mercoledì 9 aprile 2025

La frivolezza di Camilla


Lisa Ginzburg
, Frivolezza, Avvenire, 9 aprile 2025

Camilla, personaggio minore dell’Eneide, è una giovane amazzone allevata da Diana e poi riconsegnata al padre, il re Turno, che lui anche la educa per renderla una guerriera. Scrissi di questa figura perché soprattutto ero colpita dalla sua fine. Avviene durante una battaglia, e avviene perché Camilla nel mentre combatte intravede nel buio un bagliore, la luce cangiante di un abito. A tenderle la trappola è un guerriero avversario, che ha indossato un vestito bellissimo perché vuole (e riesce) a distrarla tentandola sul terreno che lei sino ad allora sempre si è vietata, quello che più ha fuggito: il terreno della frivolezza. «Di qualcosa ti accorgi però. È un bagliore cangiante, un brillare piumato, uno sfavillare di bronzo e oro, rosso rubino, blu turchese, e oro, oro a profusione: oro di cordami e di elmo, di gambali e di scudo. Tanto splendore, lo hai mai visto tu? No, se è vero che a un tratto lasci la presa sicura delle briglie, e cauta ti fai strada tra i cavalli, la polvere, la terra aggrumata di sangue. Per inseguire quel fascio di luce, quella armatura. Il primo vestito cui nella tua vita fai caso, il primo che ami e vuoi possedere». Scrissi così, di Camilla che incontra la sua morte per causa di una leggerezza che per la prima volta si concede.

Eneide, XI, 762-804, traduzione di Luca Canali

Dovunque la vergine furente si porta in mezzo alla schiera,
là Arrunte s'insinua, e silenzioso ne scruta i passi;
dovunque quella ritorna vittoriosa e si ritrae dal nemico,
là di nascosto il giovane volge le celeri briglie,
e già percorre questi e quei passaggi e perfido scuote l'asta sicura.
Per caso Cloreo, un tempo sacerdote consacrato
al Cibelo, riluceva lontano nell'armi frigie,
e spronava uno schiumante cavallo, coperto di una pelle
con squame di bronzo simili a pinne e con fibbie doro.
Splendente di esotica porpora ferrigna,

egli scagliava frecce gortinie con l'arco licio,
aureo l'arco gli pendeva dalle spalle, aureo il veggente
aveva l'elmo; aveva raccolto in un nodo la crocea clamide
e le pieghe di mussola fruscianti di fulvo oro,
aveva la tunica ricamata e barbarici schinieri alle gambe.
La vergine cacciatrice, sia per appendere al tempio
armi troiane, sia per incedere adorna d'oro predato,
inseguiva cieca lui solamente di tutta
la mischia della battaglia, e incauta per tutta la schiera
ardeva di femmineo amore della preda e delle spoglie:

quando infine dall'agguato, còlto l'istante,
Arrunte scaglia la lancia, e prega così i celesti:
Sommo degli dei, Apollo custode del santo Soratte,
tu che primi tra tutti veneriamo, a cui alimentiamo le
fiamme con cataste di pino, e, fidando nella pietà, camminiamo,
noi tuoi adoratori, tra il fuoco e su molta brace,
concedi, o Padre, di cancellare codesta vergogna
con le nostre armi, tu che puoi tutto. Non chiedo
le spoglie e il trofeo della vergine sconfitta; le altre
imprese mi daranno fama: purché la crudele rovina
cada per il mio colpo, ritornerò oscuro nella città patria.
Febo udì, e diede che si avverasse una parte
del voto, l'altra parte disperse nelle alate brezze:
consentì al supplice di abbattere con una subitanea morte
Camilla accecata; non permise che lo vedesse reduce
l'alta patria, e le tempeste rapirono la voce tra i venti.
Dunque, appena l'asta scagliata sibilò nell'aria,
tutti i Volsci protesero i fervidi animi e posarono
lo sguardo sulla regina. Ella non s'avvide di nulla,
dell'aria, del sibilo, o del dardo che veniva dal cielo,
finché l'asta, arrivata sotto la nuda mammella
vi rimase confitta e bevve profondamente il virgineo sangue.

https://machiave.blogspot.com/2014/07/la-vergine-camilla-in-battaglia.html

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