domenica 1 dicembre 2024

Le modelle dei pittori preraffaelliti

 Ruth Migliara 

Le vere donne dei Preraffaeliti 
il  manifesto, 15 maggio 2014
 
 

 

«Anche solo guar­dan­dola rie­sci ad emen­darti dei tuoi peg­giori difetti». Così il cri­tico John Ruskin descrisse Eli­za­beth Sid­dal, futura moglie di Dante Gabriel Ros­setti e modella per nume­rosi dipinti dei Pre­raf­fael­liti, tra cui la cele­bre Ophe­lia di John Eve­rett Mil­lais. Quest’opera, per la quale la donna, ancora dician­no­venne, posò ore e ore immersa in una vasca d’acqua ghiac­ciata, pro­cu­ran­dosi quei pro­blemi di salute che l’affliggeranno per tutta la vita, sem­brò infatti pre­fi­gu­rarne il destino tra­gico. Come il per­so­nag­gio sha­ke­spea­riano, ancora gio­vane, a soli 33 anni, Sid­dal morirà avve­le­nan­dosi con il laudano.

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A fon­dare la Con­fra­ter­nita dei Pre­raf­fael­liti furono nel 1848, nei primi anni di regno della regina Vit­to­ria, Hunt, Mil­lais e Ros­setti, tre gio­vani allievi della Royal Acca­demy, decisi a dar vita a una nuova forma di pit­tura. La Con­fra­ter­nita elesse a pro­prio modello il primo Rina­sci­mento, poi­ché non ancora cor­rotto dall’eccesso di idea­liz­za­zione di Raf­faello, che avrebbe tolto spon­ta­neità e natu­ra­lezza alla pit­tura, por­tan­dola nel vicolo cieco dell’accademismo. Dopo le ini­ziali stron­ca­ture, fu il cri­tico John Ruskin a decre­tare il suc­cesso del movi­mento nel 1851, scri­vendo due ele­gie e un sag­gio inti­to­lato Pre­ra­phae­li­tism.

Se tanta parte ebbero per i Pre­raf­fael­liti i temi sociali, patriot­tici e la pit­tura di pae­sag­gio, tut­ta­via essi col­pi­scono oggi soprat­tutto per il loro ideale di bel­lezza femminile.

Calate nelle vesti di eroine bibli­che, Sha­ke­spea­riane e medie­vali, le donne dei Pre­raf­fael­liti sono figure com­plesse e ric­che di con­trad­di­zioni. Seb­bene idea­liz­zate come crea­ture sal­vi­fi­che, alla stre­gua della Bea­trice di Dante, che, non a caso, è fonte d’ispirazione per molti dipinti del movi­mento, hanno al tempo stesso un forte potere sen­suale e una bel­lezza incan­ta­to­ria dai risvolti miste­riosi e inquie­tanti. È la mani­fe­sta­zione pit­to­rica dell’atteggiamento con­tra­stante del Deca­den­ti­smo verso il femminile.

 

Que­sta ambi­va­lenza si rin­trac­cia, d’altronde, anche al di fuori dell’arte, nella vicenda bio­gra­fica dei pit­tori del movi­mento e in quella delle donne, che ne furono modelle, muse ispi­ra­trici e amanti. La più cele­bre è sicu­ra­mente la già citata Eli­za­beth Sid­dal, sco­perta dal pit­tore Deve­rell in una sar­to­ria e da lui ritratta come Viola ne La dodi­ce­sima notte. Intro­dotta nel cir­colo dei Pre­raf­fael­liti, divenne la modella pre­di­letta di molti arti­sti del gruppo, rap­pre­sen­tan­done a pieno l’ideale fem­mi­nile per l’aspetto esile ed ete­reo e i lun­ghi capelli rossi. Nono­stante le umili ori­gini, Sid­dal, fu essa stessa poe­tessa e pit­trice. Ros­setti, per­so­na­lità di spicco del movi­mento, ne diventò pre­sto amante e mae­stro: Eli­za­beth imparò da lui a dipin­gere e più tardi lo stesso Ruskin ne diverrà mece­nate. Ros­setti, dap­prima spo­sato con un’altra, si fidanzò infine con Eli­za­beth, con­ti­nuando tut­ta­via per anni ad annul­lare e riman­dare le nozze, imba­raz­zato per le umili ori­gini della donna. Fu in quei nove anni di attesa e sof­fe­renza che Sid­dal ini­ziò a mani­fe­stare quell’esaurimento cere­brale che la spin­gerà verso l’uso del laudano.

