Valentina Colosimo, Giacomo Leopardi - Il poeta dell'infinito: Si può raccontare Leopardi senza gobba? Vanity Fair, 10 gennaio 2025
Con quattro milioni di spettatori, Giacomo Leopardi - Il poeta dell’infinito, la serie tv diretta da Sergio Rubini, ha vinto la gara degli ascolti di ieri sera. Ma c’è qualcosa di curioso e potenzialmente controverso nel tentativo di trasformare la vita di Giacomo Leopardi in una fiction televisiva. Non che il poeta di Recanati non meriti attenzione, ma la sua esistenza non è esattamente materiale da serie tv: anni (tantissimi) passati chiuso in una stanza a studiare e a scrivere, qualche trasferta, diciamo così, un mezzo amore. Eppure, eccoci qui, con una serie che tenta l’impresa: rendere avvincente la vita - soprattutto interiore - di Leopardi.
Partiamo dalla scelta più dirompente: rappresentare Giacomo come un bel giovane, senza gobba (l’interprete è il bravo Leonardo Maltese). È una decisione audace e comprensibile. Concentriamoci sull’interiorità, sembrano dirci gli sceneggiatori, e non sulla fisicità, che rischia di trasformarsi in cliché. L’intento è nobile: evitare di ridurre Leopardi a uomo vittima del suo corpo e delle sue sofferenze fisiche, spostando l’accento sul genio del pensiero e sull’universalità della sua poesia. Ma la scelta si presta a riflessioni critiche. La fisicità non è mai irrilevante, nemmeno nel caso di Leopardi. Il suo corpo fragile, la gobba, il dolore cronico: non si tratta di semplici dettagli biografici, ma di una parte integrante della sua esperienza del mondo. Ignorarla rischia di impoverire il ritratto complessivo.
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