giovedì 10 aprile 2025

Jurij Gagarin, cosmonauta



Barbara Gallavotti, Racconti di scienza, Oggi, 10 aprile 2025

Il 12 aprile del 1961 il primo essere umano lascia il nostro pianeta. È il cosmonauta sovietico Jurij Gagarin, di 27 anni. Rannicchiato nella capsula della missione Vostok 1, fu la prima persona a vedere la Terra da una quota che toccò i 327 chilometri. Da lassù osservò: «Il cielo è nero, e lungo il bordo della Terra, vicino all’orizzonte, c’è una bellissima aureola azzurra». Per quella frase, sostanzialmente ribadita da tutti gli astronauti che lo hanno seguito, da allora la Terra viene soprannominata “il pianeta azzurro”.

AMERICA E URSS, COSÌ VICINE DALL’ALTO


Meno di un’ora dopo essere partito dal cosmodromo di Bajkonur, oggi in Kazakistan, Gagarin sorvolava l’America: forse nessuno aveva mai percepito così chiaramente fino a che punto siano piccole le distanze fra nazioni anche nemiche e con visioni del mondo opposte. Stati Uniti e Unione Sovietica avevano iniziato da tempo la corsa per la conquista dello Spazio, e ora Gagarin stava consentendo al suo Paese di mantenere il vantaggio sancito il 4 ottobre 1957, quando sempre l’Unione Sovietica era stata la prima a mandare in orbita un satellite, il leggendario Sputnik.

Gli americani, fino a quel momento si erano ritenuti più avanti dei concorrenti.

Un mese dopo il successo si ripete e questa volta lassù va un essere vivente, la cagnetta Laika. Passa ancora un mese e gli statunitensi cercano una rivincita e convocano la stampa mondiale per assistere al lancio del primo satellite americano: Vanguard TV3. Ma al decollo il razzo ricade sulla rampa e i serbatoi esplodono. Un satellite americano nello Spazio arriva solo il 31 gennaio del 1958.

Tornando a Gagarin, il suo volo dura 108 minuti, il tempo di compiere un’orbita completa intorno alla Terra e ritornare sopra la Russia. A 7 mila metri dal suolo, viene espulso dalla capsula e scende con un paracadute. Pare che le prime a vederlo, dopo aver toccato il suolo e ancora vestito con la tuta spaziale, siano state una contadina e sua nipote di sei anni. «Davvero vieni dal cosmo?», gli avrebbero chiesto incredule. E lui: «Proprio da lì», e avrebbe offerto loro la cioccolata che aveva in tasca. A differenza degli astronauti americani, che da lì a poco avrebbero cominciato a rientrare sulla Terra ammarando nell’oceano, per i primi cosmonauti sovietici era previsto un atterraggio. E così questa scenetta si è ripetuta più volte. Due anni dopo, Valentina Tereshkova, prima donna nello Spazio, atterra in Siberia e venne accolta da contadini che le offrono da bere, così che i soccorritori la trovano che brinda felice.

Alla fine, la corsa allo Spazio fu vinta dagli americani, grazie alla missione Apollo 11 che portò gli esseri umani sulla Luna il 21 luglio del 1969. Gagarin era morto l’anno prima in un incidente, ma fra gli oggetti deposti dagli astronauti sul nostro satellite c’è una medaglia con il suo nome.

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