domenica 31 dicembre 2023

Addio monti



Alessandro Manzoni, I Promessi sposi, capitolo VIII

Addio, monti sorgenti dall'acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna, si disabbelliscono, in quel momento, i sogni della ricchezza; egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere, e tornerebbe allora indietro, se non pensasse che, un giorno, tornerà dovizioso. Quanto più si avanza nel piano, il suo occhio si ritira, disgustato e stanco, da quell’ampiezza uniforme; l’aria gli par gravosa e morta; s’inoltra mesto e disattento nelle città tumultuose; le case aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade, pare che gli levino il respiro; e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero, pensa, con desiderio inquieto, al campicello del suo paese, alla casuccia a cui ha già messo gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprerà, tornando ricco a’ suoi monti.

Ma chi non aveva mai spinto al di là di quelli neppure un desiderio fuggitivo, chi aveva composti in essi tutti i disegni dell’avvenire, e n’è sbalzato lontano, da una forza perversa! Chi, staccato a un tempo dalle più care abitudini, e disturbato nelle più care speranze, lascia que’ monti, per avviarsi in traccia di sconosciuti che non ha mai desiderato di conoscere, e non può con l’immaginazione arrivare a un momento stabilito per il ritorno! Addio, casa natìa, dove, sedendo, con un pensiero occulto, s’imparò a distinguere dal rumore de’ passi comuni il rumore d’un passo aspettato con un misterioso timore. Addio, casa ancora straniera, casa sogguardata tante volte alla sfuggita, passando, e non senza rossore; nella quale la mente si figurava un soggiorno tranquillo e perpetuo di sposa. Addio, chiesa, dove l’animo tornò tante volte sereno, cantando le lodi del Signore; dov’era promesso, preparato un rito; dove il sospiro segreto del cuore doveva essere solennemente benedetto, e l’amore venir comandato, e chiamarsi santo; addio! Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto; e non turba mai la gioia de’ suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande. 
Di tal genere, se non tali appunto, erano i pensieri di Lucia, e poco diversi i pensieri degli
altri due pellegrini, mentre la barca gli andava avvicinando alla riva destra dell'Adda.

Franco Brevini, La letteratura degli italiani, Feltrinelli, Milano 2010, pag. 79

... basta leggere l' Addio monti di Lucia per misurare l'abisso che si spalanca tra la pagina e la realtà, tra il compassato congedo dal villaggio natio del personaggio dei Promessi sposi e le parole effettivamente pronunciate dal suo corrispettivo nella realtà, una popolana del contado lecchese del Seicento, annaspante nelle semiocclusive dentali del suo irto dialetto. Al punto che lo stesso scrittore sente il bisogno di chiosare: "Di tal genere, se non tali appunto, erano i pensieri di Lucia".

 

giovedì 28 dicembre 2023

Souvarine l'anarchico in Zola

Stefano Cassetti interpreta il ruolo di Souvarine nella versione cinematografica di Germinal con la regia di Claude Berri (1993)


