sabato 5 aprile 2025

Il successo del Gattopardo






Gioacchino Lanza Tomasi
Tutto su mio padre il Gattopardo che trasformò la decadenza in una favola di famiglia
La Stampa, 5 aprile 2025

Umile, scritto in un linguaggio che propende al vernacolo più che al letterario, in punta di piedi, ingenuo a tratti per l’oleografia della trama, il Gattopardo ha ritrovato il filo del romanzo della fuga, della narrativa occidentale che canta la grande evasione, dal Don Quijote in poi. E la sprezzante definizione di Contini «un Proust popolarizzato» è al tempo stesso la garanzia del suo successo. Chi vuol trovare un modello di vita nostalgicamente e appagantemente eroica, chi per dirla con le parole di Lampedusa, dello sforzo quotidiano che la civiltà contemporanea esige da ciascuno di noi «non ne può proprio più» (l’invito al suicidio in Lighea) ha trovato nel Gattopardo un riscontro al proprio stato d’animo.

La vocazione letteraria era giunta tardiva e quale soluzione al problema della vita, era stata una soluzione del terribile quesito della propria identità ed al tempo stesso una soluzione che aveva incredibilmente abbreviato i tempi del tirocinio artistico, della ricerca di una identità stilistica. In tale quadro il Gattopardo si pone quale ultimo frutto di una cultura del trapasso, tardivo perché nato in Sicilia, dove appunto il trapasso è ancora in corso ed è tremendamente tardivo.

Il Gattopardo è il Lindenbaum della Sicilia pre autonomia siciliana, della Sicilia che muore sotto l’esplosivo della seconda Guerra Mondiale per non più risorgere. Il Lied è presente nella discoteca di Hans Castorp, rinchiuso ormai da anni nel suo Zauberberg. E Mann ci spiega quel che esso è e quel che esso significhi per il suo fruitore. «Un oggetto spiritualmente importante, significativo, è appunto significativo in quanto esso accenna a mondi che si estendono oltre di lui, in quanto è al tempo stesso espressione e rappresentante di una spiritualità comune di un universo di sentimenti e pensieri che ha trovato in esso una sua completa immagine spirituale, ed è da questa immagine che noi possiamo misurarne il grado di significato». E come il Lied di Schubert ci parla di un tempo felice, distante eppur sentimentalmente presente, con la consapevolezza di un uomo e di una generazione che sa, così Giuseppe Tomasi sa che le vigne di cui parla sono sparite con il loro vino, ma sa anche che l’emozione della sua trenodia è il solo mezzo con cui la favola dei campi opimi potrà durare nella rimembranza.

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