sabato 15 novembre 2025

Zelensky nell'angolo. Tutti gli uomini del presidente


Sabato Angieri
L’ex ceo di Ukrenergo accusa. Zelensky: «Protegge i suoi»
il manifesto, 15 novembre 2025

Mentre a Kiev e nelle altre regioni ucraine si contano ancora i morti e i danni causati dagli attacchi russi di ieri, Volodymyr Zelensky e i suoi funzionari si sono affrettati a chiedere nuovamente armi. Tante, a lungo raggio e subito. Ma l’enorme scandalo legato alla corruzione che ha letteralmente travolto il governo ucraino non si placa e dopo i legami con i vertici di Energoatom, la società statale dell’energia atomica, si allarga alla Difesa. Intanto il Kyiv Independent, a sorpresa, pubblica un’intervista che scoperchia una faida interna ai vertici dell’esecutivo e punta il dito contro lo stesso Zelensky.

VOLODMYR KUDRYTSKYI, ex amministratore delegato di Ukrenergo, la compagnia statale dell’energia elettrica, il 10 novembre – quindi il giorno della pubblicazione delle intercettazioni da parte dell’Ufficio nazionale anti-corruzione (Nabu) e della Procura speciale anti-corruzione (Sapo) – ha dichiarato: «L’ufficio del presidente sapeva che questa indagine era imminente» e, per questo, «volevano trovare rapidamente un capro espiatorio, nella speranza di evitare questa tempesta di merda». Infatti, nella logica di Kudrytskyi (che evidentemente è anche la sua strategia difensiva) il suo arresto di due settimane fa, con l’accusa di «non aver protetto le infrastrutture ucraine dagli attacchi russi» ha motivazioni «politiche». È il classico scaricabarile. La questione è tutt’altro che marginale perché le infrastrutture energetiche ucraine sono prese costantemente di mira dai russi e si stima che, in seguito agli ultimi attacchi, la capacità di produzione ucraina si è ridotta del 60% rispetto allo scorso anno (che era già il 2° di guerra). Centinaia di migliaia di ucraini sono stati o sono attualmente al buio, in un Paese dove d’inverno il termometro scende anche sotto i -20°. «Ma invece di assumersi la responsabilità, Zelensky ha cercato di proteggere i funzionari corrotti fedeli a lui, come Galushchenko» sostiene Kudrytskyi. Inoltre, il gruppo al comando del Paese «potrebbe perseguire chiunque non sia abbastanza silenzioso e leale», persino la Nabu, «arrestando investigatori o diffamandola come filo-russa» e potrebbe anche «perseguire i critici del governo».

LA VICENDA di Kudrytskyi rientrava già nelle decisioni criticate dal governo Zelensky in quanto il funzionario era stato allontanato da Ukrenergo nel 2024 per malversazione, ma si era difeso sostenendo che «individui corrotti avevano cercato di prendere il controllo dell’azienda» e la sua difesa era stata sostenuta dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo che aveva dichiarato: «Il suo licenziamento ha gettato un’ombra sulla reputazione dell’Ucraina in termini di governance aziendale».

QUANDO L’INDAGINE della Nabu è diventata di dominio pubblico, facendo rapidamente il giro del mondo e offrendo ai propagandisti russi e ai loro sodali una rara opportunità di biasimare l’Occidente per la sua miopia – «Vedete dove finiscono i vostri fondi per le armi e il sostegno all’Ucraina?» – Zelensky e i suoi si sono subito schierati con la Nabu chiedendo che «i colpevoli fossero puniti velocemente» e senza sconti. «Senza fare nomi però» sottolinea il quotidiano ucraino. Due giorni dopo, il 12 novembre, il ministro della Giustizia Herman Galuhchenko e la ministra dell’Energia Svitlana Grynchuk sono stati sospesi e si sono dimessi. Il 13 Zelensky ha sanzionato il suo ex-socio Timur Mindich, co-proprietario della società di produzione tv che l’aveva reso famoso (Kvartal 95), e Oleksandr Tsukerman, oligarca con le mani in pasta in diversi settori molto lucrativi.

IERI LA PREMIER Yulija Svrydenko, fedelissima del presidente e, secondo i critici del governo, messa al suo posto per volontà del Mazzarino di Kiev, Andriy Yermak, ha annunciato una verifica contabile su tutte le imprese statali «per controllare lo stato dei lavori, in particolare per quanto riguarda gli appalti». La domanda che sorge spontanea è: se è successo a Energoatom in quante altre aziende pubbliche potrebbe esserci lo stesso problema di corruzione?

E infatti, le prime – già grosse – grane stanno salendo in superficie. L’indagine della Nabu si è allargata ai collegamenti di Mindich con Fire point, uno dei principali appaltatori del ministero della Difesa che produce missili e droni. In particolare il missile da crociere tutto ucraino, un orgoglio dell’industria bellica nazionale, il Flamingo e il drone a lungo raggio Fp-1. Il collegamento con Fire point nasce da uno degli indagati: Igor Fursenko, impiegato nell’amministrazione della compagnia con il solo scopo di salvarlo dalla leva obbligatoria (come previsto da una legge ucraina sulle industrie strategiche).