É. ZOLA, Germinale, Einaudi, Torino 1994, pp. 219-220, trad. it. C. Sbarbaro

A tutto suo agio Souvarine emise un filo di fumo; poi: – […] La loro Internazionale sta per
diventare davvero efficiente. Se ne occupa Lui.
– Lui chi?
– Lui!
– Pronunciò il monosillabo, smorzando la voce, con tono di religioso rispetto. Del mae-
stro, parlava: di Bakunin, lo sterminatore.
– Lui solo può dare il colpo di grazia, – proseguì, – mentre con la loro teoria dell’evolu-
zione, i tuoi scienziati non sono che dei codardi… Sotto la sua direzione, l’Internazionale,
prima di tre anni annienterà il vecchio mondo.
Smanioso di istruirsi, di comprendere quel culto della distruzione sul quale il russo non
lasciava cadere che qualche vaga frase quasi volesse tener per sé il segreto, Stefano pen-
deva ora dalle sue labbra.
– Ma insomma spiegami… Quale scopo vi proponete?
– La distruzione di tutto… Non più nazioni, non più governi, non più proprietà, non più
Dio, non più culto.
– Sì, capisco… Soltanto a che vi porterà questo?
– Alla comunità primitiva, informe; a un mondo nuovo, al ricominciamento di tutto.
– E i mezzi? Come contate di arrivare a questa distruzione integrale?
– Col fuoco, col veleno, col pugnale. Il brigante è il vero eroe, il vendicatore del popolo,
il rivoluzionario in atto, che non sa di frasi attinte nei libri. Occorre che una serie di spaven-
tosi attentati atterrisca i potenti e svegli il popolo.
Parlando, il viso di Souvarine diventava spaventoso; gli occhi chiari s’accendevano d’un
ardore mistico, le mani femminee si contraevano sull’orlo del tavolo quasi volessero spez-
zarlo; una specie di estasi pareva sollevarlo dalla sedia. Sconcertato, l’altro lo guardava; e
il pensiero gli andava alle rade confidenze che il russo gli aveva fatto: di mine caricate sotto
il palazzo dello zar, di capi di polizia scannati come cinghiali; d’una compagna di fede, la sola
donna che Souvarine avesse amato, impiccata a Mosca un mattino di pioggia, mentre, per-
duto nella folla, lui le inviava l’ultimo saluto.
Scartando da sé tutte quelle visioni atroci: – No, no! – Stefano protestò. – Non s’era an-
cora arrivati a questo, da noi! L’assassinio, l’incendio, no, no! È iniquo, è mostruoso. Da noi
tutti insorgerebbero e farebbero giustizia sommaria del colpevole!
E poi lui seguitava a non capire; contro l’abominevole proposito di sterminare l’umanità
alla radice, come si falcia raso terra un campo di segale, tutto in lui si ribellava. E dopo? Che
si farebbe, dopo? Da un simile salasso come risorgerebbe l’umanità?
– Spiegami meglio! Qual è il vostro programma? Per metterci in cammino noi francesi
abbiamo bisogno di conoscere la meta.
L’altro, senza uscire dalla sua trasognata impassibilità: – Tutti i ragionamenti sono cri-
minali, perché impediscono la distruzione pura e semplice e ostacolano la marcia della ri-
voluzione.

Il testo originale (1885)

 Souvarine, après avoir soufflé lentement un jet
de fumée, répondit par son mot favori :
– Oui, des bêtises ! mais, en attendant, c’est
toujours ça... D’ailleurs, leur Internationale va
marcher bientôt. Il s’en occupe.
– Qui donc ?
– Lui !
Il avait prononcé ce mot à demi-voix, d’un air
de ferveur religieuse, en jetant un regard vers
l’Orient. C’était du maître qu’il parlait, de
Bakounine l’exterminateur.
– Lui seul peut donner le coup de massue,
continua-t-il, tandis que tes savants sont des
lâches, avec leur évolution... Avant trois ans,
l’Internationale, sous ses ordres, doit écraser le
vieux monde.
Étienne tendait les oreilles, très attentif. Il
brûlait de s’instruire, de comprendre ce culte de
la destruction, sur lequel le machineur ne lâchait
que de rares paroles obscures, comme s’il eût
gardé pour lui les mystères.
– Mais enfin explique-moi... Quel est votre
but ?
– Tout détruire... Plus de nations, plus de
gouvernements, plus de propriété, plus de Dieu ni
de culte.
– J’entends bien. Seulement, à quoi ça vous
mène-t-il ?
– À la commune primitive et sans forme, à un
monde nouveau, au recommencement de tout.
– Et les moyens d’exécution ? comment
comptez-vous vous y prendre ?
– Par le feu, par le poison, par le poignard. Le
brigand est le vrai héros, le vengeur populaire, le
révolutionnaire en action, sans phrases puisées
dans les livres. Il faut qu’une série d’effroyables
attentats épouvantent les puissants et réveillent le
peuple.
En parlant, Souvarine devenait terrible. Une
extase le soulevait sur sa chaise, une flamme
mystique sortait de ses yeux pâles, et ses mains
délicates étreignaient le bord de la table, à la
briser. Saisi de peur, l’autre le regardait, songeait
aux histoires dont il avait reçu la vague
confidence, des mines chargées sous les palais du
tzar, des chefs de la police abattus à coups de
couteau ainsi que des sangliers, une maîtresse à
lui, la seule femme qu’il eût aimée, pendue à
Moscou, un matin de pluie, pendant que, dans la
foule, il la baisait des yeux une dernière fois.
– Non ! non ! murmura Étienne, avec un grand
geste qui écartait ces abominables visions, nous
n’en sommes pas encore là, chez nous.
L’assassinat, l’incendie, jamais ! C’est
monstrueux, c’est injuste, tous les camarades se
lèveraient pour étrangler le coupable !
Et puis, il ne comprenait toujours pas, sa race
se refusait au rêve sombre de cette extermination
du monde, fauché comme un champ de seigle, à
ras de terre. Ensuite, que ferait-on, comment
repousseraient les peuples ? Il exigeait une
réponse.
– Dis-moi ton programme. Nous voulons
savoir où nous allons, nous autres.
Alors, Souvarine conclut paisiblement, avec
son regard noyé et perdu :
– Tous les raisonnements sur l’avenir sont
criminels, parce qu’ils empêchent la destruction
pure et entravent la marche de la révolution.

