lunedì 4 agosto 2025

Gian Carlo Jocteau

Il professor Jocteau, lo studio tra Gramsci e aristocrazia
Pier Franco Quaglieni, Corriere Torino, 4 agosto 2025

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La morte del professor Gian Carlo Jocteau priva l’università di Torino di uno dei più seri e colti docenti di Storia contemporanea. Ha scelto di mantenere un profilo basso, dedicandosi soprattutto ai suoi studi e ai suoi corsi. Non ha mai cercato la notorietà come altri colleghi, forse inconsciamente orgoglioso di appartenere alla nobile famiglia savoiarda che si pose al servizio del nuovo regno d’Italia e possedette un castello in Valle D’Aosta, oggi sede della scuola alpina.

Jocteau era invece consapevole della decadenza della nobiltà, e a questo dedicò parte dei suoi studi. Fummo ambedue allievi del liceo classico del Collegio San Giuseppe e ci iscrivemmo all’università, rincontrandoci alle lezioni dello storico del Risorgimento ed eroe dell’antifascismo Aldo Garosci.

La posizione di Gian Carlo Jocteau sulla contestazione, insieme al liberale Diego Marconi, creò tra noi una certa difficoltà di comunicare. Chi scrive si schierò con nettezza e forse con troppa intransigenza con Venturi, Garosci e Getto considerato la bestia nera della Facoltà di Lettere.

Le nostre strade furono necessariamente molto diverse e quindi credo di essere in grado di scriverne con il distacco necessario, malgrado la nostra amicizia e anche affinità di idee al liceo. La sua opera scientifica e divulgativa è ampia e non convenzionale.

Si è dedicato a Gramsci con una guida alla lettura che libera il politico e studioso sardo di quell’aura da cui è stato circondato e anche strumentalizzato. Assai importante è stato anche un suo saggio sul concetto di egemonia in Gramsci e Togliatti. Erano molto diversi tra loro perché lo studioso si riferiva ad un’egemonia, in primis, culturale.

Togliatti, invece, guardava a un’egemonia politica. Da una parte Gramsci scrisse le sue opere più importanti in carcere, mentre Togliatti dovette misurarsi nell’Italia post bellica. Fu il momento in cui il Pci scelse una via nazionale al socialismo di fatto diversa dall’unità antifascista della Costituzione e dalla concezione della democrazia «progressiva», che doveva per ragioni internazionali convivere con il capitalismo.

Un’opera importante di Jocteau è «Nobili e nobiltà nell’Italia unita» del 1997. Importante [ancora] è la sua riflessione sulla nobiltà durante il fascismo: «In un tempo di ormai rapida e inarrestabile decadenza delle aristocrazie europee il fascismo tentò di riproporre, attraverso nuove nobilitazioni, alcuni aspetti simbolici della tradizione nobiliare. Si cercò pertanto di creare una sorta di aristocrazia di regime: una nobiltà delle armi e una della terra, entrambe legate a benemerenze belliche o agricole. E poi una nobiltà del mecenatismo e della beneficenza, per ricchi borghesi che ai meriti imprenditoriali univano elargizioni alle iniziative del regime e doni di opere d’arte allo Stato italiano». Sono infine interessanti le opere collettanee a cui ha partecipato. È stato uno studioso che merita di essere riscoperto anche fuori dal mondo accademico perché il suo lascito merita di essere conosciuto dai giovani d’oggi.



Brunello Mantelli, Storia glocale, 3 agosto 2025

Giancarlo Jocteau era un vecchio amico, oltre che essere stato a lungo un ottimo collega. Ci eravamo conosciuti nell’autunno del 1967, quando prese avvio l’occupazione di Palazzo Campana, allora sede della Facoltà di Lettere di UniTO e tra gli eventi che diedero avvio al Sessantotto. Giancarlo, di un paio d’anni più anziano, era un esponente dei Goliardi Indipendenti (GI), area che faceva riferimento alla sinistra liberale e a Piero Gobetti, io, matricola, confusamente di sinistra e al tempo iscritto al PSIUP. Condividemmo successivamente, assieme ad alcuni altri amici e colleghi l’essere allievi di Nicola Tranfaglia, giunto a UniTO nel 1970, e una serie di avventure intellettuali da Nicola promosse e coordinate. Successivamente i nostri percorsi di ricerca si divaricarono, pur nella condivisione di didattica e lavoro comune nel Dipartimento di Storia, di cui lui per alcuni anni fu direttore. Con la dipartita di Giancarlo Jocteau è un’altra parte della storiografia contemporaneistica torinese che se ne va. Spero ci saranno occasioni, torinesi e non solo, per ripensare la sua figura ed il suo contributo.


Mariolina Bertini
Fb

Molti ricorderanno Gian Carlo Jocteau (1947-2025) come studioso di Gramsci, di storia sociale, di storia dell'aristocrazia. Io lo ricorderò sempre come il più simpatico degli occupanti di Palazzo Campana, nel 1967; quello che aveva più humour e più gentilezza; quello che sapeva tutto e non se la tirava; quello che quando tutti concionavano, sapeva sempre ascoltare, ascoltare davvero.


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