Zoe Gatti de Gamond (1806–1854) nasce a Bruxelles in una ricca e colta famiglia di convinzioni liberali; il cognome Gatti le deriva dal suo matrimonio con il pittore italiano Jean-Baptiste Gatti; La madre è una colta salonnière, une delle figlie di Zoé, Isabelle, sarà anch’essa pedagogista e femminista, più radicale della madre. Zoé ha due sorelle, Marie Aline, cui dedicherà una sua opera Le dévoirs de femme ed Elise. Suo padre, Pierre-Joseph de Gamond è governatore della provincia di Anversa, al tempo del Regno Unito dei Paesi Bassi, avvocato e professore dopo il 1830 nel regno indipendente del Belgio. Nella rivoluzione belga del 1830, Zoé sostiene attivamente gli esuli italiani e polacchi; pedagogista e scrittrice politica, contemporanea e seguace critica di Fourier, è quasi del tutto sconosciuta in Italia, ma poco studiata anche dalla letteratura utopica; allo stato attuale delle ricerche è anche una delle pochissime donne a impiegare tutti i suoi averi nell’acquisto dell’Abbazia di Citeaux, in Borgogna, per realizzare un falansterio. Vi si trasferisce con le due figlie molto piccole, perdendo poi con il fallimento della falange tutto il patrimonio. E’ autrice di scritti pedagogici che sono in realtà manuali pratici di una diversa pedagogia politica dell’istruzione femminile. Diffonde il pensiero del maestro Fourier, esaltandone le novità, ma rilevandone anche i lati deboli, soprattutto in merito alla cosiddetta liberazione sessuale femminile, anticipando le future critiche di Mazzini. Con le sue opere, si conferma come una delle scrittrici politiche che nella prima metà dell’Ottocento trasporta dal piano filosofico e pedagogico a quello politico, la questione morale che diventa dirimente nell’idea democratica e in quella socialista. Sposata al pittore italiano Jean-Baptiste Gatti, stabilitosi a Bruxelles nel 1832, dopo essere fuggito per la partecipazione in Italia all’insurrezione contro il governo pontificio. Zoé è autrice di articoli nella «Revue Encyclopédique», e firma anche articoli nella «Revue de Pays-Bas», «Revue italienne-française», l’«Artiste»di Bruxelles e nella rivista di letteratura italiana «L’Exilé». Il libro sul pensiero di Fourier viene ristampato cinque volte e tradotto in inglese: Fourier et son système, pubblicato nel 1838, un anno dopo la morte del maestro. Il libro le procura una crescente popolarità e ipotizza per lei anche un ruolo di referente ufficiale del fourierismo. Nel 1848, Zoé ha quarantadue anni, ha una terza figlia, e pubblica un testo L’Organisation du travail par l’éducation nationale, che influenzerà il successivo femminismo belga. La politica, come in altri testi, non ha per lei un’importanza predominante perché evidentemente non è riuscita a modificare sostanzialmente la condizione femminile. Solo l’educazione e non le leggi, possono fare in modo che le donne non siano più le nemiche delle altre donne. Pubblica anche diversi manuali educativi e una guida per gestire una scuola materna. Riceve una medaglia dalla Société des Méthodes di Parigi per l’ideazione di un nuovo sistema educativo per donne di tutte le classi sociali; a Bruxelles fonda e dirige su suo progetto due scuole gratuite, una per le operaie adulte, l’altra per giovani ragazze, destinate all’insegnamento. Muore a soli 48 anni.
