Alberto Crespi
Sorrentino e la solennità del grande cinema
la Repubblica, 27 agosto 2025
VENEZIA – Naturalmente ci si divertirà a indovinare se Mariano De Santis, l’immaginario Presidente della Repubblica protagonista di La grazia, assomigli più a Scalfaro o a Mattarella (presidenti vedovi con figlie adulte) o magari a Cossiga, visto che nel film il suo soprannome è “cemento armato” e per il suo compleanno la figlia pensa di regalargli un piccone. Sembrerà di essere tornati al magico ’89, quando qui a Venezia lo sport più praticato dai festivalieri era chiedere a Nanni Moretti se il dirigente comunista di Palombella rossa era più D’Alema o più Veltroni o forse anche un pezzettino di Occhetto. Corsi e ricorsi lagunari. Ma per fortuna la Mostra è anche una rassegna di cinema, e La grazia fino a prova contraria è un film, e allora bisognerà anche dire una cosa, e dirla forte: forse è il miglior film di Paolo Sorrentino, e potrebbe sembrare un’affermazione spericolata di fronte a un regista che ha vinto un Oscar con La grande bellezza. Però potrebbe essere così. Proviamo a spiegarci partendo dall’inizio.
Nei primi minuti di film Mariano De Santis, presidente cattolico ed ex DC con una figlia che si chiama Dorotea (qualcuno ancora li ricorda, i dorotei?), invita per cena al Quirinale una vecchia amica, sua e della moglie morta. Si chiama Coco Valori ed è una critica d’arte, rinfaccia al presidente di non averle mai dato uno straccio di museo da dirigere per poi aggiungere che lei, i musei, li brucerebbe tutti. Insomma, Coco Valori è una peste, ma De Santis le vuole bene perché gli ricorda la moglie, e forse è l’unica che potrebbe dirgli finalmente con chi la moglie lo ha tradito, quarant’anni prima. La scena a tre fra De Santis, Coco e Dorotea è purissima commedia sofisticata: sembra scritta da Billy Wilder.
Poi il film prende altre direzioni, diventa un dramma da camera imperniato su temi molto “alti”: il lutto, la paternità, l’etica, le grandi domande. Si può concedere la grazia a chi ha ucciso il marito, o la moglie? Si può firmare in Italia una legge sull’eutanasia? La grazia non si nasconde di fronte a simili interrogativi, ma lo fa con uno stile intenso e sobrio: scordatevi le audacie stilistiche e i colori sgargianti di Parthenope, qui siamo in zona È stata la mano di Dio ma anziché in una famiglia popolare di Napoli siamo al Quirinale, e tutto si innalza, diventa solenne senza mai essere intimidente.
La grazia scava nel vissuto di un presidente che è prima di tutto un essere umano. Un presidente simile, ancora ce l’abbiamo: ma sarebbe bello se altri politici fossero così.
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