla sono entrate da ore nella zona a rischio, poco prima che vengano intercettate dalla Marina israeliana, il professor Massimo Cacciari prevede «che si fermino, ovviamente. Anche se siamo alla completa destrutturazione di ogni forma di diritto internazionale: non mi risulta che si sia mai stabilito che le acque di fronte a Gaza sono di Israele, quindi non avrebbe il diritto di fermare le barche».
Si aspetta che si fermino per ragioni di sicurezza?
«Ma certo! Dal punto di vista della giustizia, è tutta dalla parte di chi sta cercando di portare aiuti per alleviare la condizione dei palestinesi di Gaza. Ammesso che la giustizia esista, sta tutta da una parte».
Che impressione le ha fatto questa operazione umanitaria dal basso?
«Sono stati bravi a organizzarla. Non parlo di coraggio, perché è relativo: è evidente che Israele non può rischiare di provocare morti, sarebbe una mossa suicidaria per quel poco di credibilità che resta al governo israeliano. Ma è sicuramente un’iniziativa giusta».
Il governo come si sta comportando in questa vicenda?
«Il governo è schierato sulla posizione americana, più di quel che ha fatto non poteva fare. È tutto coerente con la posizione di totale appiattimento alle scelte americane».
Però il governo spagnolo, pur molto più critico con gli Stati Uniti di Trump, sta facendo più o meno lo stesso.
«Nessuno Stato europeo potrebbe aprire un confronto su questa questione con Israele. Se ci fossero persone serie al potere in Europa, avrebbero fatto come hanno fatto con la Russia di Putin: avrebbero introdotto sanzioni contro il governo di Netanyahu per quello che sta facendo a Gaza, comunque lo si voglia chiamare».
Preferisce non usare la parola genocidio, sdoganata dall’Onu?
«Con quale parola definire quello che sta succedendo mi pare l’ultima cosa di cui preoccuparsi».
La premier Meloni ha usato toni di forte critica contro la Flotilla.
«Per forza, la disturba. Dio non voglia che capiti un incidente a un italiano, per il governo sarebbe un disastro».
Ma ha ragione quando dice: è un’iniziativa per mettere in difficoltà il governo?
«Ma no, non ha affatto ragione... È un progetto internazionale, ai neozelandesi o agli spagnoli cosa gliene importa del governo Meloni? È la tipica iniziativa pacifica transnazionale, ma certo che a lei dà fastidio, le rende più complicato sostenere la linea Trump».
Da sinistra ieri il leader di Avs Fratoianni diceva: perché il governo chiede alle barche di fermarsi e non a Israele?
«Sono d’accordo. Ma è perché nessun Paese occidentale, e tantomeno questo straccio di Europa, può opporsi alla politica americana».
Tutti succubi di Trump e delle sue decisioni?
«L’Occidente è diventato tutto americano. Negli anni ’60-’70 non era così; e ancora fino alla caduta del Muro di Berlino, l’Occidente era americano ed europeo. Da allora un po’ alla volta le cose sono cambiate, e ora chi può decidere, chi ha voce in capitolo, sono solo gli Stati Uniti. È così anche se non lo si vuole ammettere: inutile infiorettarci sopra».
Come le sembra allora il piano di pace di Trump?
«È un piano che tutto fa tranne che la pace. Pace significa due popoli che trovano un accordo che possa evitare il proseguimento del conflitto, non un accordo che è il presupposto per la continuazione del conflitto».
Questo fa la proposta di Trump?
«Non c’è in quella proposta nessun accordo che possa far finire il conflitto, è un armistizio, ecco».
Perché?
«Manca qualsiasi presupposto per uno Stato palestinese, che per anni è stato il perno di qualunque tentativo di accordo di pace. Non se ne parla più».
Ne parla il premier israeliano Netanyahu per promettere che non nascerà mai.
«Appunto. Dove andranno i palestinesi? Nessuno li vuole, per cui è impossibile l’emigrazione verso il luogo del non dove. Staranno lì, ma come? Diventeranno cittadini dello stato di Israele? Sa cosa succede? Che nel giro di pochi anni, al tasso di crescita demografica attuale, la maggioranza degli abitanti di Israele diventa palestinese. Pensa che possa andare bene a Netanyahu? E allora qual è la soluzione? Non c’è nessuna strategia per risolvere il conflitto».
Quindi non è una strada da perseguire?
«Ma guardi, qualsiasi cosa possa risparmiare anche solo una vita umana va bene. Se può fermare un massacro è una strada che va seguita, ma non è un accordo di pace».
Se dovesse essere adottato questo piano, come immagina quei territori tra qualche anno?
«Ci sarà un’Intifada permanente! Se non si trova una soluzione politica, si prefigura una situazione tragica per Israele di terrorismo endemico».
Oggi si voteranno le mozioni su Gaza in Parlamento e la premier chiede un voto unitario alle opposizioni: su un tema così delicato è un appello da cogliere?
«Dipende da quale mozione presenterà la maggioranza. Se esalta l’accordo di Trump dicendo: diamogli il premio Nobel per la pace, allora direi di no».
Il presidente americano al Nobel ci punta; dice che Meloni lo sostiene?
«Sarebbe la prima ad applaudire se glielo dessero. D’altra parte, di premi Nobel ridicoli ne hanno già dati altri…».

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