lunedì 2 dicembre 2024

La maternità esaltata e negata



Antonello Caporale intervista Eva Cantarella
"Più donne al potere, ma meno diritti: è questo l'inganno"


Aumentano le donne al potere eppure regrediscono i diritti delle donne. Un bel paradosso professoressa Eva Cantarella.

Un paradosso solo per chi immagina che una donna al potere sia per ciò stesso una buona notizia per le donne.

Perché dovrebbe essere invece una cattiva notizia?

Se Giorgia Meloni proclama in piazza di essere “donna, madre e italiana”, e sviluppa nel trittico Dio, Patria e Famiglia il proprio impegno civile, beh siamo oltre una cattiva notizia. E mi fa specie che non si capisca subito.

E se invece si ritenesse esclusivamente ideologica la contestazione che lei fa?

Dov’è l’ideologia? Dov’è il pregiudizio? Legare l’identità femminile alla condizione di madre è di per sé una cintura di contenimento civile. È un’oratoria regressiva ed è un fatto che alcune donne sono dichiaratamente antifemministe.

Eppure Von der Leyen a Bruxelles, Meloni e Schlein a Roma, Le Pen a Parigi, Wagenknecht a Berlino per citarne solo alcune, dimostrano un potere rosa che si allarga e si consolida.

Lei però indicava un paradosso.

Almeno nel nostro Paese la contestazione politica dell’esercizio pieno del diritto all’aborto, la contestazione della parificazione dei diritti tra coppie eterosessuali e non, l’introduzione del reato universale in caso di gestazione per altri.

E qui siamo appunto nel cuore del paradosso. Il contenimento di questi diritti è frutto di un’azione politica che li ritiene preminenti rispetto ad altri problemi sociali. Perciò io dico: fate attenzione donne. La distinzione del buono e del cattivo non è il frutto di un regolamento di conti tra i due generi. E già che ci sono aggiungo: le quote rosa sono una fandonia, una fanfaluca.

Il potere femminile sviluppa – a guardare la mappa dell’Europa - una leadership prevalente nei partiti di destra invece che di sinistra. Curioso, no?

Sì, curioso (e preoccupante). E infatti la destra al governo accetta o almeno non contrasta lo squilibrio tra generi. La donna nel mondo del lavoro è generalmente meno tutelata dell’uomo. E vogliamo parlare del diritto alla maternità? Avere un figlio dovrebbe essere una scelta libera e consapevole dei genitori, e per la donna che lo mette al mondo, la gravidanza provoca un impatto fisico ed emotivo ancor più considerevole. Invece la maternità è nei fatti proibita a migliaia (milioni?) di donne che non possono gestirla economicamente né possono ottenere il tempo che necessita per affrontarla con serenità.

E poi c’è la cronaca, i casi di violenza, la triste sequela dei femminicidi.

È il potere muscolare del maschio che promuove queste feroci aggressioni ma è anche l’indice di una società malata e di rapporti ancora diseguali, ancora troppo enormemente sbilanciati.

Lei che ha narrato l’età del mondo antico, le gesta di tante donne, ha un nome da indicare e rievocare? Beh, la storia di Zenobia supera tutte. Siamo nel terzo secolo dopo Cristo, e questa donna trasforma il suo Stato in un regno che sarà della città di Palmira, ai confini del mondo arabo con quello romano. Una guerriera audace, cavallerizza notevole, dalla beltà inarrivabile ma anche dall’ambizione smisurata. Accrebbe i propri domini con l’occupazione dell’Egitto, della Bitinia e della Siria. Non si accontenterà di essere nei fatti la regina dell’Africa e dell’Oriente più vicino, ma sfiderà l’imperatore Aureliano.

Zenobia alla fine vince o perde?
Perde naturalmente. 

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