venerdì 14 marzo 2025

Le condizioni di Putin




Marco Imarisio  Viviana Mazza
Tregua, le condizioni di Putin
Corriere della Sera, 14 marzo 2025 

Putin, sulla tregua in Ucraina, detta le condizioni. Non chiude, ma puntualizza che «dovrebbe portare a una pace a lungo termine e affrontare le cause di fondo del conflitto». Per il leader russo, che ha incontrato a Mosca l’inviato Usa Witkoff, «c’è ancora molto da discutere», probabilmente in una telefonata con Trump. «Dichiarazione promettente ma incompleta, molto deludente se rifiutasse», ha commentato Trump ricevendo il segretario generale della Nato Rutte. Kiev intanto si ritira progressivamente dalla regione russa di Kursk, mentre la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca Zakharova torna ad attaccare Mattarella: «Da lui menzogne e falsità».

Negli ultimi quattro anni, Vladimir Putin e Aleksandr Lukashenko si sono visti di persona venticinque volte. Per dire dei rapporti di forza, 23 di questi incontri si sono svolti in Russia, e solo due in Bielorussia. Mai come ieri però c’è stata una attesa così spasmodica per la fine dei loro colloqui, non certo dovuta ai nuovi accordi commerciali tra i due Paesi, ma al fatto che il Cremlino ha annunciato che al termine dei colloqui in corso con Lukashenko, Vladimir Putin avrebbe parlato. E avrebbe detto la sua sulla proposta di tregua mensile giunta da Usa e Ucraina, dopo che il suo primo assistente per la politica internazionale, il solitamente taciturno Yuri Ushakov, dopo aver confermato il viaggio nella capitale russa dell’inviato Usa Steve Witkoff, aveva raffreddato gli entusiasmi affermando che «una tregua provvisoria non serve alla pace, è utile solo a far riarmare l’Ucraina».

La premessa

Ma siccome a Mosca l’unica parola che conta davvero è quella del presidente, è cominciato un lungo conto alla rovescia. «Prima di tutto vorrei cominciare con parole di ringraziamento al presidente degli Usa, il signor Trump perché riserva alla questione ucraina tanta attenzione». Esaurita la premessa, un Putin prudente nell’eloquio è andato al punto. Sì alla tregua, ma con molte condizioni, con i tempi necessari alla Russia, e con un unico interlocutore, il presidente americano. «Noi accettiamo la proposta di cessare le azioni belliche, ma questo stop deve essere tale da portare ad una pace a lungo termine, eliminando le cause prime di questa crisi».

Vale la pena di riportare quasi per intero i sette minuti dell’intervento di Putin. «Il risultato dell’incontro americano-ucraino in Arabia Saudita viene presentato come una decisione presa da Kiev, sotto la pressione degli Usa. Io credo che la parte ucraina avrebbe dovuto chiedere di partire dalla situazione che si sta venendo a creare sul terreno. Sono appena stato nella regione di Kursk, ormai quasi completamente sotto il nostro controllo. Le truppe ucraine hanno solo due possibilità: arrendersi o morire. Capisco che per loro sia conveniente ottenere un armistizio. E noi siamo a favore. Ma ci sono delle cose da chiarire. Cosa facciamo con la parte ancora occupata della regione di Kursk? Se smettiamo le ostilità per 30 giorni, cosa significa? Che tutti coloro che vi si trovano, escono senza combattere. Li dobbiamo lasciar andare dopo che hanno commesso crimini di massa oppure il comando ucraino darà loro l’ordine di deporre le armi? Non è chiaro. E come si risolveranno le altre questioni lungo i duemila chilometri della linea di contatto? Le truppe russe stanno avanzando praticamente in ogni tratto. Come saranno utilizzati questi trenta giorni? L’Ucraina continuerà la sua mobilitazione forzata? Riceverà altre armi? Addestrerà altre unità da combattimento? Chi farà i controlli? Chi deciderà se la tregua è stata violata, e da chi? Sono quesiti che richiedono uno studio minuzioso da ambo le parti. C’è molto da discutere, anche con i nostri partner americani. Forse è necessario che io mi senta con il presidente Trump».

Le sanzioni

La risposta americana non si è fatta attendere. Trump ha definito «molto promettenti anche se incomplete» le dichiarazioni di Putin, dicendo che gli «piacerebbe molto» incontrarlo. Ha evitato di ripetere le minacce di sanzioni, ripetendo che bisogna porre fine «rapidamente» alla guerra. «Spero che facciano la cosa giusta», ha aggiunto, «altrimenti sarà un momento molto deludente per il mondo». Il presidente americano era affiancato dal segretario generale della Nato Mark Rutte, che non ha detto quasi nulla davanti alle telecamere, a parte chiedere di lavorare insieme per una Nato «rinvigorita». Trump ha spiegato che, per evitare che la tregua sia una «perdita di tempo», sono già stati discussi molti dettagli dell’accordo finale con gli ucraini («Quali pezzi di terra verrebbero tenuti e perduti», a chi andrà il «grosso impianto energetico», ovvero la centrale nucleare di Zaporizhzhya occupata dai russi) e ha chiesto al suo inviato a Mosca Steve Witkoff di fare altrettanto. Trump ha aggiunto che a Gedda gli ucraini hanno discusso con la delegazione americana anche del loro ingresso nella Nato. Ma «conoscono la risposta, la conoscono da 40 anni» è stata la sua conclusione. Che Putin avrà senz’altro apprezzato.

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