venerdì 1 agosto 2025

Le ragioni degli elettori delusi


Antonio Floridia
Schlein provi a ricucire il legame con gli elettori delusi
il manifesto, 1 agosto 2025

 Il percorso di avvicinamento alle elezioni regionali si è rivelato, per il cosiddetto campo largo, un terreno ricco di insidie e di imprevisti. Aggravato dall’assurdo scaglionamento temporale della data del voto nelle cinque regioni interessate (che ha aperto la via ai più sfrenati tatticismi). Se da parte non ci sono più veri “tavoli nazionali” in cui cercare equilibri e compensazioni e fare trattative vincolanti, dall’altra parte le dinamiche locali sfuggono spesso ad ogni controllo, e sono catturate da logiche localistiche e notabilari. L’encomiabile obiettivo che si è dato Elly Schlein, di costruire ovunque possibile le più larghe coalizioni, ha rischiato e rischia così di smarrirsi in mille guerre di logoramento, con un grave danno di immagine.

Le cronache abbondano di dettagli, e quindi non è il caso qui di ricostruire quel che sta accadendo, in particolare in Campania o Puglia: qualche insegnamento di carattere più generale viene invece dal caso delle Marche. Non può essere sottovalutata la decisione del M5S di continuare a sostenere la candidatura di Ricci: non è una novità di poco conto, nella storia del M5S. Gli osservatori delle vicende del M5S tendono a sminuire alcune domande: che tipo di elettorato è quello del M5S? Che cultura politica esprime? Che origini politiche ha? Per dirla in breve, la leadership di Conte ha dovuto fare i conti, in questi anni, con un compito obbiettivamente complicato: fare maturare e far accettare, lentamente, nell’elettorato M5S, l’idea stessa di una possibile alleanza con il Pd.

Eh già, perché quegli elettori sono in gran parte ex-elettori di sinistra, letteralmente “scappati” via dal Pd nel decennio 2013-2022, elettori con il dente avvelenato, diffidenti. Dalle parti del Pd si può anche ritenere ingiusto questo carico di rancore, ma non pochi nell’attuale gruppo dirigente dovrebbero chiedersi perché mai le scelte del Pd in quel decennio abbiano prodotto questo bel risultato: una vera e propria disconnessione sentimentale con un pezzo di popolo che veniva da una storia politica di sinistra. In una regione come la Toscana, ad esempio, questa storia alle spalle pesa e rende obiettivamente complesso, anche se non impossibile, un accordo in vista delle regionali del 12 ottobre.

Ricucire ora non è facile: ci può provare solo Elly Schlein, per la novità che rappresenta. E non è detto che ci riesca. Anche perché non ci si può nascondere dietro un dito: il Pd, in tantissime realtà (e non solo al sud, anzi!), vive con il lascito pesante di gruppi dirigenti che vengono da un’altra stagione politica, con stili e metodi di lavoro cristallizzatisi in quegli anni, con una cultura media politica inadeguata a quella che oggi servirebbe per un rinnovato partito della sinistra.

D’altro canto, non si può chiedere a Conte di firmare cambiali in bianco: non serve al M5S, ma non serve nemmeno ai fini di una coalizione alternativa alla destra in vista delle elezioni del 2027. È bene che ciascuno faccia la sua parte: per fortuna, la consapevolezza che, comunque, bisognerà poi fare quanto meno degli accordi elettorali molto ampi sta crescendo. Quello su cui invece si segna il passo è la costruzione di un programma comune. Conte, nella conferenza stampa in cui dava il via libera alla candidatura di Ricci, ha detto che il M5S è una «forza progressista indipendente» e che non pensa ad «alleanze organiche» con il Pd: fin qui non è una novità, è la formula esattamente emersa già dal “percorso costituente” dello scorso anno. Ma Conte ha aggiunto anche: «Noi lavoriamo per l’alternativa a questo governo che è disastroso, quindi siamo i primi a dire che deve andare a casa. Ma la nostra preoccupazione non è di entrare a Chigi, ma rispondere alle attese degli italiani». E ha ribadito la disponibilità a discutere sul programma. Bene: perché il Pd e Avs non incalzano Conte su questo terreno, avviando al più presto un confronto più stringente? Passata la bufera di queste elezioni regionali, speriamo senza troppi danni, sarà questa l’agenda per i prossimi mesi.

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