Rosella Bufano
Pedagogia politica e socialismo utopista in Zoé Gatti
de Gamond
Storia e problemi contemporanei, 95, 2024
Fiorenza Taricone con il suo ultimo volume ( Zoé Gatti de Gamond e l’utopia fourierista, Pacini editore, Pisa 2024, 192 pp.) sottrae alla coltre dell’oblio storico un’altra straordinaria figura femminile, la franco-belga Zoé Gatti de Gamond (così firma le sue opere), inserendola mirabilmente, come è suo stile, in un contesto, in questo caso quello del socialismo utopico; al lettore appare così molto più corale, in termini di presenze femminili, di quanto la storiografia abbia fatto percepire: dalla francese Clarisse Vigoureux alla scozzese Frances Wright. Trattasi di un personaggio femminile del tutto sconosciuto in Italia prima di quest’opera, ma anche poco studiata nel suo paese di origine, pur essendo stata una pedagogista e scrittrice politica di rilievo nella sua epoca, tanto da aver influenzato il femminismo belga, aver scritto opere di successo, aver conseguito una medaglia dalla Société des Méthodes di Parigi per il sistema educativo da lei elaborato per le donne di tutte le classi sociali; autrice di manuali educativi, è nominata ispettrice nel 1847 delle scuole femminile per la città di Bruxelles, dopo aver fondato e diretto istituti gratuiti per donne e ragazze nella stessa città. Di ispirazione liberale ben presto abbraccia il socialismo utopista, infatti come suggerisce il titolo del volume, Zoé Gatti de Gamond è seguace di Fourier, tuttavia non acritica, soprattutto in merito alla cosiddetta liberazione sessuale femminile, come sottolinea Fiorenza Taricone, professoressa ordinaria di Storia del pensiero politico e questione femminile dell’Università di Cassino e del Lazio meridionale. Zoé de Gamond nasce a Bruxelles nel 1806 in una ricca e colta famiglia di orientamento liberale. Il padre, Pierre-Joseph de Gamond, è l’ex governatore di Anversa e la madre, Angélique-Isabelle de Ladoz, una nota salonnière aristocratica, i cui salotti sono occasione di apprendistato politico per Zoé e le sorelle Marie Aline ed Elise che a loro volta saranno salonnières; con loro, la nostra protagonista fonda il Centre Féminin, culla del femminismo belga, partecipa attivamente alla rivoluzione liberale del Belgio, ospita e sostiene esuli italiani e polacchi. Zoé sposa contro il volere della famiglia il pittore italiano Jean-Baptiste Gatti, liberale ma spiantato, stabilitosi a Bruxelles nel 1832, dopo essere fuggito per aver partecipato in Italia all’insurrezione contro il governo pontificio. Con lui ha tre figlie, una di queste, Isabelle, pedagogista e femminista più radicale della madre è talvolta confusa, dalla storiografia, con Zoé. Verso la fine degli anni trenta i Gatti lasciano Bruxelles per Parigi, dove Zoé, attinge al «lievito utopico della capitale francese»: precedentemente influenzata dal pensiero sansimoniano con la sua visione liberatoria della condizione femminile, approda alle teorie fourieriste e scrive un’opera di grande successo, tradotta in più lingue, Fourier et son système (1838). Sempre a Parigi Zoé ritrova il rivoluzionario esule polacco Jean Czynski con cui ha una intensa collaborazione culturale e politica, redigono insieme Russie pittoresque. Histoire et tableau de la Russie (1837), cui partecipa anche il marito con i suoi disegni, e Le Roi des Paysans (1853), sull’emancipazione delle classi rurali. Nel primo volume, più di quattrocento pagine, si descrive una storia dettagliata della Russia, dalle origini fino ai tempi più recenti, con particolare attenzione alla diseredata condizione femminile; basti pensare alla pratica del padre di frustare la figlia all’atto della sua consegna al genero, come atto simbolico di rinuncia all’autorità paterna. I Gatti, grazie a un finanziatore scozzese, fondano un falansterio nell’Abbazia di Citeaux in Borgogna, nel 1841, di cui Zoé è l’organizzatrice e la direttrice, investendo anche parte dei propri beni, ma esso rappresenta un primo esperimento, non l’applicazione integrale delle teorie di Fourier. Il falansterio è alla base del sistema sociale da questi elaborato che consiste