mercoledì 29 ottobre 2025

La tolleranza repressiva nella scuola

Chiara Comai
Sedicenne ammanettato a Torino, centoventi famiglie contro la scuola
La Stampa, 29 ottobre 2025

Torino. Il giorno dopo la pubblicazione del video che lo ritraeva in manette mentre veniva portato via dall’istituto superiore Einstein di Torino, Marco (nome di fantasia), sedici anni, racconta: «Sto abbastanza bene anche se ieri sera mi sono accorto di avere sul corpo altri lividi». Lunedì è stato portato via dall’istituto dopo a cercato di ostacolare un volantinaggio di Gioventù nazionale, l’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia, «contro la cultura maranza». Ci sono famiglie, studenti e professori che solidarizzano con lui e con gli altri ragazzi dei collettivi di sinistra che avevano cercato di impedire il volantinaggio.

Centoventi genitori scrivono una lettera al dirigente, accusandolo di non essere intervenuto e non aver tutelato gli studenti. «Lo studente è stato trattato come un criminale e mentre gruppi politici che si richiamano a ideologie xenofobe e di esclusione vengono lasciati agire liberamente davanti a un edificio scolastico, compromettendo l’ingresso a scuola. Le forze dell’ordine si sono attivate subito in maniera violenta nei confronti degli studenti» scrivono. Poi l’accusa alla scuola: «Nessuno ha provato a mediare, a proteggere ed evitare che una scena così violenta e umiliante si consumasse davanti agli occhi dei ragazzi, lasciati soli». Da qui il richiamo alla «responsabilità» dell’istituto: «Rifiutiamo questo silenzio e la mancanza di tutela verso gli studenti. Una scuola che tace smette di essere luogo di formazione e diventa complice dell’ingiustizia. Dovrebbe invece insegnare ai ragazzi a riconoscere ogni forma di sopraffazione e non rivelarsi passiva davanti a chiari abusi di potere».

Il dirigente Marco Chiauzza si era limitato a condannare «ogni forma di violenza», precisando che «è successo tutto mentre non ero ancora scuola» e per questo non voler rilasciare dichiarazioni. Nel pomeriggio di ieri decide invece di inviare una circolare in risposta. Precisa che i reparti antisommossa «sono intervenuti dopo le tensioni non più solo verbali anche nei confronti dei membri delle forze dell’ordine». Che «i docenti vigilavano sull’evolversi della situazione» e che la mancata presa di posizione della scuola «non va intesa come atteggiamento passivo», ma è una scelta per «evitare di fomentare il clima di tensione e di scontro ideologico». Ecco perché «la scuola si dissocia da ogni tipo di violenza. Se da una parte l’iniziativa di Gioventù nazionale ha i contorni di una provocazione, dall’altra non si può negare che l’escalation dei toni sia stata reciproca». Sui social intanto solidarizza con Emanuele Fiano, l’esponente di sinistra a cui è stato impedito all’Università di Venezia di parlare perché sionista. Alcuni insegnanti si organizzano per scrivere anche loro un comunicato critico contro la condotta delle forze dell’ordine. «Sicuramente gli studenti hanno sbagliato a cercare di impadronirsi dei volantini, ma mettere le manette davanti a scuola è eccessivo» dice Matteo Sarni, docente di italiano. Qualcuno non fa lezione. Mentre il collettivo studentesco si prepara a nuove mobilitazioni.

Dall’altra parte i militanti di Gioventù nazionale annunciano: «Continueremo a distribuire i nostri volantini e torneremo anche all’Einstein, non ci facciamo intimidire» dice Raffaele Marascio, presidente della sezione “D’Annunzio” (quella che ha volantinato all’Einstein) e consigliere comunale di Fratelli d’Italia. Mentre Gioventù nazionale Torino, che si era dissociata dall’accaduto per tensioni interne, ieri mattina distribuiva altri volantini davanti a un altro istituto. Gli studenti dell’Einstein lo vedono sui social. E rilanciano: «Se tornano da noi ci sarà una risposta ancora più forte».

La denuncia della Digos dopo i fatti dell’Einstein è arrivata alla Procura dei minori. Allo studente ammanettato vengono contestati tre reati: resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e violenza privata. Secondo fonti della polizia, nel cercare di impedire il volantinaggio, il ragazzo ha colpito con calci e pugni due agenti che si erano frapposti tra i militanti di Gioventù nazionale e gli studenti della scuola. Questo il motivo per cui era stato ammanettato. Il ragazzo era già noto alle forze dell’ordine perché aveva ricevuto altre denunce durante alcune manifestazioni per la Palestina.

Ieri altre tensioni sono state segnalate davanti a un altro liceo torinese, l’artistico Primo, geograficamente vicino alla zona dell’Einstein. Istituto da cui ieri sera è partita un appello di settanta insegnanti in solidarietà agli alunni dell’Einstein, ricordando un episodio «con modalità simili e sovrapponibili» accaduto davanti alla loro scuola due settimane fa. «Chiediamo alle istituzioni di attivarsi per garantire che le scuole restino spazi liberi e sicuri», si legge.

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