 

 

martedì 26 dicembre 2023

Nell

 

In Victor Hugo la piccola Cosette (Les Misérables, 1862) ha qualcosa di ripugnante, è ossuta, mal vestita, piena di lividi, ha otto anni e sembra averne sei: "Tutta la persona di questa fanciulla, il suo incedere, il suo atteggiamento. il suono della sua voce, i suoi intervalli tra una parola e l'altra, il suo sguardo, il suo silenzio, ogni suo minimo gesto, esprimevano e traducevano una sola idea: la paura". Tutt'altra cosa questa Nell (abbreviazione di Helen, precisa Verne in nota), figura non meno romantica e tuttavia portatrice di una qualche estraneità al mondo ordinario delle cose e delle persone: un essere singolare, bizzarro e affascinante, un folletto di aspetto un po' soprannaturale, nientemeno.  


Jules Verne, Les Indes noires, 1877

 

Nell au cottage

Deux heures après, Harry, qui n’avait pas
aussitôt recouvré ses sens, et l’enfant, dont la
faiblesse était extrême, arrivaient au cottage avec
l’aide de Jack Ryan et de ses compagnons.
Là, le récit de ces événements fut fait au vieil
overman, et Madge prodigua ses soins à la pauvre
créature, que son fils venait de sauver.
Harry avait cru retirer un enfant de l’abîme...
C’était une jeune fille de quinze à seize ans, au
plus. Son regard vague et plein d’étonnement, sa
figure maigre, allongée par la souffrance, son
teint de blonde que la lumière ne semblait avoir
jamais baigné, sa taille frêle et petite, tout en
faisait un être à la fois bizarre et charmant. Jack
Ryan, avec quelque raison, la compara à un
farfadet d’aspect un peu surnaturel. Était-ce dû
aux circonstances particulières, au milieu
exceptionnel dans lequel cette jeune fille avait
peut-être vécu jusqu’alors, mais elle paraissait
n’appartenir qu’à demi à l’humanité. Sa
physionomie était étrange. Ses yeux, que l’éclat
des lampes du cottage semblait fatiguer,
regardaient confusément, comme si tout eût été
nouveau pour eux.
À cet être singulier, alors déposé sur le lit de
Madge et qui revint à la vie comme s’il sortait
d’un long sommeil, la vieille Écossaise adressa
d’abord la parole :
« Comment te nommes-tu ? lui demanda-t-
elle.
– Nell, répondit la jeune fille.
– Nell, reprit Madge, souffres-tu ?
– J’ai faim, répondit Nell. Je n’ai pas mangé
depuis... depuis... »


Traduzione di Giansiro Ferrata e Mario Spagnol, Oscar Mondadori, Milano 1971

Due ore dopo, Harry, che non aveva ripreso subito i sensi, e la piccola, che era in uno stato di estrema debolezza, arrivavano al cottage con l'aiuto di Jack Ryan e dei suoi compagni.
Là, ci si affrettò a fare il rescoconto degli ultimi avvenimenti al vecchio overman, mentre Madge si occupava della povera creatura che suo figlio aveva salvata.
Harry aveva creduto di portare con sé, dal fondo dell'abisso, una bambina. Era, in realtà, una giovinetta di quindici o sedici anni al più. Lo sguardo vago e pieno di stupore, il viso magro, allungato dai patimenti, la carnagione di bionda che la luce del giorno sembrava non aver mai sfiorato, la figurina minuta e fragile, tutto ne faceva un essere insieme bizzarro e incantevole. Jack Ryan la paragonò, non completamente a torto, a un folletto. Lo si dovesse o meno alle circostanze, certo è che la piccola non sembrava appartenere per intiero all'umanità. Aveva una ben strana espressione. Gli occhi, che sebravano affaticati dalla luce delle lampade, guardavano in modo vago come se tutto riuscisse loro nuovo.
A quell'essere bizzarro, che sul letto di Madge tornava alla vita come se uscisse da un lungo sonno, la vecchia scozzese fu la prima a rivolgere la parola:
"Come ti chiami?" domandò.
"Nell."
"Nell, riprese Madge, senti qualche male?"
"Ho fame", rispose Nell, "non mangio da... da..."