Lelio La Porta
Essere "gettati" nel mondo prima di riscoprire il pensiero di Marx
il manifesto, 15 aprile 2025
Esistenza I, Esistenza II, Esistenza III sono tre scritti di Cesare Luporini pubblicati nel 1941 dalla rivista di letteratura «Argomenti», costretta dal fascismo, in quanto periodico di opposizione, a chiudere i battenti alla fine dell’anno. Nel 1943, nell’ambito di una discussione sull’esistenzialismo che avvenne fra l’inizio dell’anno e il mese di marzo su «Primato», il quindicinale di Bottai, con la partecipazione di Nicola Abbagnano, Enzo Paci, Armando Carlini, Ugo Spirito, Francesco Olgiati, Augusto Guzzo, Pantaleo Carabellese, Camillo Pellizzi, Galvano della Volpe, Antonio Banfi, Luporini si propose con un Intervento. Fra gli scritti del 1941 e l’Intervento del 1943 va collocata la pubblicazione della prima edizione (la seconda uscirà nel 1945 per l’editore Sansoni), presso Le Monnier di Firenze, di Situazione e libertà nell’esistenza umana. Finalmente il libro torna a essere a disposizione delle lettrici e dei lettori in un’edizione che ripropone quella del 1942 (C. Luporini, Situazione e libertà nell’esistenza umana, Prefazione di G. Mele, Editori Riuniti, pp. 304, euro 19,90). Nella prefazione, nel corso della quale ripercorre, fra le altre cose, la vicenda culturale e politica del filosofo ferrarese, Mele fornisce una sintesi di quelli che sono i contenuti del libro: «le suggestioni del neoidealismo, l’analitica esistenziale heideggeriana, [lo schiarimento dell'esistenza] la «Existenzerhellung» di Jaspers, la finitezza kantiana, la teoria dei valori e dell’uomo di Scheler, il dolore esistenziale di Leopardi, Marx nonostante il difficile approccio iniziale, l’ispirazione morale di Michelstaedter, la dimensione spirituale di Aldo Capitini in un quadro filosofico di grande intensità teorica ed emotiva».
QUESTI CONTENUTI sono sviluppati attraverso due parti intitolate rispettivamente Il qualunque esistere e Il genuino esistere, composte rispettivamente da quattro e da sei capitoli. All’epoca della stesura del libro Luporini aveva già maturato una scelta antifascista avvenuta nel 1930 dopo aver ascoltato un discorso di Mussolini a Firenze. Il suo antifascismo, che, peraltro, inizialmente, poco si conciliava con il marxismo, e la sua impostazione filosofica che tendeva a ricercare una via d’uscita dal neoidealismo italiano di stampo crociano e gentiliano e dal positivismo, lo avvicinarono all’esistenzialismo approcciando il quale l’incontro con Heidegger, anche incontro diretto (lo frequentò nel periodo 1931-1933), diventava quasi d’obbligo («il fallimento del mio marxismo mi spostò verso l’esistenzialismo, era arrivata notizia della novità profonda della filosofia di Heidegger», dirà Luporini in un’intervista rilasciata a Mele).
I DUE TEMI PORTANTI di Situazione e libertà, che forniscono, peraltro, il titolo alle due parti del lavoro, risentono, soprattutto «il qualunque esistere», della lezione del filosofo tedesco: si tratta, infatti, della situazione in cui si trova l’essere umano nel momento in cui, fin dalla nascita, è gettato nel mondo. Scrive Luporini: «si nasce nel qualunque esistere. Si nasce in questo peccato originale». Il senso profondo di questa gettanza o gettatezza (la «Geworfenheit heideggeriana», puntualizza Mele) è nella domanda che l’uomo si pone nel momento in cui si trova nel mondo: mi trovo qui senza averlo voluto ma ora che fare? Come passare dal «qualunque esistere» al «genuino esistere»? È dall’interno del «qualunque esistere» che si genera il «genuino esistere, cioè me medesimo, e di rado in modo così puro da averne pura gioia di vita». E questa gioia di vita, questo riconoscimento di sé da parte di se medesimo è l’atto della libertà: «Esser libero vuol dire essere affidato a se stesso, cioè avere affidato a se stesso la propria libertà».
PER SOTTRARSI al «qualunque esistere» della società individualista, nella quale è ridotto a atomo fra altri atomi, l’essere umano, che è esso stesso il problema della libertà, è libero di scegliere quei valori che possano porre la sua condizione nella situazione dell’esistere genuino, della gioia di vita. Proprio a questo livello del problema Luporini, come da lui stesso affermato, cominciò ad abbandonare il filosofo della Foresta Nera, la cui riflessione teoretica si indirizzava angosciosamente sul versante della vita per la morte, e riscoprì Marx e nel mentre si iscriveva al Pci.
Forse l’epigrafe con cui si apre l’Intervento sull’esistenzialismo del 1943, che non fu pubblicata allora in quanto il fascismo era ancora al potere, può essere un indizio di questa svolta morale, politica e intellettuale? La citazione usata da Luporini è tratta dalla marx-engelsiana Sacra Famiglia e suona nel modo seguente: «le volte ipocrite della speculazione che costruisce a priori».
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