lunedì 6 ottobre 2025

Menopausa non più tabù


Barbara Carnevali
Splendori e miserie dell'ex tabù menopausa

La Stampa, 6 ottobre 2025

Fino a pochi anni fa era impensabile parlare in pubblico di menopausa, argomento che offriva squallidi spunti di derisione sessista suscitando vergogna o diniego nelle interessate: penso alle battute che circolavano sulle professoresse di mezza età durante gli anni di scuola, ma anche alla cena in cui un celebre filosofo italiano, all’epoca ultrasessantenne, confessò a noi commensali allibiti di trovare “ripugnanti” le sue coetanee. Poi la demografia ha avuto la meglio. Quando la generazione delle boomer ha fatto ingresso nella sfera pubblica e ha assunto posizioni di potere, la parola ha cominciato a liberarsi: sottratto alle confidenze private tra madri e figlie, il fenomeno della menopausa ha cominciato a essere affrontato come una fase ineluttabile della vita di tutte le donne, da studiare e comprendere dal punto di vista medico, psicologico, culturale, sociale. E questa, indubbiamente, è un’ottima cosa.

L’abbattimento del tabù è cominciato oltreoceano e, come spesso succede nelle trasformazioni del costume, è andato al traino della testimonianza esemplare di attrici carismatiche (nello specifico Naomi Watts, sconvolta da una menopausa precoce che la colse impreparata). In Italia, è arrivato come un’onda improvvisa: negli ultimi tre mesi sono usciti articoli, podcast (da ascoltare Vamp di Lisa Ginzburg e Valeria Parrella e l’episodio dell’Indicibile di Selvaggia Lucarelli, in dialogo con una ginecologa e una psicologa), e infine il saggio di Gloria Origgi La donna è mobile. Filosofia della menopausa. Prima di questo, avevo letto il piccolo, splendido libro di Antonella Moscati, Una quasi eternità, la cui prima edizione risale al 2006, e che affronta il tema in una chiave letteraria ambivalente e malinconica (memorabile la pagina di apertura in cui la voce che dice “io” descrive il cambiamento di regime percettivo subito dal suo corpo e la mortificazione dell’invisibilità sessuale). L’attuale stagione di interesse è diversa, molto più informativa e militante: si tratta di condividere conoscenze e aneddoti per elaborare collettivamente un’esperienza, come in un grande gruppo di autocoscienza femminista. Gloria Origgi propone un’indagine filosofica sul climaterio, l’intero periodo in cui, tra i 45 e i 55 anni, si chiude la fase della fertilità femminile, e che rappresenta una specie di contrappunto negativo della pubertà. Ne spiega le basi scientifiche, in particolare il ruolo degli ormoni, ne descrive la fenomenologia e i sintomi, discute gli aspetti terapeutici e, nella parte più bella e interessante del volume, riflette sulle sue conseguenze morali. La menopausa è definita felicemente un’«esperienza trasformativa», che stravolge l’identità personale dal punto di vista fisico e psichico concludendosi con la nascita di un nuovo sé: un viaggio di formazione, l’apertura di inedite possibilità di vita, l’inizio di un nuovo rapporto con gli altri e con il mondo.

Tra le riflessioni suscitate da questa lettura, la prima riguarda il campo della “biopolitica”, ossia il modo in cui le politiche pubbliche governano i corpi nelle società occidentali avanzate. Accettando più o meno consapevolmente l’idea che la funzione essenziale della donna (se non l’unica) sia quella di essere madre, e penalizzata dalla scoperta tardiva del ruolo degli ormoni, la ginecologia sembra essersi fissata fin dall’antichità quasi esclusivamente sulla gravidanza e sul parto, trascurando il resto della fisiologia femminile.

L’ignoranza che ancora affligge la “scienza della donna” (e che è stata pubblicamente denunciata in relazione a malattie come l’endometriosi o la depressione post partum) è tanto più grave e paradossale quando riguarda il climaterio, che a differenza di queste patologie è un passaggio obbligato dell’esperienza femminile. Sofferenze e disagi – non solo le vampate di calore ma deficit cognitivi, attacchi di panico, cambiamenti di umore, problemi circolatori e cardiaci, aumento di peso, fragilità ossea – potrebbero essere facilmente alleviati con cambiamenti dello stile di vita e, se necessario, opportuni interventi farmacologici. L’entusiasmo mediatico per la menopausa fa sperare che questo vuoto nell’assistenza medica sarà presto colmato.

L’altra riflessione riguarda il “doppio standard dell’invecchiamento”, come lo definì Susan Sontag in un celebre saggio degli anni Settanta. La stessa società che stigmatizza la donna sfiorita perché ha perso il suo potere di seduzione celebra l’uomo anziano che l’età renderebbe più sexy. Uso il condizionale perché il problema denunciato da Sontag certamente persiste, ma se da un lato ha trovato un contrappasso nella figura della matura donna di potere che si accompagna all’uomo più giovane, dall’altro non ha risparmiato l’invecchiamento maschile, discriminato nel mondo dello spettacolo, sulle piattaforme di incontri, in certi ambiti della cultura omosessuale – tanto che si parla di “ageismo gay”. Ma per fortuna la biologia non ha mai l’ultima parola nell’esistenza degli esseri umani. Ciò che conta sono le rappresentazioni collettive e i sistemi di valore in cui è inquadrata la percezione dei corpi. È su questi aspetti che bisogna lavorare, restituendo alla terza età della vita, di uomini e donne, la dignità offesa da un’ideologia accecata dal mito dell’eterna giovinezza.

In una graziosa raccolta di aforismi, Proverbi di una dandy, la poetessa canadese Lisa Robertson suggerisce che la donna in menopausa, i cui organi non sono più funzionali alla riproduzione e il cui corpo si è emancipato forzatamente dalla sottomissione al desiderio altrui, sia la quintessenza dell’opera d’arte: non un mezzo per produrre o ottenere qualcosa, ma un fine in sé. Ho scritto qualche giorno fa a proposito dei vestiti di Armani che il loro fascino consisteva nella capacità di conferire alle donne una forma di sovranità estetica, una divina indifferenza allo sguardo maschile. Perché non pensare alla menopausa come all’ultima figura del dandismo, climax non della decadenza ma di un’inedita libertà femminile?

P. S. Come illustrazione del concetto, non perdetevi il monologo sulla menopausa di Fleabag: https://www.youtube.com/watch?v=qI8JlZlv1Kg.


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