Nello Scavo
Tra i reduci di Gaza è allarme suicidi. Le denunce dei veterani israeliani
Avvenire, 3 novembre 2025
«Adulto, maschio: uccidi. Spara per uccidere». Se ad approssimarsi sono «donne e bambini: spara per allontanarli. Se si avvicinano alla recinzione, fermali». Laddove «fermare» vuol dire anche guardare nel mirino e premere il grilletto. Non dice quante volte abbia ricevuto quegli ordini, né quante volte li abbia eseguiti, ma i ricordi del reduce, riportati in parlamento sotto anonimato, mulinano nella sua testa giorno e notte. C’è chi impara a convivere con l’orrore di Gaza. E chi la fa finita. Nel 2024 in Israele ci sono stati 358 casi di tentato suicidio: 279 erano era soldati delle forze di difesa in servizio o di rientro da Gaza, il 78% del totale. In nessun altro Paese del mondo con una storia di conflitti alle spalle si sono registrate proporzioni simili negli ultimi decenni, a meno di tornare ai postumi del Vietnam per gli Usa. Un rapporto pubblicato dal Centro di ricerca e informazione della Knesset, il parlamento israeliano, ha rivelato che tra gennaio 2024 e luglio 2025 per ogni soldato che si è tolto la vita, altri sette hanno provato a fare lo stesso. Secondo il dossier gli episodi segnano un drammatico aumento rispetto agli anni precedenti, quando il tasso di militari coinvolti oscillava tra il 42% e il 45% sul totale del Paese, mentre nel 2023 non arrivava al 17%. La scomposizione del fenomeno non lascia prevedere niente di buono. In totale, secondo l’organismo del parlamento, tra il 2017 e il luglio 2025 sono morti suicidi 124 soldati. Il rapporto ha chiarito che le cifre si riferiscono solo ai militari in servizio regolare che di riserva al momento della morte o del tentativo di suicidio, e non includono i veterani che si sono tolti la vita dopo aver completato il servizio nelle forze armate. Tra i casi censiti, il 68% erano coscritti, il 21% erano in servizio di riserva attiva e l’11% erano soldati di carriera. Molti di questi suicidi si potevano forse prevenire. Il rapporto della Knesset ha rivelato che solo il 17% dei soldati che si sono uccisi negli ultimi due anni, avevano incontrato un ufficiale di salute mentale nei due mesi precedenti la morte. La maggior parte dei dati è stata fornita dal centro di salute mentale del Corpo medico dell’Idf, dopo che erano stati richiesti da Hadash-Ta’al Ofer Cassif, parlamentare della sinistra israeliana noto per essere stato allontanato con la forza dall’emiciclo non appena aveva accusato il suo Paese di genocidio a Gaza. «Non c’è niente di più prezioso della vita umana», ha affermato Cassif. «L’epidemia di suicidi, che probabilmente peggiorerà ora che la guerra è finita - ha osservato -, richiede la creazione di sistemi di sostegno reali per i soldati e, soprattutto, la fine delle guerre e la realizzazione di una pace vera».

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