Gaia Piccardi, Sinner. Attrazione finale, Corriere della Sera, 25 gennaio 2025
Ha solo 23 anni, non è perfetto. Ce lo ricorda di continuo. «Devo migliorare in tante aree, non mi sento imbattibile ma so quanto ho lavorato per arrivare fin qui». Qui è Melbourne, capitale con New York del suo piccolo impero in rapida espansione. Dentro il fiume Yarra Jannik Sinner ha pescato il primo titolo Slam, imprimendo un’accelerazione improvvisa a una curva di crescita fin lì progressiva, e domani cercherà il terzo contro Sasha Zverev, che ha approfittato del ritiro per infortunio di Novak Djokovic.
Un anno fa era numero 4 del mondo, aveva meno muscoli e centimetri («È alto 1,95, nel 2023 il sito dell’atp riportava 1,89» precisa coach Cahill), arrivava sullo slancio di una rincorsa straordinaria (la finale alle Atp Finals, la prima Davis targata Sinner), s’innamorava. Quando Jannik dice che è legato a questa città perché in Australia sono successe «cose molto importanti dentro e fuori dal campo» allude a Anna Kalinskaya. Oggi è un uomo e un tennista diverso, molto cresciuto, però non ha potuto impedire che la tensione gli irrigidisse pensieri e muscoli nella semifinale con Ben Shelton: le rotazioni mancine dell’americano, forse qualche tossina residua del virus che gli ha tagliato il fiato con Rune, la responsabilità del campione in carica che subisce il break al primo game, pronti via, un passante di dritto in corsa a rientrare dell’americano e lui lì a guardare. C’è stato un secondo break, 6-5 per Shelton, e a ruota si sono presentati a Jannik due set point da annullare. Ci ha pensato Crazy Ben, a disfare la matassa: due erroracci (i gratuiti alla fine saranno 55 contro i 26 dell’italiano) e la coerenza di trascinarsi gli strafalcioni di dritto dentro il tie break, il cliché che tra questi due si ripete abitualmente, addirittura cinque consecutivi, ma a quel punto Jannik aveva ripreso in mano le operazioni (7-2, 7-6) e non le avrebbe più mollate fino al capolinea (6-2, 6-2).
Da segnalare una bassa percentuale di prime palle (57%) e un certo nervosismo, sfogato in un paio di microgesti di stizza contro se stesso e in una rara imprecazione («Ca..o»), una smorfia legata alla rigidità della schiena in atterraggio da uno smash e due interventi del fisioterapista del torneo, che ha massaggiato le cosce di Sinner come al Roland Garros l’anno scorso nella semifinale con Alcaraz. La catena di trasmissione: Jannik ha segnalato il disagio al suo box, il fisio nuovo Ulises Badio gli ha consigliato il massaggio, Jannik ha chiesto l’intervento dello specialista. «Ho avuto i crampi — ha confermato dopo il match —, è tutto a posto. Più crampi mentali che fisici: non mi preoccupo. Ho iniziato il torneo senza sapere con precisione come stavo e non c’è stato un giorno uguale all’altro».
Il prossimo strumento di conoscenza di sé si chiama Sasha Zverev, è alto 198 cm, è staccato al secondo posto in classifica di 4.195 punti, quindi non riuscirebbe a sfilare la poltrona al più forte nemmeno vincendo l’australian Open, che mette in palio 2000 punti. Però vuole il primo titolo Major della carriera (a 27 anni questa è la sua terza finale, la prima a Melbourne) più di ogni altra cosa al mondo. Serve come un drago (67 ace in sei incontri, punte di velocità a 222 km all’ora), sa rispondere e tenere la diagonale del rovescio, l’architrave del castello altoatesino. È da temere anche perché, a differenza di Alcaraz, per un set Zverev ha saputo gestire con maestria il malanno di Djokovic, semovente eppure efficace, prima dell’inevitabile forfait. Ed è proprio a lui che il Djoker dieci volte re d’australia (promette di tornare, se il recupero dallo stiramento alla coscia sinistra glielo permetterà vorrebbe giocare l’atp 500 di Doha a febbraio, passata la delusione ridiscuterà i termini della bromance [stretto rapporto, non sessuale, tra due o più uomini] con Murray) affida il compito di sollevare la coppa. «In finale farò il tifo per Sasha perché si merita il suo primo Slam» ha detto prima di ripartire per Belgrado. L’endorsement a Zverev, che dopo l’appoggio a distanza alle invettive anti Sinner dell’amico e partner di doppio Nick Kyrgios verrà vissuto dai tifosi di Jannik come l’ennesimo atto ostile da parte del Djoker, non ha turbato il favorito: «Massì, ci sta, lo capisco. Sono amici, non c’è nessuna cattiveria verso di me. È tutto a posto». Ha solo 23 anni, ma come disinnesca le mine lui, nessuno.
https://machiave.blogspot.com/2025/01/gli-australian-open-di-tennis.html
Nessun commento:
Posta un commento