Ecco
una cosa che non ti aspetti. Il sentiero dei nidi di ragno è un
romanzo che intreccia il realismo e la fiaba, la narrazione ruota
intorno a due personaggi principali, il ragazzo Pin e il partigiano
Kim. Due monosillabi per designare due polarità, quella infantile (e
in parte fiabesca) e quella adulta improntata al realismo. L’oggetto
è rappresentato dall’esperienza partigiana. Lo scontro armato è
quasi assente dalla narrazione. Quando si verifica, non viene mai
rappresentato direttamente, è osservato da lontano, in un caso è
solo percepito attraverso i suoni che produce. E l’amore? Pin è
fratello di una prostituta, vive con lei nella stessa casa. Segue gli
incontri di lei con i clienti. Non si può definire amore quello che
accade ogni volta con i maschi di passaggio. Il romanzo contiene
tuttavia una lunga sequenza dedicata all’intreccio tra la passione
carnale e l’impulso distruttivo, tra eros e thanatos. La vicenda
occupa un intero capitolo, il decimo.
In
apertura ci sono gli uomini che si preparano per la battaglia. Girano
con movimenti silenziosi intorno al casolare che è il loro rifugio
temporaneo. Non c’è la morte nei loro pensieri. Gli uomini
sembrano pensare ad altro che al loro destino. Pensano al destino
delle coperte che dovranno portare con sé. Ed è già la morte che
fa capolino: “la perderanno scappando, forse s’inzupperà di
sangue mentre loro muoiono, forse la prenderà un fascista e la
mostrerà in città come bottino”. Ecco la morte che cacciata dalla
porta rientra dalla finestra. La coperta che si inzuppa di sangue
mentre muoiono. L’amore arriva subito dopo.
Tra i partigiani
c’è un’unica donna, Giglia, la moglie del cuoco. Ha gli occhi
verdi e muove il collo come una schiena di gatto. In un episodio
precedente assistiamo al suo risveglio, lei “ascolta i discorsi
degli uomini carichi di voglia”, è un naturale oggetto del
desiderio, “sente tutti gli sguardi che s’avvicinano a lei come
una schiera di bisce tra il fieno”. Calvino moltiplica, come
vedremo le metafore naturalistiche nel racconto della vicenda. Giglia
si è poi alzata ed è andata alla fontana a lavarsi. Gli uomini sono
rimasti nel casolare “con pensieri di lei che sì apre la camicia e
s’insapona il seno”. Solo uno la segue e va a lavarsi anche lui:
è il comandante del distaccamento, il Dritto, che, come si capisce
poco più in là, ha con lei un legame di reciproca attrazione. Più
tardi, tra i due si è venuta sviluppando tutta una complicità di
sguardi e di gesti: “La Giglia sta ginocchioni vicino al fuoco
accanto al marito che bada a nutrire la fiamma; intanto segue i
discorsi e gira intorno gli occhi verdi. E ogni volta i suoi occhi
s’incontrano con quelli ombrati del Dritto e allora anche il Dritto
ride, col suo sorriso cattivo e malato e rimangono con gli sguardi
incrociati, finché lei non abbassa gli occhi, e sta seria”.
Contatto stabilito. Quando Pin si mette a cantare “chi bussa alla
mia porta”, ha l’idea di provocare la Giglia e le chiede: "chi
vorresti ti bussasse alla porta?" Poi la Giglia ha smesso di porgere la legna
al marito per alimentare le fiamme e tra i due si sviluppa un gioco, si
passano la legna da mettere sul fuoco senza badare al volume
crescente delle fiamme. Prima che si arrivi all’incendio Pin chiede
alla Giglia: “Chi vorresti che ti bussasse alla porta, dimmi un
po’, Giglia . Fa Pin, - quando tuo marito non è in casa?” La
donna abilmente schiva la trappola.
