
La manifestazione torinese per l'Ucraina
Alberto Simoni
I 4 punti deboli che impediranno a Putin di vincere in Ucraina: cosa pensano i servizi segreti Usa
La Stampa, 27 ottobre 2025
WASHINGTON. La gran parte della comunità di intelligence americana ritiene che Putin sia ancora convinto di poter vincere il conflitto in Ucraina sul terreno. La realtà però, confidano due fonti di alto livello dell’intelligence americana che hanno parlato a La Stampa a condizioni dell’anonimato, è ben diversa.
Sono quattro le ragioni che allontanano la Russia dalla vittoria sul campo: il ricorso massiccio ai riservisti; la difficile situazione economica; “l’impercettibile” avanzata russa in Ucraina; la capacità tecnologica-militare dell’Ucraina. Eccole.
I riservisti
Sulla scrivania degli analisti è arrivata la storia della cattura di un soldato russo in Ucraina: da appena 12 giorni aveva indosso la divisa. È una vicenda che esemplifica la difficoltà di Mosca di attingere a quella che sino a qualche tempo fa era considerata una “filiera” di patrioti e uomini disposti – a pagamento – a combattere per la Russia. Le prime avvisaglie dello shortage (carenza) di personale a Langley era stato notato l’8 dicembre scorso quando i ribelli filoislamici hanno detronizzato il regime di Bashar Al Assad. Alleato numero uno di Mosca e di fatto scaricato. «In altre circostanze – spiega una delle nostre fonti – avremmo visto i russi giungere in soccorso. Non è stato fatto perché la Russia non poteva permettersi di aprire un fronte in Medio Oriente». Il 13 ottobre scorso è stata approvata una norma che consente di dispiegare riservisti fuori dalla Russia. Si fa esplicitamente riferimento alle province ucraine di Sumy e l’oblast di Kharkiv. Mosca ha creato squadre speciali di riservisti. L’addestramento dovrebbe durare non più di due mesi. Ma non sempre, a quanto risulta, questa finestra viene rispettata. E la vicenda del soldato catturato è esemplificativa. Un secondo aspetto su cui fonti di open intelligence in questo caso mettono l’accento è la difficoltà di reclutamento (soldati) vero e proprio che ha Mosca: 90mila uomini nel primo trimestre del 2025. Poi la riduzione. Nell’intero 2025 (sinora) invece sono stati 292mila i riservisti (civili) ingaggiati. È una svolta importante per due motivi: il primo è che i riservisti teoricamente non potrebbero essere dispiegati senza una formale dichiarazione di guerra. Il secondo è che questa human mobilitation reserve firma un contratto finanziario con la Difesa russa generando un aggravio pesante per le casse pubbliche destinato a crescere ulteriormente.
L’economia
Quanto le sanzioni sul comparto energetico mordano è prematuro dire. Quello però che si sottolinea è che il Tesoro si è tenuto altri strumenti per colpire Mosca: su tutte la definitiva esclusione del sistema bancario dal mercato denominato in dollari. Il Fondo Monetario Internazionale ha fissato le stime di crescita della Russia allo 0,6%, un tracollo rispetto al 4% del 2024. I costi del conflitto (non le ricadute sull’economia che sono ben più evidenti) sono di 150 miliardi di dollari. Sono finanziati con il petrolio e il gas. Ma la Russia sta vivendo in un ecosistema inflazionistico stabilmente oltre il 10% e tassi di interesse al 17%. È una combinazione “insostenibile a breve termine”, dice uno degli analisti specializzato in valutazioni dell’impatto economico che considera anche come Putin e i suoi abbiano sbagliato i calcoli attirando nuove reclute e riservisti. «Pagheranno il conto – in termini finanziari – nel 2026 e nel 2027».
Le conquiste sul terreno
È uno dei punti su cui si concentrano le attenzioni dell’intelligence. Putin – ritengono – è convinto di poter vincere sul terreno. Ovviamente deciderà lui quando dichiarare la fine e aggiusterà gli obiettivi in base alle sue convenienze e alla loro realizzabilità. Nel febbraio 2022 lo scopo era la cacciata di Zelensky e l’instaurazione di un governo filorusso; ora Putin chiede il controllo del Donbass. Secondo l’intelligence resta l’obiettivo di sigillare sul fronte sud il Mar Nero e spingersi sino nei pressi di Odessa. Ma – e qui intervengono i dubbi – se Putin è convinto (e riceve, si sottolinea, informazioni per coccolare questa sua convinzione) dell’avanzata delle sue truppe, la realtà sul terreno non sembra giocare a favore di una vittoria della Russia (che non significa, si badi, che l’Ucraina potrà prevalere). Mosca perde veicoli e mezzi corazzati in «modo sproporzionato rispetto alle esigue conquiste» che fa. In un recente episodio i suoi carri armati e corazzati sono restati impantanati in una zona di confine, i soldati sono stati costretti a scendere nel terreno fangoso. Le forze ucraine hanno distrutto 16 mezzi. Non è un caso isolato. Nonostante ci sia una avanzata a Pokrovsk e a Myrnohrad, ad esempio, le difese antiaeree ucraine non sono state per nulla messe in crisi. Quello che dai quartier generali dell’intelligence Usa si nota è la valutazione di uno sforzo russo immane (fra riservisti, mezzi militari, artiglieria) assolutamente non proporzionale ai vantaggi sul campo di battaglia. Ed è una situazione insostenibile a medio e lungo termine.
La tecnologia militare
È l’ultimo aspetto preso in esame. Mosca ha migliorato e potenziato i droni Shahed (i russi li hanno ribattezzati Geran-2) «in modo sensibile». La tecnologia è aumentata e lo dimostra il ricorso a missili supersonici. C’è il supporto cinese che garantisce alla catena produttiva militare di funzionare. Ma i passi avanti più grandi – evidenzia uno degli analisti con cui abbiamo parlato – li ha compiuti l’Ucraina. Due sono i fattori che vengono evidenziati. Il primo è il cammino verso una simil-indipendenza dell’industria bellica domestica. Kyiv produce droni hi-tech ormai in autonomia e ha raddoppiato la capacità da 1,5 milioni a 3 milioni. Secondo elemento è l’entrata in azione dei missili Flamingo. Svelati il 18 agosto scorso, hanno gittata di 3mila chilometri, pesano 1150 chilogrammi e sono guidati da Gps. Il range di approssimazione sul target è di 14 metri. «Lasciamo perdere i Tomahawk, ovviamente importanti per precisione e accuratezza e difficilmente abbattibili dalla contraerea, ma i Flamingo consentirebbero a Kyiv di colpire in profondità la Russia», si dice. La piena capacità produttivi partirà in febbraio e quindi ci vorranno ancora dei mesi e ulteriori test. Ci sono delle inefficienze e delle debolezze. Sono rintracciabili dai radar e non volano a velocità o altezze importanti e potrebbero essere prede facili anche di lanciarazzi da spalla. Detto questo rappresentano un ulteriore passo avanti.
In conclusione
I leader statunitensi ricevono ogni giorno briefing e aggiornamenti da parte dell’intelligence. Spetta al presidente – spiega una delle nostre fonti – decidere come trattare le informazioni e quanto affidarsi a essere per formulare la sua azione politica. Ma qualcuno teme anche che, come ha dichiarato John Williams, ex responsabile del desk Russia-Eurasia al Dipartimento di Stato, al Wall Street Journal, i politici abbiano una visione distorta e questo possa risultare in calcoli errati».
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