lunedì 16 dicembre 2024

Venaria. Con la cultura si mangia



Milena Gabanelli e Andrea Priante, Boom turistico Venaria rinata

Corriere della Sera, 16 dicembre 2024

Solo 17 anni fa era un dormitorio. Oggi è fra i siti monumentali più visitati d’italia. Cosa è successo a Venaria, paesotto alla periferia di Torino? Bisogna tornare alla primavera del 1996 quando Walter Veltroni, alla fine del suo ultimo comizio elettorale in piazza San Carlo a Torino viene avvicinato dal Comitato dei cittadini di Venaria che gli raccontano di una Versailles caduta a pezzi. La visita avviene con una torcia nel cuore della notte: lo scenario è una magnificenza spettrale. A Venaria Reale i Savoia, nella loro riserva di caccia, a partire dal Seicento costruiscono una reggia di 80 mila metri quadrati e 60 ettari di giardini.

La residenza mozzafiato ha vita travagliata: prima Napoleone la spoglia dei suoi tesori, poi sono gli stessi Savoia, tornati al potere, che la cedono al demanio per farne una caserma. Finisce abbandonata per quasi un secolo, mangiata dai rovi, devastata dai crolli e vandalizzata.




La rinascita


Qualche mese dopo quella visita, Veltroni diventa ministro della Cultura e annuncia il recupero della Reggia. Si lavora in squadra: il governo di centrosinistra ci mette 41,6 milioni (per trovarli, s’inventa il Lotto del mercoledì, dal quale arrivano oltre 30 milioni); la Regione Piemonte, di centrodestra, 11,4 milioni; l’unione europea 196,7. Parte il più grande e costoso cantiere di restauro di un bene culturale mai fatto prima in Europa. Dura dieci anni e coinvolge 300 ditte, 100 progettisti e 1.800 operatori che riportano a nuovo 100 mila metri quadrati di superficie, compresi 9.500 metri di stucchi e mille di affreschi. Il 13 ottobre del 2007 la Reggia di Venaria apre al pubblico.


Fatturato in crescita


La gestione è affidata al «Consorzio delle residenze reali sabaude», formato da ministero della Cultura, Regione Piemonte, Comune e due Fondazioni legate a Intesa Sanpaolo, che contribuiscono con 6 milioni di euro l’anno. Oggi la Reggia è conosciuta in tutto il mondo: con quasi mezzo milione di visitatori l’anno (+30% rispetto al 2022) in Piemonte si piazza al secondo posto tra i luoghi più visti, dopo il Museo Egizio.

Nel 2023 ha fatturato 16,3 milioni di euro (+5,7% sul 2022), mentre quest’anno toccherà quota 17 milioni. Il modello di gestione si ispira a quello dei castelli della Loira (vedi Dataroom del 3 luglio 2024), che significa offrire arte e cultura per addetti ai lavori, e contemporaneamente visite adatte a tutti, famiglie con bambini comprese. Innanzitutto la Reggia è facile da raggiungere perché collegata anche da treni, bus e piste ciclabili, ed è aperta tutto l’anno con orario continuato.

I visitatori sono accolti dalle video-proiezioni di personaggi in abiti d’epoca che li accompagnano da una sala all’altra per mostrare com’era la vita di corte, ammirare quadri e oggetti appartenuti ai Savoia e le scuderie che ospitano il celebre Bucintoro.

Un «museo» moderno

Il palazzo ospita mostre d’arte importanti: da Andy Warhol a Caravaggio, a quella su Tolkien; e si può assistere allo spettacolo dei giochi d’acqua, concerti ed eventi come quello che questa estate ha illuminato i giardini con 5 mila candele. La reggia si può affittare per eventi privati, ed è possibile noleggiare biciclette per raggiungere il vicino parco della Mandria. Dotata di caffetteria, gelateria, due ristoranti, uno dei quali stellato, e uno shop con centinaia di prodotti. Solo queste attività commerciali garantiscono ricavi per oltre 1,5 milioni di euro l’anno. Nelle scuderie c’è anche una scuola: il Centro per la conservazione e il restauro dei beni culturali.