Anche quando il matri­mo­nio con Ros­setti fu cele­brato, gli anni suc­ces­sivi con­ti­nua­rono ad essere costel­lati da ama­rezze e gelo­sie per i tra­di­menti di lui, fin­ché la nascita di un figlio morto la spinse defi­ni­ti­va­mente verso il suicidio.

Dopo la morte, fatta pas­sare dal pit­tore come acci­den­tale per evi­tare scan­dali, que­sti ritrarrà nel 1863 la moglie defunta in Beata Bea­trix nel quale il volto della donna è ormai tra­sfi­gu­rato nell’idealità più asso­luta del per­so­nag­gio dantesco.

 

 

Tra le amanti che furono causa dell’infelice vita matri­mo­niale di Eli­za­beth, è pro­ba­bil­mente da anno­ve­rarsi Jane Bur­den, altra musa dei Pre­raf­fael­liti che, con il suo fascino sen­suale e car­nale e la sua chioma cor­vina, rap­pre­senta il con­tral­tare alla bel­lezza ete­rea di Sid­dal. Notata tra il pub­blico di una rap­pre­sen­ta­zione tea­trale da Burne-Jones e Ros­setti, divenne una delle muse favo­rite e una vera osses­sione, in seguito alla morte della moglie. Jane si sposò nel 1859 con Wil­liam Mor­ris, espo­nente della seconda gene­ra­zione dei Pre­raf­fael­liti e tra i prin­ci­pali fon­da­tori del movi­mento delle Arts and Crafts.

Seb­bene fosse figlia di uno stal­liere di Oxford, Jane fu donna colta e indi­pen­dente, anche gra­zie all’educazione che il marito le fece impar­tire pri­va­ta­mente dopo le nozze. Ebbe nume­rosi amanti, tra i quali Ros­setti, nono­stante l’amicizia e la stretta col­la­bo­ra­zione di que­sti con Mor­ris, e fece da modella in un cospi­cuo numero di sue tele, tra cui la cele­bre Pro­ser­pina.

 


Pro­ta­go­ni­sta di una roman­ze­sca vicenda d’amore è invece Annie Mil­ler. Que­sta donna, dai tratti deli­cati e dalla folta chioma bionda, appare in nume­rose opere, tra le quali Il sogno di Dante ed Elena di Troia di Ros­setti, non­ché in molti dipinti di Hunt, tra cui il cele­bre Risve­glio della coscienza.

Cre­sciuta nei bas­si­fondi di Chel­sea, fu ini­zial­mente modella di Wil­liam Hol­man Hunt, che se ne inna­morò per­du­ta­mente e ne chiese la mano. Prima di par­tire per un viag­gio, Hunt affidò la ragazza alle cure del col­lega e amico Ros­setti: al suo ritorno, i due erano diven­tati amanti. La stessa Sid­dal, sospet­tando il tra­di­mento del marito con Annie Mil­ler, ne buttò durante una lite i ritratti dalla fine­stra. Hunt vivrà poi altre sto­rie d’amore tor­men­tate, tra cui quella con Fanny Waugh, da lui ritratta in Isa­bella e il vaso di basi­lico, opera ispi­rata a una novella boc­cac­ce­sca, e che morirà di lì a poco di parto.


Un’altra modella di Ros­setti, Fanny Corn­forth, fu invece una bel­lezza diversa da quella ete­rea delle altre muse pre­raf­fael­lite. Dome­stica al ser­vi­zio del pit­tore e poi sua amante, fu donna opu­lenta e matro­nale, tanto che Ros­setti ebbe a chia­marla in seguito con lo scher­zoso nomi­gnolo di «mio caro ele­fante». Corn­forth posò oltre ses­santa volte per il suo amante e fu modella per dipinti come The Holy Graal e Lucre­zia Bor­gia.

Un’opera in par­ti­co­lare sem­bra tut­ta­via incar­nare per­fet­ta­mente il sen­ti­mento della Con­fra­ter­nita verso la figura fem­mi­nile. Fanny Corn­forth è infatti Lilith in un’altra tela di Ros­setti, la mito­lo­gica prima moglie di Adamo, che divenne demone quando scelse di abban­do­narlo. Lilith è per eccel­lenza la donna demo­niaca e ten­ta­trice, il cui fascino risiede pro­prio nella sua scelta di indi­pen­denza. Eppure in que­sto dipinto ha la bel­lezza lumi­nosa e sal­vi­fica di una donna angelo stil­no­vi­sta ed è pro­prio que­sta con­trad­di­zione che dai Pre­raf­fael­liti pas­serà poi al sim­bo­li­smo e a Klimt fino ad arri­vare a tanta let­te­ra­tura dei giorni nostri.

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