sabato 25 gennaio 2025

Il filosofo triste






Gaetano Pecora"Mio caro Bobbio, basta pessimismo, la vita è così bella"
La Stampa Tuttolibri, 25 gennaio 2025

Ogni libro ha il suo luogo privilegiato. Nel senso che c'è sempre un capitolo, un paragrafo, magari una pagina sola che spiega la ragione prima per cui esso viene proposto all'attenzione del lettore.

Voi cercate nelle note della lunga intervista che Bobbio rilasciò a Pietro Polito nel 1996 e che, arricchita, viene ora riproposta dall'editore Biblion. Cercate là: quello è il luogo privilegiato. Là c'è il segreto della sua vita. E come ogni vita anche questa brulica di tante cose che solo Polito poteva setacciare dallo sterminio delle carte bobbiane. E infatti, la frequentazione più che ventennale con l'archivio personale del Maestro, insieme con la capacità scrutatrice di un cuore fedele, gli ha permesso di cavare da lì e quindi di trasfondere nelle note alcune preziosità sconosciute ai più (allievi compresi).
Valga per tutte la nota dove è riportato lo scambio di battute tra un uomo nel pieno vigore delle sue forze (Bobbio allora aveva 52 anni) e un vecchio che si trovava sulla stazione ultima della sua vita, l'ottantatreeenne Fausto Nicolini, il quale in risposta al più giovane che gli confessava il flagello di un «peccaminoso pessimismo» replicava così: «Lei è relativamente giovane, ha ingegno, buona cultura: perché si abbandona a quel cancro roditore che è il pessimismo? Io ho ottantatré anni circa; in questo malaugurato 1961, ho avuto l'immenso dolore di perdere, dopo circa sessant'anni di matrimonio, una moglie adorata; ho addosso mille malanni che, fra l'altro, mi rendono difficilissimo e quasi impossibile il camminare. Eppure – proseguiva il vecchio – trovo che la vita è bella; e quando mi immergo nel lavoro provo la stessa gioia che nel 1903 anno in cui scrissi il mio primo articolo per La Critica».
Bisogna ammetterlo: queste righe semplici ma di una dolcezza infinita prendono il cuore come di rado capita. Cuore o non cuore, resta comunque il fatto che Bobbio non si mosse mai da lì, da quella dolente insoddisfazione che spesso lo portava a scrivere pagine sconsolate come certi passi tristi della Bibbia. Ed è per questo che, tra tutti, egli sentiva Leopardi il più fraterno con i propri affanni. Solo però che la ragione di Leopardi era la ragione di un solitario, che si consumava dall'interno, corrosa dai suoi stessi acidi; quella di Bobbio invece fu anche questo, ma mai solo questo. Era pure la ragione che dispiegava se stessa secondo gli obblighi del dialogo razionale
Dove l'accento, badiamo bene, batte sull'aggettivo più ancora che sul sostantivo. Dialogo, sì, ma dialogo razionale. Che per essere razionale vuole il rispetto di alcune regole e l'obbedienza ad una precisa condizione. La prima (ma non l'unica) regola vuole che si stabilisca il significato delle parole impiegate nella discussione, donde l'insistenza, cortese ma implacabile, con cui Bobbio invitava gli interlocutori a chiarire il senso dei termini utilizzati (Socialismo, d'accordo: ma quale socialismo? Democrazia, sta bene: ma quale democrazia? Quale?....Quale? sempre quel "quale?" a cui Bobbio legava la fecondità stessa del dialogo). Quanto alla condizione, in tanto il dialogo riesce fruttuoso in quanto i due interlocutori pongono bene in evidenza le ragioni l'uno dell'altro senza mai tradirle per amore di polemica. Dunque non era soltanto per il tratto gentile della persona, era anche perché obbligatovi dal dialogo col prossimo che Bobbio, in uno dei suoi rari momenti di abbandono autobiografico, poteva scrivere così: «Ho imparato a rispettare le idee altrui, ad arrestarmi dinanzi al segreto di ogni coscienza, a capire prima di discutere, a discutere prima di condannare». Sono parole limpide, che ne fermano per sempre il profilo.
Ed è bello che di recente proprio queste parole abbiano ricevuto la loro solennità dal marmo in cui sono state scolpite e che ognuno può rimormorare tra sé passando per la sua casa di Torino. Voi le leggete e subito vi sta dinanzi, insieme con il Maestro grande, il ricordo di un uomo buono.
https://machiave.blogspot.com/2024/12/la-vicenda-di-un-altro-blog.html 

Nessun commento:

Posta un commento