Fare squadra


L’ingresso alla Reggia di Venaria costa 16 euro, ma con 30 euro si acquista il Royal Pass valido 4 giorni: consente di visitare 16 Residenze reali sabaude, la basilica di Superga e uno sconto sul biglietto per il Museo egizio e quello Nazionale del cinema. Esattamente come accade nella valle della Loira, i castelli piemontesi fanno «sistema» così che i più famosi — la Reggia, Palazzo Reale e Stupinigi — trainano gli altri. Nominate Patrimonio Unesco, le Residenze sabaude condividono un sito web in 4 lingue, iniziative di promozione e l’organizzazione di eventi collettivi, come le Camminate reali. L’obiettivo, spiega il presidente del Consorzio, Michele Briamonte, è quello «di rendere questi beni straordinari attrattivi per il grande pubblico ma senza snaturarli, perché puntare all’auto-sostentamento significa ridurre progressivamente la necessità di contributi pubblici e allo stesso tempo fare da volano all’economia del territorio».

La ricaduta sul paese di Venaria

Per avere un’idea di come ha trasformato la cittadina di 32 mila abitanti, sede di industrie dismesse, occorre leggere il rapporto del comune di Venaria del 2007: zona operaia con bassa scolarizzazione, «città-dormitorio» per chi lavora a Torino, caratterizzata da «un impoverimento sostanziale del tessuto sociale ed economico». C’è chi aveva soprannominato il centro «piazza Corleone», per via dei mafiosi mandati al confino. Anche il turismo, all’epoca legato al parco della Mandria, è «a frequentazione giornaliera, consuma risorse, lascia cumuli di rifiuti difficili da gestire e non è ben visto dalla popolazione».

A 17 anni dall’inaugurazione della Reggia, i dati del Comune raccontano un’altra storia: la pedonalizzazione di parte del centro storico ha visto fiorire negozi, boutique e strutture ricettive. Crescono i visitatori da tutto il mondo (+44% di presenze negli ultimi dieci anni). Gli alberghi sono passati dai 4 del 2007 ai 24 di oggi, e sono stati aperti 61 b&b. I ristoranti da 29 a 51. L’osservatorio turistico del Piemonte ha valutato anche le ricadute sull’intero territorio delle Residenze reali sabaude: negli ultimi cinque anni le strutture ricettive sono passate da 2.065 a 6.990 (+238%), con 2,4 milioni di turisti (+11,8) che spendono mediamente a testa fino a 173 euro nelle attività commerciali della zona.

Cresce il reddito pro-capite

Dal punto di vista del tessuto economico e sociale, il reddito medio lordo è passato dai 13.934 euro del 2007 agli attuali 22.409 euro, con un aumento del 60,8%, ben più alto — ad esempio — di quello registrato nella vicina Torino (+49%). Le imprese con oltre 50 dipendenti sono salite da 16 a 26 (in provincia di Torino sono invece calate del 2,3%). Dati che abbassano il tasso di disoccupazione: era dell’8% (più alto della media provinciale, 7,23) e oggi del 7%. Invertita anche la tendenza a una bassa scolarizzazione: i laureati sono passati dal 4% (sotto la media provinciale, che era del 7,82%) all’8%, e i diplomati saliti dal 18 al 43%. Il sindaco Fabio Giulivi non ha dubbi nel mettere in relazione questa crescita con il maxi-investimento fatto sulla Reggia: «Oggi Venaria è più bella, più sicura perché il numero dei reati è sceso, e sicuramente è una città più consapevole del proprio potenziale». Nel 2025 sarà Città europea dello sport e da qui partirà la Vuelta di Spagna.


Con la cultura si mangia


Questo è quello che accade quando una comunità non si arrende: val la pena ricordare che i tentativi di riportare in vita quell’inestimabile patrimonio da parte di associazioni e comitati sono stati ignorati per decenni. E quando finalmente hanno trovato ascolto, l’investimento è stato fatto con un piano coordinato e di lungo periodo.

Già a metà del secolo scorso il grande filosofo tedesco Hans Georg Gadamer scriveva: «La cultura è l’unico bene dell’umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande». È talmente vero che uno studio di Unioncamere dice: ogni euro investito in attività culturali e creative ne attiva altri 1,8 nell’indotto. Eppure in Italia la spesa pubblica per la cultura ci piazza agli ultimi posti in Europa: impegniamo appena lo 0,3% del Pil; peggio di noi fanno solo Irlanda, Grecia e Cipro (0,2%). Una tendenza in atto da 15 anni, e a partire dal 2025 è previsto un altro taglio di mezzo miliardo.

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