giovedì 16 ottobre 2025

Spinoza, un filosofo della libertà

Emanuela Scribano
Baruch Spinoza
Corriere della Sera, 15 ottobre 2025

Spinoza nasce ad Amsterdam nel 1632, lo stesso anno di Vermeer. Baruch ha 14 anni quando nasce Leibniz, dieci quando muore Galileo, diciotto quando muore Cartesio. Quindi Spinoza vive negli anni in cui la rivoluzione scientifica si è affermata. Sto parlando di quel fenomeno di abbandono della visione del mondo della tradizione aristotelica, un mondo di cui di notte, guardano il cielo, si potevano vedere i confini. Con Cartesio il mondo non ha più confini. Il mondo, anche se lui non avrà il coraggio di usare la parola, ma tutti lo capirono, è infinito.

Dio ovvero la natura


Non solo. Il mondo è governato da leggi che valgono sempre e ovunque. Questo mondo nuovo è dunque un mondo che ha le caratteristiche tradizionalmente attribuite a Dio. È infinito ed è regolato da leggi che possiamo chiamare eterne, poiché sono valide sempre e ovunque. Di lì il passo, sempre temuto e esorcizzato, a dire che il mondo è divino era breve e Spinoza lo compirà senza esitazione. “Dio, ovvero la natura”, è una delle sue formule più note, più conosciute. La natura non è altro che una conseguenza necessaria della natura stessa di Dio, la sua estensione, è infinita e non potrebbe essere diversa da quello che è. Il rifiuto del Dio trascendente, libero, dotato di attributi morali della tradizione giudaico cristiana non poteva essere più radicale.

Tuttavia, la natura in quanto tale, la natura nella quale viviamo, non porta in modo evidente le tracce del divino. L’uomo, come tutte le cose che lo circondano, è un ente finito. La natura divina, attraverso le leggi eterne che regolano il movimento ha sbriciolato la materia in tante piccole parti finite all'interno delle quali l’uomo si muove.


Se, con lo sguardo di Dio, è possibile descrivere gli eventi finiti in modo scientifico: dato lo stato di cose x segue necessariamente lo stato di cose y in forza delle leggi della natura, e quindi vederle anch’esse come fuori dal tempo, verità eterne, l’uomo, che vive immerso negli enti finiti, percepisce le cose che nascono, si sviluppano e muoiono, ovvero le conosce sotto la dimensione del tempo, della durata, non sotto la dimensione dell'eternità. È questo il primo elemento platonizzante della filosofia di Spinoza, La realtà è divisa in due sfere, quella eterna, divina, la sfera della scienza, e quella temporale nella quale si muove tutto ciò che è finito.


La mente è l'idea del corpo

L’uomo è un ente finito, ma non è una realtà semplice: l’uomo è corpo ma anche pensiero, mente. Spinoza, come Cartesio, pensa che l'uomo sia composto di due nature tra di loro molto diverse, il corpo e la mente. Come comunicano tra di loro? La risposta di Spinoza sarà diversa da quella di Cartesio. Cartesio aveva detto: corpo e mente agiscono l'una sull'altra, anche se non so come. Spinoza nega che possano agire l'una sull'altra proprio perché sono diverse. Tuttavia, corpo e mente sono conseguenze di uno stesso principio, ovvero della natura di Dio, quindi si corrispondono esattamente. Tutto quello che avviene in forma materiale nel corpo è percepito dalla mente sotto forma di idea, di percezione cosciente. Se i miei occhi sono modificati dalla luce, la mia mente vede le cose, se il mio corpo viene colpito dagli enti che lo circondano, la mia mente sente dolore o piacere. La mente non è altro che il risvolto psichico di eventi materiali e ne riproduce esattamente l’ordine.

Pensiamo a uno spartito musicale e a un cantante che esegue quella musica stampata sullo spartito. Quello che è scritto sulla carta è completamente diverso dal canto che io sento, e non è la musica scritta a produrre il canto. Tuttavia, ogni nota cantata corrisponde a una nota scritta: spartito e canto si corrispondono perfettamente, seguono la stessa logica. Così è la mente rispetto al corpo.

L'uomo libero

Se considero l’uomo ente finito, immerso negli enti finiti e nella dimensione del tempo, vedo che la sua mente registra sotto forma di eventi mentali le modificazioni del corpo, e queste modificazioni sono sempre prodotte da altri corpi. Per questo, nell’esperienza sensibile, la mente non è libera, secondo la definizione di Spinoza, ovvero è sempre determinata da quel che avviene indipendentemente da lei, dall’esterno. Di conseguenza, la visione del mondo è sempre soggettiva. La mente non conosce mai la vera natura delle cose. L’occhio è modificato dalla luce e la mente vede le cose colorate, ma i colori non esistono nella realtà.

