Mirella Serri
Il conte libertino e la figlia del duce. anatomia del grande voltafaccia italiano
La Stampa Tuttolibri, 27 settembre 2025
La ragazza, Deda, non ha ancora venti anni, fuma, ha l’aria spigliata, è magra ed elegante. Galeazzo Ciano, rientrato in Italia dopo alcuni anni di assenza, a gennaio del 1930, scopre il fascino della cavallina matta, come la chiama suo padre Benito Mussolini. Ma chi fu veramente il bel Conte di Cortellazzo, delfino del dittatore, ministro degli Affari esteri dal 1936 al 1943, quando appoggiò l’ordine del giorno Grandi che portò alla destituzione del Duce? E che per questo venne arrestato e condannato a morte a Verona il 10 gennaio 1944 e fucilato il giorno dopo? A scavare nella complessa biografia e nei legami tra Edda e Galeazzo è lo storico e giornalista Mimmo Gangemi in A me la gloria. Il libro, con stile elegante e un linguaggio che riprende gli stereotipi lessicali dell’epoca, offre uno squarcio inatteso sulla psicologia e sulle aspirazioni del Conte. Il punto di vista della narrazione è soprattutto il suo, “Gallo”, come lo chiama la moglie alludendo alle sue infinite avventure sessuali. È il punto di vista di un politico acuto, a volte intrepido ma al contempo incerto e ondivago, come sostiene lo storico Renzo De Felice. Nutre una forte ostilità nei confronti di Hitler e dei nazisti, ma resta sempre subalterno all’autorità di Mussolini né mai lo contrasta, fino al 25 luglio ’43.
Deda, al contrario, ha una grande ammirazione per Hitler, approva le leggi razziali ed è convinta fautrice dell’entrata in guerra dell’Italia. Le opinioni di Edda e di Gallo divergono non solo in politica ma anche sotto le lenzuola, il primo a battere la via del libertinaggio è Gallo. Lei, avviata a un percorso di autodistruzione fra alcool e passione smodata per il tavolo verde, viene aiutata a risollevarsi proprio da alcuni suoi amanti. Come il marchese Emilio Pucci coraggioso aviatore e futuro stilista.
Dopo che Galeazzo con il suo voto al Gran Consiglio del fascismo determina la sorte del suocero, Edda si riconcilia con il consorte. Il Vaticano gli rifiuta ogni tipo di asilo e lei lo convince a fidarsi di Hitler che mendacemente promette aiuto per espatriare in Spagna. Si fidò poi di Mussolini il quale eseguì gli ordini di Hitler. Edda, braccata da fascisti e nazisti, metterà a repentaglio la sua stessa esistenza per cercare di evitare a Gallo il suo destino, ma nel dopoguerra sembrerà dimenticare tutto, dichiarando il suo imperituro debito di riconoscenza e ammirazione nei confronti del padre e dello stesso Führer. Sono gli incredibili voltafaccia che connotano questa storia tutta italiana che come ci dimostra il bel racconto di Gangemi è ricca di odi, di passioni e di inattesi capovolgimenti.

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