C’è un ulteriore
sviluppo, poco tempo dopo: “Il Dritto ha preso la mano di Giglia,
con l’altra mano le ha tolto la saggina e l’ha buttata nel fuoco,
ora lascia la mano di Giglia e si guardano”. Dal contatto alla
connessione. Il gioco si è fatto pericoloso, in quanto i due non
hanno badato a tenere basse le fiamme, così alla fine scoppia un
incendio. Questo l’antefatto.
Torniamo al capitolo decimo. Ed
ecco l’amore che si affaccia all’orizzonte. L’amore o il
desiderio. In precedenza il Dritto ha già detto a più riprese di
essere malato. Di più, sentiva sempre più il desiderio di lasciarsi
andare alla deriva. Quanto alla battaglia che si preparava si è
informato di ciò che avrebbe fatto il cuoco: “Il Dritto ha seguito
la spiegazione con piccoli cenni d’assenso, inframmezzati da scosse
del capo. – Nessuno escluso, - ripete, - nemmeno il cuoco? – e si
fa attento”. E così il giorno della battaglia è chiaro che
anche il cuoco andrà con gli altri, incontro ai nemici. E la Giglia,
allora? Il cuoco vorrebbe mandarla via: “Dritto digli che se ne
vada, che non può restare qui sola”. Il comandante si oppone: “No,
- dice. – Meglio che resti qui”. Con il che, lei torna nel
casolare a dormire. Il Dritto continua a dare ordini e
stabilisce che sarà un altro partigiano, Cugino, a prendere il
comando: “Io sono malato, - dice. – Io non posso venire”. Ecco,
ora tutto vada come vada come vuole. Gli uomini non hanno detto
ancora niente. “sono un uomo finito”, pensa il Dritto. Ora tutto
vada come vuole”. Gli uomini non capiscono cosa lo spinge a fare
così, nemmeno lui – suggerisce Calvino – sa bene il
perché.
Invece Pin, il ragazzo Pin, ha capito, “è
attentissimo, la lingua tra i denti, gote accese. Là, mezzo sepolta
nel fieno, c’è Giglia, con quel suo seno caldo sotto la camicia da
uomo”. Lei non sopporta il caldo, “non fa che rigirarsi” nel
fieno. Il desiderio. S’è perfino alzata, si è messa nuda e Pin
l’ha vista: “Mentre nella vallata infurierà la battaglia, nel
casolare succederanno cose strabilianti, cento volte più eccitanti
della battaglia”.
Ricompare qui il tema della morte. Il
falchetto del cuoco “non la smette di gridare roteando gli occhi
gialli”. Gli uomini protestano: - Fallo star zitto! Fallo star
zitto! Porta sfortuna! Ci chiama i tedeschi addosso!”. E il
falchetto diventa una vittima sacrificale. Il cuoco lo tiene stretto
tra le ginocchia e gli tira il collo: “Alé. Adesso siete contenti.
Siete tutti contenti adesso. Alé”. La morte.
Intanto il
Dritto è finito anche lui nel casolare, tra il fieno, con la Giglia:
“La donna e l’uomo dormono una qua e uno là, in due angoli
opposti, involti nella coperta”. Pin sa come andrà a finire: “E’
il giorno della battaglia! Come mai non si sentono spari? E’ il
giorno in cui il comandante Dritto farà la festa alla moglie del
cuoco!”
Se la conclusione sembra già decisa, per arrivare al
dunque ci vorranno una serie di passaggi, come nel corteggiamento
animale. In un primo tempo Pin ha addirittura l’impressione
che “il fatto” sia già successo, ma si sbaglia: “- Ben fatto
tutto? – chiede. – Cosa? Fa Giglia. Pin non risponde: la guarda
di sottecchi con una smorfietta a grugno. – Mi sono alzata adesso,
- dice la Giglia, angelica. “Ha capito, pensa Pin, - vacca. Ha
capito”.
