giovedì 2 ottobre 2025

L'Italia non paga i voli


Lorenzo De Cicco
Il piano: espulsioni senza tribunali speciali, l'Italia non paga i voli
la Repubblica, 2 ottobre 2025

Espulsione tra domani e sabato per tutti gli italiani fermati a bordo della Flotilla. Passando dall’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, tramite un charter messo a disposizione dal governo israeliano. È questo il piano approntato dalla Farnesina, prima ancora che scattasse l’operazione dell’Idf in acque internazionali contro la missione umanitaria diretta nella Striscia. Con una postilla, comunicata informalmente agli attivisti e confermata a Repubblica da fonti governative: lo Stato italiano non è disposto a sborsare un euro per il rientro dei nostri connazionali salpati verso Gaza. Dunque gli scenari sono due: o tutto sarà a spese dell’esecutivo di Tel Aviv. Oppure, spiegano le stesse fonti dell’esecutivo, saranno gli stessi attivisti a dover sostenere il costo del rientro in Italia. Insomma, tutto a loro carico.

Naturalmente in questa vicenda l’aspetto economico non è quello più urgente, più preoccupante. La Farnesina fino a ieri notte ha chiesto rassicurazioni a Israele sul fatto che tutti gli attivisti fermati non venissero messi sotto arresto. Obiettivo: evitare che scattasse una procedura che prevede la formalizzazione delle accuse («ingresso illegale in Israele», o peggio, imputazioni di tipo terroristico) e poi almeno un’udienza davanti a un tribunale speciale, peraltro composto non da magistrati ordinari, ma da funzionari del ministero dell’Interno israeliano. Una preoccupazione, lato italiano, che riguardava in particolare i nostri connazionali che in passato hanno ricevuto un altro decreto di espulsione da parte di Tel Aviv. Tutti i nostri connazionali, temendo il processo, hanno già incaricato avvocati di Ong operative in Terra Santa.

Ieri il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha sentito di nuovo l’omologo israeliano, Gideon Sa’ar. Tornando a chiedere che Israele non usasse violenza nei confronti della flottiglia. Poco dopo, le chiamate in batteria a chi era a bordo delle barche, chiedendo — l’ha raccontato lo stesso ministro in tv, su Rai Uno, all’ora di cena — di tenere un atteggiamento «gandhiano». Dopo avere sentito anche il collega turco, Hakan Fidan, con cui ha condiviso che «la priorità di evitare l’escalation», Tajani ha dato mandato all’ambasciata a Tel Aviv e ai consolati di Gerusalemme e Tel Aviv di assistere gli italiani. Il ministro è convinto che nelle prossime ore verranno tutti trasferiti nel porto di Ashdod. Da lì, in coincidenza con la fine dello Yom Kippur, dovrebbero essere portati a Tel Aviv. Ventiquattr’ore di fermo circa previste, forse quarantotto. Poi tramite lo scalo internazionale di Ben Gurion dovrebbero fare ritorno verso lo Stivale.

È stata una serata (e una notte) tormentata, per il governo. Tajani, in contatto con Giorgia Meloni, ha chiamato alcuni leader di opposizione, tra cui la segretaria del Pd, Elly Schlein, il capo del M5S, Giuseppe Conte, e di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni. Messaggio chiaro, ripetuto: «L’importante è che non ci siano reazioni o azioni violente». «È stato un blocco, non un attacco, spero che tutto avvenga con calma e razionalità», l’auspicio del titolare della Difesa, Guido Crosetto, che nel frattempo ha avuto contatti con la controparte turca e una chiamata sempre con Schlein.

La Farnesina vuole evitare a tutti i costi lungaggini. Lavora per chiudere la pratica rimpatri entro il weekend. Ma non è detto che il piano fili liscio: ai fermati, verosimilmente stasera o domani, sarà sottoposto un foglio in cui dovranno affermare di avere tentato l’ingresso illegale in Israele. Chi firma sarà espulso immediatamente (e otterrà un ban sull’ingresso nel Paese di almeno 10 anni). Per gli altri il rischio processo, stando ai precedenti, è più che concreto.

Nessun commento:

Posta un commento