lunedì 21 aprile 2025

L'apprendistato dell'amore


Secondo una tradizione quanto mai classica (Dafni e Cloe) i due ragazzi si innamorano l’uno dell’altra, ma non sanno spiegarsi i propri sentimenti e non hanno il coraggio di confessarli, anche se noi lettori sappiamo che i due sono promessi l’uno all’altra dalla nascita. E' il tema di Paul et Virginie, romanzo pubblicato per la prima volta nel 1788 da Bernardin de Saint-Pierre. L'apprendistato dell'amore ricompare sullo schermo con le numerose trasposizioni cinematografiche e televisive di Paul et Virginie. A loro volta Dafni e Cloe danno luogo a un film minimalista nel 1963, Giovani prede (titolo italiano). Lo stesso tema si ritrova ancora in due pallidi e imperfetti surrogati, prima John and Mary (1969, interpretato da Dustin Hoffman e Mia Farrow), poi Laguna blu (1980).  

Tommaso Braccini
Quante avventure per leggere i classici!
Il Sole 24ore, 20 aprile 2025 

Il romanzo forse non è tra i generi letterari per i quali l’antichità è più famosa. Più facile pensare a tragedie, commedie, poemi e opere storiche. Eppure, Greci e Romani coltivavano anche i romanzi. Tra questi, ce n’è uno che da quasi duemila anni sa ammaliare i lettori che lo incontrano sulla loro strada. Sono Le avventure pastorali di Dafni e Cloe dell’oscuro Longo Sofista, la storia dei due teneri trovatelli che, crescendo insieme nel paesaggio bucolico dell’isola di Lesbo, scoprono insieme l’amore. Goethe, che l’adorava, raccomandava di leggerla almeno una volta l’anno, per rigenerarsi nella sua grazia e bellezza. Come in ogni romanzo d’amore che si rispetti, il primo bacio tra i protagonisti è uno dei vertici della narrazione. Per ironia della sorte, tuttavia, quest’episodio cruciale è rimasto ignoto per lunghissimo tempo ai tanti lettori che si sono lasciati incantare dai due pastorelli di Longo Sofista. Le pagine con il primo bacio di Dafni e Cloe, infatti, erano sopravvissute in un unico manoscritto, ignorato da tutti, conservato a Firenze. Fu un dotto ufficiale dell’esercito napoleonico, Paul-Louis Courier, ad accorgersi per primo che quel codice era l’unico a contenere il testo integro del romanzo. Fu lui il primo, tra i moderni, a leggere di quando la dolce Cloe, per impulso, accosta finalmente le sue labbra a quelle di Dafni, con un bacio «inesperto e ingenuo», ma che incendiò il cuore del ragazzo. E soprattutto fu lui, Courier, a decidere, come un amante geloso, di custodire solo per sé questa scena, e di rivendicarne per sempre il monopolio. Sì, perché subito dopo aver terminato di trascriverla, tra i tavoli della Biblioteca Laurenziana, Courier, per una “disattenzione” alla quale forse non avrebbero creduto nemmeno i due candidi pastorelli, infilò proprio tra le pagine inedite una carta assorbente zuppa d’inchiostro, che si incollò alle righe coprendone i ghirigori bizantini con un’impenetrabile coltre di nero. Si cercò di staccare quel foglio maledetto, ma il testo sottostante era ormai illeggibile, ancor più dopo uno scriteriato trattamento smacchiante con un nuovissimo ritrovato, l’acido muriatico. Scoppiò uno scandalo. I bibliotecari fiorentini denunciarono l’ufficiale, che tuttavia riuscì a farla franca potendo godere di alte protezioni. E la sua trascrizione, a tutt’oggi, è ancora fondamentale per integrare la storia di Dafni e Cloe. Ma resterà per sempre il dubbio che Courier abbia travisato qualcosa.

Gustave Flaubert, Emma Bovary, capitolo VI, traduzione di Gabriella Pesca Collina

Emma aveva letto Paolo e Virginia e aveva sognato la casetta di bambù, il negro Domingo, il cane Fido, ma soprattutto la tenera amicizia di un buon fratellino che va a cogliere frutti rossi su grandi alberi più alti dei campanili o che corre a piedi nudi sulla sabbia per portarvi un nido di uccelli.

Guido Gozzano, Paolo e Virginia (estratto)

Ti chiamavo sorella, mi chiamavi
fratello. Tutto favoriva intorno
le nostre adolescenze ignare e belle.
Era la vita semplice degli avi,
5la vita delle origini, il Ritorno
sognato da Gian Giacomo ribelle.
Di tutto ignari: delle
Scienze e dell’Indagine che prostra
e della Storia, favola mentita,
10abitavamo l’isola romita
senz’altro dove che la terra nostra,
senz’altro quando che la nostra vita.
Le dolci madri a sera
c’insegnavano il Bene, la Pietà,
15la Fede unica e vera;
e lenti innalzavamo la preghiera
al Padre Nostro che nei cieli sta...

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