Tuttavia, questa conoscenza limitata, questa conoscenza soggettiva alla quale è destinato l'uomo che vive nel tempo, non è l'unica dimensione cui l'uomo può accedere. La mente e il corpo sono purtuttavia conseguenze della natura di Dio, dell’ente libero per eccellenza perché determinato solo da sé stesso. Quindi se l’uomo utilizza la ragione invece di abbandonarsi al corso casuale degli eventi, può conoscere le leggi eterne che regolano i movimenti del corpo, può conoscere le verità che non vivono nel tempo, le verità eterne. L’uomo che usa la ragione può raggiungere la stessa conoscenza che ha Dio. L’uomo che usa la ragione può raggiungere la conoscenza che Spinoza chiama adeguata.

Cos'è una conoscenza adeguata? E’ una conoscenza che non si modifica qualunque cosa io aggiunga a quello che conosco. Prendiamo la costruzione di un mosaico. Vedo un artigiano che sta componendo le sue tessere e quel che osservo potrebbe essere una foglia, l'artigiano aggiunge un’altra tessera e quel che osservo è più simile a un fiore, l'artigiano aggiunge un'altra tessera e quel che vedo mi sembra ora un pesce. Quando mi convinco che quel che vedo è davvero un pesce e non una foglia? Quando vedo che, qualunque altra tessera aggiunga l'artigiano, quella figura rimane un pesce. L'artigiano aggiungerà il mare, una barca, la terra, e quella figura rimarrà un pesce. E così quando conosco un teorema del triangolo, anche se conosco un solo teorema del triangolo, qualunque ulteriore conoscenza io aggiunga, quel teorema non si modifica e rimane vero.

Quando raggiungo la conoscenza adeguata, anche se questa conoscenza è limitata, ho la stessa conoscenza che ha Dio, una conoscenza non modificabile dalle ulteriori cose che accadono. Sono un uomo libero, come dice Spinoza, perché non sono determinato dagli eventi, non sono determinato da altro, ma la mente domina completamente la propria conoscenza. La mia mente allora vive nella stessa dimensione di Dio, vive nell'eternità. La mente è eterna per la parte per cui conosce “sotto l’aspetto dell’eternità”. Quando può accadere l’accesso all’eternità? Solo ora, solo in questa vita, non dopo la morte. Dopo la morte dell’uomo che ha vissuto solo attraverso la sensibilità non rimarrà nulla. L’uomo che avrà esercitato la ragione, invece, vive nell'eternità durante la sua vita, ora e per sempre.

Come è possibile assicurarsi questa conoscenza che renderà libero e quindi eterno l’uomo? Spinoza ha una risposta netta: informandosi, aggiungendo conoscenze su conoscenze, esattamente come solo aggiungendo tessere nel mosaico si potrà arrivare a una completezza. Le credenze sono sempre il risultato necessario delle proprie conoscenze, quindi, se si conosce poco, il giudizio sicuramente sarà inadeguato, incompleto, errato, e per quanto ci si rifletta, rimarrà tale. Se invece le conoscenze che ho sono complete la mente necessariamente avrà idee adeguate e quindi credenze vere. La liberazione dell’uomo avviene solo ampliando la conoscenza.

Sotto questo aspetto, Spinoza è un filosofo molto diverso da Cartesio. Cartesio aveva detto, vuoi liberarti dai pregiudizi, vuoi raggiungere la verità? Chiuditi in una stanza, taglia i contatti col mondo, pensa, rifletti, analizza le tue idee e vedrai che ti libererai dai tuoi pregiudizi e arriverai alle idee chiare e distinte, quelle vere. Spinoza, al contrario, spinge a uscire da quella stanza, a leggere, a informarsi, a conoscere più cose possibile. Se non si aggiungono conoscenze, i pregiudizi non si modificheranno mai. Per questo Spinoza è stato un filosofo della politica, che invece Cartesio non è mai stato. Per questo Spinoza ha scritto un Trattato teologico politico pubblicato in vita senza il suo nome per motivi di prudenza. In questo scritto, Spinoza ha avuto l’audacia di sostenere che la Scrittura è costellata di affermazioni false, che hanno inibito il progresso della scienza, anche perché l’autorità della Scrittura è stata sostenuta dal potere civile. Il potere politico deve invece lasciare gli uomini liberi di ricercare la verità attraverso la scienza e la filosofia. Solo così gli uomini potranno essere liberi e anche cittadini migliori.







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