in un grande edificio avanzato, fornito di servizi igienici, sanitari, culturali come le biblioteche, destinato a ospitare un certo numero di famiglie di operai e operaie che contribuiscono alla realizzazione di cooperative di produzione e di consumo impostate sull’alternanza delle mansioni. Ma l’esperimento si rivela un disastro finanziario e i Gatti tornano a Bruxelles in povertà. Zoé muore nel 1854 a soli 48 anni. Come dimostra l’autrice Fiorenza Taricone, Zoé Gatti de Gamond dovrebbe rientrare a pieno titolo, con i sansimoniani, fourieristi, owenisti, nella manualistica del socialismo utopistico, così definito a posteriori da Marx ed Engels perché non si basa su teorie economico-scientifiche, ma che incontestabilmente ha la grande forza di immaginare la costruzione di un mondo migliore. Zoé dapprima aderisce al sansimonismo, la cui matrice è rintracciabile nell’attenzione al lavoro produttivo, che diventa redenzione sociale, soluzione del pauperismo e fonte di autonomia per le donne. Infatti, dai suoi manuali di educazione, che disegnano, come ci tiene a sottolineare Taricone, una nuova pedagogia politica, emerge la convinzione che la condizione femminile dipenda da due fattori: la mancanza di indipendenza economica e la fallimentare educazione riservata alle donne finalizzata a compiacere gli uomini e non a conoscere il proprio potenziale. Zoé, infatti, reclama che la donna non debba più degradarsi per la necessità di farsi sposare, essendo senza mezzi di sussistenza, anziché Bufano congiungersi per affinità naturale. Ed esaminando i partiti allora esistenti riscontra che difettano tutti proprio per quanto riguarda l’emancipazione femminile che per lei risiede, appunto, in un’educazione che metta la donna «in contatto con sé stessa». Della visione di Fourier e del socialismo utopico certamente Zoé è inizialmente attratta anche dalla prospettiva che le donne possano uscire da una umiliante condizione di schiavitù. Ma ne coglie subito i limiti. Nella sua prima opera sul tema De la condition sociale des femmes au dix-neuvième siècle, del 1834, come evidenzia Taricone, anticipa una denuncia tipica del neofemminismo novecentesco, ovvero che la questione femminile è stata spiegata, giustificata e interpretata per secoli essenzialmente dagli uomini, che hanno denigrato o esaltato le donne senza mai conoscerne la vera natura, a sua volta però doppiamente influenzata dai costumi e dall’educazione vigente. Delinea così una metodologia che sarà propria dei gender studies. Ma se a Fourier riconosce l’ideazione di una dottrina che lei stessa definisce «scienza esatta» e «magnifica applicazione del principio cristiano della carità e della fraternità», non ne approva, in particolare, la concezione della donna, oltre a denunciarne le debolezze. Zoé che è una teorica ma è anche pratica rileva, per esempio, come il Maestro non abbia calcolato che la società è talmente corrotta che la nuova società utopica non può nascere all’improvviso ma necessita di un periodo di transizione. Condanna la liberazione sessuale come fa anche Mazzini, con cui Zoé condivide l’associazione inscindibile di diritti e doveri, come è evidente dall’opera Des devoirs des femmes et des moyens les plus propres d’assurer leur bonheur del 1836. Tale liberazione finirebbe, sentenzia Zoé, con il confinare la donna in una sorta di schiavitù sessuale ed emarginarla se ha figli da partner diversi in una società che non può accogliere tale visione. La pensatrice prende le distanze dalle innovazioni brusche in ambito morale e religioso, poiché nuocciono alla causa dell’umanità. Le relazioni tra i sessi, il matrimonio, la famiglia, i costumi devono derivare sempre da un principio religioso. Tra le sue opere ricordiamo anche: Réalisation d’une commune sociétaire: d’après la théorie de Charles Fourier (1840) in cui denuncia anche la violenza domestica e la pedofilia, Paupérisme et association (1847) che ben sintetizza il suo pensiero, e Organisation du travail par l’éducation nationale (1848).
https://pedagogikaspoleczna.com/wp-content/uploads/2020/07/PS1202071-83.pdf

Nessun commento:
Posta un commento