Percy Bysshe Shelley, La nuvola (1820), traduzione di Roberto Mussapi
Quella ragazza sferica grave di bianco fuoco
che i mortali chiamano luna,
scivola baluginando sul mio vello
disteso dai venti di mezzanotte
e ovunque il passo dei suoi invisibili piedi
- che solo gli angeli sanno udire -
abbia sfrangiato il tessuto del mio tetto sottile,
appaiono e spiano le stelle sul fondale.
E rido nel vederle roteare e fuggire
come uno sciame di api d'oro,
e allargo lo strappo della tenda fatto dal vento
finché i fiumi sereni, i laghi ed i mari
come lembi di cielo precipitati,
sian lastricati di stelle e di luna.
That orbèd maiden with white fire laden,
Whom mortals call the moon,
Glides glimmering o'er my fleece-like floor,
By the midnight breezes strewn;
And wherever the beat of her unseen feet,
Which only the angels hear,
May have broken the woof of my tent's thin roof,
The stars peep behind her and peer;
And I laugh to see them whirl and flee,
Like a swarm of golden bees,
When I widen the rent in my wind-built tent,
Till the calm rivers, lakes, and seas,
Like strips of the sky fallen through me on high,
Are each paved with the moon and these.
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