Giansandro Merli
Rousseau, deputata ecologista: «I francesi protestino senza sosta, dobbiamo cacciare Macron»
il manifesto, 11 settembre 2025
«Macron deve andarsene». Sandrine Rousseau – deputata degli Ecologisti ed esponente del movimento femminista, economista già vicepresidente dell’università di Lille – non ha dubbi su chi sia il responsabile della crisi. Risponde al manifesto mentre la Francia ancora brucia per le manifestazioni andate in scena ieri.
Gli Ecologisti hanno partecipato alla protesta «blocchiamo tutto». Qual è il suo giudizio sulla nuova mobilitazione?
È un movimento sociale che esprime la rabbia del popolo francese contro Emmanuel Macron, le sue politiche pubbliche e i diversi governi che ha nominato. E soprattutto contro l’ostinazione del presidente della Repubblica a non voler ascoltare e rispettare il popolo francese.
Il nuovo primo ministro indicato da Macron è Sébastien Lecornu. Come interpreta questa scelta?
Come uno schiaffo in faccia al popolo.
Perché?
Perché Lecornu rappresenta la stessa politica che viene portata avanti dal 2017. È un fedelissimo del presidente, ma Macron è ormai in netta minoranza nel paese.
François Bayrou, l’ex primo ministro recentemente sfiduciato, ha detto che la Francia è «in pericolo perché sull’orlo dell’indebitamento eccessivo». Da cosa dipende questo debito?
Dalle politiche pubbliche di Macron: da quando è stato eletto il debito è aumentato di oltre mille miliardi di euro (2.281 miliardi a giugno 2017, 3.346 nel primo trimestre 2025: +47%, ndr). Adesso basta! Basta ostinarsi su una linea politica che non va bene ai francesi, che li distrugge e li schiaccia, e fa anche aumentare il debito.
Questa dinamica è legata al tema dell’ingiustizia fiscale?
Certo, perché Macron ha fatto tanti regali alla classe più facoltosa. La Francia è il paese in cui negli ultimi anni i più ricchi si sono arricchiti maggiormente. Siamo terzi al mondo per numero di milionari. Macron è il loro presidente, un presidente contro il suo popolo.
Qual è il legame tra la crisi politica e quella di bilancio?
Non c’è. La crisi politica dipende dal rifiuto del presidente di accettare la sconfitta alle ultime legislative. Ormai è come un forsennato barricato all’Eliseo. Non vuole ammettere di aver perso il consenso. È un fatto molto preoccupante per la democrazia francese, ma non ha nulla a che vedere con il debito. Questo era l’argomento di Bayrou per imporre tagli da 44 miliardi di euro in un solo anno: cosa che ovviamente non sarebbe stata sostenibile per la gente. Per questo è stato sfiduciato, ma adesso tocca a Macron.
Cosa deve fare la sinistra affinché il presidente si dimetta?
Noi parlamentari presenteremo una mozione di destituzione, ma non possiamo fare le cose da soli. Sarà necessario che le francesi e i francesi, soprattutto quelli che soffrono di più, escano per strada e manifestino, senza fermarsi. Bisogna imporre un rapporto di forza nelle strade.
Verso le prossime presidenziali la sinistra appare più divisa che mai. Non c’è più speranza di un’altra edizione del Nuovo fronte popolare che ha sconfitto la destra e il centro?
C’è assolutamente speranza. Nonostante i giornali e i deputati macronisti raccontino che la sinistra è frammentata e distrutta. La realtà è che nei sondaggi continuiamo a crescere. Ormai siamo quasi due volte più forti del blocco centrale. Noi possiamo vincere, loro non riescono a riconoscere di aver perso.
Ma al momento una candidatura unitaria delle sinistre al primo turno delle presidenziali sembra impossibile.
È vero, ma non siamo ancora a quel punto. Se ci sarà lo scioglimento dell’Assemblea nazionale e saranno convocate elezioni legislative diventerà nuovamente possibile raggiungere un accordo e presentarsi uniti, almeno nella maggior parte dei collegi.

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