martedì 12 agosto 2025

Qui si parrà la tua nobilitate


O Muse, o alto ingegno, or m’aiutate; 
o mente che scrivesti ciò ch’io vidi,
qui si parrà la tua nobilitate.

Inferno 2, 7-9

Nel contesto dei versi danteschi l’espressione – diventata proverbiale – “qui si parrà la tua nobilitate” si riferisce con chiarezza alla speciale capacità della memoria (mente) nel ricordare l'esperienza vissuta. Quindi la tua nobilitate va inteso come la nobiltà della mente. Isolata dal contesto dei versi precedenti, l'espressione viene usata con un significato meno preciso: “qui sarà messo alla prova il tuo valore” e si vedrà di cosa sei capace.

Commento di Natalino Sapegno: E neppure v’è orgoglio in quel verso famoso: qui si parrà la tua nobilitate {v.9}, che vuol dire in sostanza: qui avranno campo di mostrarsi, se ci sono davvero, tutte quelle doti di intelligenza, di sapienza artistica, di verità, che il poeta non più esordiente ritiene di possedere.

Umberto Bosco e Giovanni Reggio per Qui… nobilitate suggeriscono più semplicemente: si vedrà ciò che vali.

Anna Maria Chiavacci Leonardi mette invece in luce il significato pieno della frase scrivendo: «per ... 'nobilitade' s'intende perfezione di propria natura in ciascuna cosa». (Conv. IV, xvi 4); apparirà quindi la tua eccellenza nel ricordare. L'insistenza sulla memoria come elemento centrale dell'opera che qui si intraprende serve a porre in primo piano la sua veridicità storica e a mettere il lettore nella condizione di chi ascolta il resoconto di un viaggio – di cose vedute appunto –, condizione che fa parte della fictio dantesca, e a cui il poeta si rifà spesso nel corso del racconto.


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