IN UNA INTERCETTAZIONE resa pubblica, Fursenko parla con uno dei capi del gruppo, l’uomo d’affari Oleksandr Tsukerman, rispetto al ruolo del primo e le tasse da pagare. Tsukerman sostanzialmente risponde che se ne occuperanno «loro». Il Sapo, inoltre, nota «anche l’esistenza del passaporto internazionale (di Fursenko) e che nel periodo compreso tra gennaio 2018 e il 22 agosto 2025, ha viaggiato all’estero 26 volte, anche durante la legge marziale» che vieta agli ucraini tra i 23 e i 60 anni di lasciare il Paese. Che Fursenko fosse il cavallo di troia del gruppo guidato da Tsukerman e Mindich all’interno di una delle più importanti aziende del Paese ormai sembra assodato, ma non è chiaro quale fosse l’obiettivo finale e se persino le tanto preziose armi per combattere i russi fossero oggetto della brama di denaro dei protetti di Zelensky.


Valerij Zalužnyj, ambasciatore dell'Ucraina nel Regno Unito

Lorenzo Cremonesi 
Crisi e corruzione Zelensky è nell’angolo e l’Ucraina ha paura «Non sarebbe rieletto»
Corriere della Sera, 15 novembre 2025

La carriera politica futura di Volodymyr Zelensky è seriamente pregiudicata. Il presidente annaspa mentre cerca di controllare le conseguenze dello scandalo corruzione, mazzette e malaffare che ha investito i responsabili delle agenzie statali per l’energia, oltre a ministri e alti funzionari, in un momento delicatissimo per l’Ucraina. La sua parabola pare segnata: da presidente eroe del coraggio e della resistenza contro l’invasione russa nel febbraio 2022, a cattivo amministratore degli affari di Stato, non in grado di gestire il Paese in guerra nel lungo periodo. «Il suo problema principale era e rimane che non ha esperienza politica. Quando venne eletto non ancora 40enne nel 2019 non aveva un partito dietro di sé. Sino a pochi mesi prima aveva fatto l’attore e così mise i suoi amici e collaboratori più fedeli sulle poltrone più importanti. Per lui valeva più la fedeltà e il legame personale che la professionalità», spiegano quasi in coro giornalisti e commentatori a Kiev.
Il caso più eclatante è quello di Timur Mindich, il 46enne impresario che fu socio di Zelensky nella compagnia di produzione e lo lanciò come attore di fama tra Mosca e Kiev. «Zelensky non ha avuto la forza di disfarsi di personaggi come Mindich, che ora lo stanno portando a fondo», sostiene il politologo Taras Semenyuk. Negli ambienti universitari parlano di un tasso di popolarità in caduta libera. In crisi di simpatie un anno fa, i sondaggi lo davano al 90 per cento dei consensi dopo lo scontro con Trump e Vance il 28 febbraio scorso alla Casa Bianca, lo stesso plauso che aveva ottenuto incarnando lo spirito di resistenza contro i russi. Ma tra maggio e agosto i consensi erano scesi dal 65 al 58 per cento. «Se si votasse oggi non verrebbe mai rieletto. L’unico modo che ha per cercare simpatie è favorire le inchieste e sostituire subito i corrotti, oltre a promettere che non si ricandiderà mai più alle elezioni», dice Katya Nesterenko conduttrice del canale televisivo 1+1. Ancora per Semenyuk, il governo britannico starebbe lavorando per sostituire al più presto Zelensky con l’ex capo di stato maggiore, il popolarissimo Valery Zaluzhny, che il presidente in persona volle licenziare nel febbraio 2024, scatenando una forte ondata di critiche che non si è ancora placata. Da allora, Zaluzhny è ambasciatore a Londra. A oggi è ancora possibile trovare le immagini del suo volto stampigliate dai soldati sui muri delle case vicino alle prime linee del Donbass.
Un giudizio al vetriolo arriva dallo storico Yaroslav Hrytsak. «Non siamo mai stati così vicini al rischio del collasso nazionale. Il Paese potrebbe implodere per tre motivi principali: i russi che avanzano sui fronti di guerra facilitati dalla presidenza Trump, che ha ridotto gli aiuti militari e il sostegno politico; la crisi economica aggravata dai bombardamenti sulla rete energetica; la crisi morale e politica per lo scandalo delle mazzette. Il problema resta che non possiamo tenere le elezioni sotto le bombe russe, dovremo attendere la fine della guerra, ma Zelensky non ci aiuta per nulla a vincerla», afferma. A suo dire, ci sono tre figure nazionali che potrebbero sostituirlo: il già nominato Zaluzhny, il capo dell’intelligence militare Kyrylo Budanov e Andry Biletsky, un politico della destra nazionalista legata ai circoli del battaglione Azov e che oggi combatte sul fronte con il grado di brigadiere generale. Negli ambienti militari c’è chi sostiene che, proprio a causa della crisi morale innescata dallo scandalo, la sopravvivenza dell’Ucraina è sempre più a rischio. «Sarà un miracolo se passeremo l’inverno», dicono.
D’altro canto, ci sono ancora unità militari motivate a combattere a tutti i costi e senza curarsi di chi governa a Kiev. Allo Stato maggiore sostengono che, a prescindere dalla presenza o meno di Zelensky, il fronte resta solido e, se dovesse cadere Pokrovsk, la guerra continuerà per Kostantinivka, poi Kramatorsk e Sloviansk. Chiosa Hrytsak: «Stiamo attenti alla propaganda russa: approfitterà per diffondere il vecchio slogan disfattista per cui la resistenza contro Putin è combattuta dai ricchi a svantaggio dei poveri. Adesso troverà più facile ascolto».

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