In realtà, sul momento, la donna ha un’espressione
tesa, il Dritto a sua volta non sorride, si succhia i denti. C’è
uno scambio di battute tra l’uomo e Pin sulla battaglia che non
comincia. Si apre invece un dialogo tra il Dritto e la Giglia. Lui fa
la parte del malato, non vuol mangiare nulla, poi accetta di bere il
brodo. Lei gli chiede perché non è andato con gli altri. Di nuovo
il Dritto mostra di non avere le idee chiare su quello che gli
succede. Dopo di che, prende l’iniziativa: “La Giglia è seduta
più in alto di lui. Lo guarda a lungo aspirando a tutte narici. –
Ho voglia di fare un po’ quel che mi pare, - le dice il Dritto, a
occhi gialli. Le ha messo una mano sul ginocchio”. La connessione
ritrovata.
Amore (tenerezza) e morte si intrecciano nelle
battute successive del dialogo:
“ -
Dritto, e se ti facessero qualche cattivo scherzo, - dice la
Giglia.
Il Dritto le si è avvicinato, ora le è accucciato ai
piedi.
-
Non m’importa di morire, - dice. Ma ha le labbra che gli tremano,
le labbra da ragazzo malato. – Non m’importa di morire. Ma prima
vorrei… Prima…”
Tiene il capo riverso e guarda Giglia da
sotto in su, alta sopra di lui”.
Il
non detto e il linguaggio del corpo. Anche nella Bibbia, Ruth si
accuccia ai piedi di Booz, prima di congiungersi a lui.
Si apre
allora tutta una sequenza con Pin che appare e scompare, mentre il
pensiero va ogni tanto alla battaglia che tarda a scatenarsi: “Il
Dritto si scuote. – Non sparano, - dice. - Non sparano fa Pin. Il
ragazzo sa che a un certo punto dovrà eclissarsi. Se non lo sa
in modo cosciente, lo sente e agisce di conseguenza. Viene
mandato a prendere un po’ d’acqua. Il gioco della tenerezza
riprende a parti invertite: “- Sei pallida, Giglia, - dice il
Dritto. E’ in piedi dietro di lei, coi ginocchi le tocca la
schiena. – Forse sono malata, - dice la Giglia in un soffio”. Pin
sottolinea il gioco delle parti mettendosi a cantare, infila “uno
di quei ritornelli monotoni che non finiscono mai”. Subito il
corteggiamento fa un deciso passo avanti: “L’uomo le ha messo le
mani sulle guance e le ha voltato in su la testa”. Ancora il
linguaggio del corpo: ti voglio. E continua: “Ora sempre standole
dietro l’ha presa per le spalle e la tiene per le ascelle”.
Di
nuovo un siparietto: “- Non sparano, dice. – Neh? Non sparano
proprio…-dice Pin”. Stanno zitti”. Pin si avvia a prendere
l’acqua, torna indietro e già immagina quello che sta per
succedere: “Saranno già per terra uno sull’altro, mordendosi la
gola come i cani!” E invece no: “Sono sempre lì invece. Il
Dritto ha le mani sotto i capelli della donna, nella nuca e lei fa un
movimento da gatta, come per sfuggirgli. Si voltano subito, di
scatto, sentendo lui”. La presa di possesso, il gatto e il topo.
Per gioco, si capisce.
Ancora il pensiero della battaglia:
“Il Dritto continua a passarsi la mano sulla fronte: - Non sparano
ancora, - dice, Chissà cosa succede”.
Pin si rende conto di
dover aspettare, non gli conviene tornare troppo presto con
l’acqua. Ne approfitta per fare i suoi bisogni e,
mentre si sforza, trova che è bello “pensare al Dritto con la
Giglia, che si rincorrono fra i ruderi della cucina o agli uomini
condotti a inginocchiarsi nelle fosse, al tramonto, nudi e gialli,
tutte cose incomprensibili e cattive, con uno strano fascino, come le
proprie feci”. Di nuovo amore e morte, di nuovo il linguaggio del
corpo per esprimere la sensibilità al richiamo confuso delle
pulsioni vitali e distruttive.
