mercoledì 12 novembre 2025

La storia secondo Croce

Roberto Esposito
Vivere la libertà ecco la Storia secondo Croce

la Repubblica, 12 novembre 2025

I concetti dei filosofi non sono tutti uguali. Vi sono quelli che fissano le coordinate della loro opera, e quelli che invece le mobilitano, anche in base ai momenti storici cui rimandano. Sono concetti, questi ultimi, situati sul bordo tra dentro e fuori, pensiero e storia, filosofia e vita. Ad essi appartiene il concetto di libertà in Croce. Libertà, per lui, è molto più che un’idea. È una forza che attraversa, e inquieta, l’esperienza, conferendole un determinato senso. Più che Croce a dare un significato alla libertà, si può dire che sia stata la libertà a dare un significato alla sua esistenza. Perché è la parola che più di tutte ne ha segnato la vita, rendendola appunto quella vita, inconfondibile con qualsiasi altra. Per quanto il concetto di libertà interroghi gran parte delle filosofie moderne, il suo filosofo per antonomasia resta Croce, per la fedeltà con cui l’ha pensata e il coraggio con cui l’ha praticata nella stagione in cui fu più offesa e soppressa. Naturalmente non sempre allo stesso modo. E anzi in forme anche sensibilmente diverse. Senza però mai perdere il filo che le unisce, costituito da un ethos che ha saputo farsi oggetto di riflessione e comportamento politico. 

I concetti dei filosofi non sono tutti uguali. Vi sono quelli che fissano le coordinate della loro opera, e quelli che invece le mobilitano, anche in base ai momenti storici cui rimandano. Sono concetti, questi ultimi, situati sul bordo tra dentro e fuori, pensiero e storia, filosofia e vita. Ad essi appartiene il concetto di libertà in Croce. Libertà, per lui, è molto più che un’idea. È una forza che attraversa, e inquieta, l’esperienza, conferendole un determinato senso. Più che Croce a dare un significato alla libertà, si può dire che sia stata la libertà a dare un significato alla sua esistenza. Perché è la parola che più di tutte ne ha segnato la vita, rendendola appunto quella vita, inconfondibile con qualsiasi altra. Per quanto il concetto di libertà interroghi gran parte delle filosofie moderne, il suo filosofo per antonomasia resta Croce, per la fedeltà con cui l’ha pensata e il coraggio con cui l’ha praticata nella stagione in cui fu più offesa e soppressa. Naturalmente non sempre allo stesso modo. E anzi in forme anche sensibilmente diverse. Senza però mai perdere il filo che le unisce, costituito da un ethos che ha saputo farsi oggetto di riflessione e comportamento politico.

Tutt’altro che una nozione chiusa, ripiena di se stessa, la libertà sperimenta sul proprio corpo le ferite che, dopo il primo decennio del Novecento, lacerano la storia d’Italia e d’Europa, incrinando certezze teoretiche e registri etici. L’avvento del fascismo ne costituisce una drammatica accelerazione che, dopo una prima fase d’incertezza, Croce non tarda ad avvertire in tutta la sua tragicità. In quegli anni gravidi di minacce la questione della libertà si presenta a Croce non nelle forme della teoria, ma come una prova, difficile e rischiosa, con cui misurarsi. Quando si parla del suo liberalismo in maniera critica, o addirittura polemica, non si tiene conto del fatto che la vita non segue la teoria ma la precede, facendosi solo in un secondo tempo esperienza riflessa. Che il liberalismo – o meglio il pensiero della libertà – di Croce non si attenga ai principi canonici della tradizione liberale, che non coincida con il liberismo economico né con l’antistatalismo, non ne costituisce il limite, ma la forza e l’originalità. La risposta su ciò che in quel momento storico si dovesse intendere per libertà il filosofo la dette con i fatti scrivendo il Manifesto degli intellettuali antifascisti. Dove, più che nella compiutezza di una dottrina, la libertà si raccoglie in quell’anti che contrasta la violenza in ogni sua forma. Un principio cui Croce non venne mai meno, rifiutando imposizioni e prepotenza, anche quando questa bussò alla sua porta. La libertà, anziché una teoria soddisfatta della propria compiutezza, è una forza che si oppone a una forza uguale e contraria, in quel caso costituita dall’evento catastrofico che per un ventennio ha squassato l’Europa. È l’energia, morale e politica, che si oppone alla devastazione, richiamando alla resistenza morale e politica.

Naturalmente in un filosofo come Croce la scelta antifascista non poteva essere disgiunta da un preciso metodo che aveva caratterizzato fin dall’inizio la sua filosofia. Si trattava del più netto rifiuto di ogni forma di riduzionismo che chiudesse il pensiero entro uno schema predeterminato, qualsiasi esso fosse. Rispetto a simile chiusura la prospettiva crociana è sempre stata mobile e aperta, anche quando ha assunto la forma del sistema. Perché a caratterizzarlo è proprio il principio di distinzione e differenza, teso a salvaguardare l’autonomia dei diversi momenti dell’attività spirituale in una modalità estranea sia al monismo di Gentile sia alla filosofia della storia di Hegel. Non è un caso se, in un autore che pure si dichiara hegeliano come Croce, torni a più riprese il richiamo a Kant, come al filosofo non solo della legge morale, ma anche della finitezza e del limite.

Il kantismo, sottratto alla sua scolastica, significa per Croce strappare il principio di libertà ad ogni teologia della storia. Per quanto necessaria in se stessa, la libertà non soggiace a una necessità esterna al suo libero manifestarsi.

Già qui si delinea quella connessione tra libertà e storicità che caratterizza l’intera opera crociana, conferendole una dimensione drammatica, lontana dalla figura irenica che si è voluta costruire a posteriori. Proprio perché immanente al processo storico, la libertà non può non incontrare anche il proprio rovescio, l’illibertà che non smette d’insidiarla. Negli anni che, nella produzione del filosofo, vanno dalla Storia di Europa alla Storia come pensiero e come azione la libertà sperimenta una tensione irriducibile con le potenze della distruzione. Croce ne avverte con sofferenza la presenza, consapevole che la lotta tra bene e male non è destinata a chiudersi con il trionfo definitivo delle forze positive. Ma non crede neanche che lo scontro si chiuderà con la vittoria finale del male. È convinto che dal massacro delle guerre mondiali l’Europa uscirà sì lacerata, ma non definitivamente perduta. Che esista ancora un modo, per essa, di risollevarsi. Se non per chiudere definitivamente la partita con i portatori di violenza, quantomeno per proseguire la lotta senza la quale la storia si estinguerebbe e la stessa libertà finirebbe per inaridirsi.

IL CONVEGNO

La Biblioteca Nazionale di Napoli ospita domani ( ore 16.30) in Sala Rari Verso una enciclopedia crociana, l’evento organizzato insieme alla Fondazione Biblioteca Benedetto Croce. Roberto Esposito e Domenico Conte, moderati da Lorenza Foschini, dialogano sui lemmi “Europa” e “Libertà”, approfondendone il significato a partire dalle opere e dal pensiero di Benedetto Croce. Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti.

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