Nella cucina la schermaglia
amorosa si è fatta ancora più intensa: “tutte le patate sono
rovesciate in terra. La Giglia è in un angolo, al di là dei sacchi
e della marmitta e ha il coltello in mano. La camicia da uomo è
sbottonata: ci sono i seni bianchi e caldi, dentro! Dritto è al di
là della barriera, la minaccia col coltello. E’ vero: si stanno
inseguendo, forse si feriscono. Invece, ride; ridono tutti e due, è
uno scherzare che fa pena, ma ridono”. Sembra l’amore descritto
da Lucrezio nel De rerum natura: desiderio e sofferenza
alla ricerca del piacere. Il desiderio: quando Giglia s’attacca al
fiasco e beve, Il Dritto le guarda le labbra.
Torna il pensiero
della battaglia: “Poi dice: - Non sparano ancora. Si volta verso
Pin: - Non sparano ancora, - ripete. – Che succederà laggiù?”.
Pin si mette a scherzare. Allora i due si guardano e ridono: “Ma
Pin capisce che non ridono per quello che ha detto lui, che è un
riso tutto loro, segreto, senza ragione”. O con ragione: l’estasi
amorosa segue il suo corso, i due sono complici e si capiscono al di
là delle parole.
Ancora la morte: “Su un roveto, a pochi
passi da loro, c’è il falchetto stecchito, impigliato per le
ali”. Uno scambio di battute tra i due amanti e poi Pin
“guarda l’uccello morto, in mezzo ai rododendri: e se s’alzasse
morto com’è e lo beccasse in mezzo agli occhi?”. Il rimorso per
l’uccisione si traduce in vendetta paventata. Il Dritto ordina a
Pin di seppellire il falchetto. Si manifesta allora l’intreccio
tra il pensiero della fine e quello dell’accoppiamento:
“Pin è solo sulla terra. Sotto la terra, i morti. Gli altri
uomini, di là dai boschi e dai versanti, si strofinano sulla terra i
maschi con le femmine, e si gettano l’uno sull’altro per
uccidersi”. Poi l’immaginazione prende il sopravvento e rovescia
il quadro: “Verrebbe voglia di buttare il falchetto nella grande
aria della vallata e vederlo aprire le ali, e alzarsi a volo, fare un
giro sulla sua testa e poi partire verso un punto lontano. E lui,
come nei racconti delle fate, andargli dietro, fino a un paese
incantato in cui tutti siano buoni”.
L’incantesimo dura
poco, il lieto fine è solo sfiorato e subito la realtà ritrova
tutta la sua forza: “In quel momento scoppia un tuono e riempie la
valle: spari, raffiche, colpi sordi ingranditi dall’eco: la
battaglia!” Pin per un momento si aspetta di vedere i tedeschi,
irti di mitraglie, piombare su di lui. Allora invoca il suo
compagno partigiano: “Dritto!” Prende la fuga e continua a
chiamare: “Dritto! Giglia!” Corre nel bosco mentre la battaglia,
esplosa tutt’a un tratto dal suo sonno, “non si capisce dove sia,
forse è a pochi passi da lui”. Viene preso dallo spavento e invoca
di nuovo: “Aiuto! Dritto! Giglia!” e ancora: “- Dritto!
Giglia!” Niente, nessun segno di vita: “Dritto! Sparano!
Sparano!” Finalmente tutto diventa chiaro, all’epilogo della
battaglia corrisponde l’epilogo dell’amore: “Là, tra i
cespugli, una coperta, una coperta con avvolto un corpo umano che si
muove. Un corpo, no, due corpi, escono due paia di gambe,
intrecciate, sussultano”.
All’inizio della sequenza, la
coperta era associata alla morte. Adesso ritorna e avvolge l’amore.
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