Barbara Gallavotti, La memoria talvolta ci imbroglia, Oggi, 5 dicembre 2024
Dalla prima interrogazione a scuola in poi, la memoria sembra non bastarci mai. Ma fino a che punto è normale non ricordare qualcosa, e soprattutto, possiamo fidarci di ciò che ricordiamo? La risposta a queste domande non è scontata. Intanto, capita già dai trent’anni di avere l’impressione che la memoria non sia più quella di un tempo, e soprattutto dai quaranta succede di frugare nella mente nel tentativo di recuperare un nome, una data o una parola che sfugge. Per quanto frustrante, non c’è da preoccuparsi: si chiama “difficoltà a recuperare il ricordo” e avviene perché si è stanchi, o si hanno troppe cose in mente e anche troppi ricordi, come accade sempre più con il passare degli anni. La memoria però spesso è sempre al suo posto, e infatti prima o poi emerge. Secondo alcuni, il fatto che ad esempio ci venga in mente solo l’iniziale di una parola, è il modo in cui il cervello segnala che l’informazione che ci interessa è presente anche se al momento inaccessibile.
LE EMOZIONI SONO DI GRANDE AIUTO
Dal punto di vista biologico, lo stabilirsi di un ricordo corrisponde alla formazione di contatti fra cellule nervose del cervello. Malattie neurodegenerative come l’Alzheimer, uccidono quelle cellule, distruggendo per sempre i loro contatti. In assenza di patologie però dimenticare qualcosa non è preoccupante. Il nostro cervello poi gestisce in modo diverso la memoria a breve termine e quella a lungo termine ed è normale che memorie poco rilevanti svaniscano rapidamente: evaporano i volti che incrociamo, il momento in cui poggiamo la tazzina del caffè e anche il posto dove distrattamente abbiamo poggiato le chiavi di casa… perché il ricordo si consolidi, occorre che venga rinforzato, richiamandolo alla memoria come si fa quando si impara una lezione, o ripetendo il gesto come avviene quando mettiamo le chiavi nel posto abituale. E poi ricordiamo molto meglio ciò che è legato a una emozione: se il volto incrociato per strada urla e mi spaventa, allora lo ricorderò a lungo. Però quanto è affidabile la memoria? Questo è un punto delicatissimo. Tendiamo a immaginare i ricordi come fotografie in un cassetto, da recuperare identiche a loro stesse, ma non è così: ogni volta che ricordiamo qualcosa attiviamo diverse zone del cervello e ricostruiamo la memoria, aiutandoci anche con le nuove esperienze. Fra gli studi che lo confermano uno ha riguardato alcune persone alle quali era stato chiesto di ricordare una visita a Disneyland. Prima però erano state mostrate loro alcune immagini di pupazzi, e fra Topolino e Cenerentola compariva anche Bugs Bunny. Ebbene, diversi degli intervistati hanno poi riportato di aver incontrato a Disneyland proprio Bugs Bunny, cosa però impossibile perché non essendo un personaggio Disney il coniglio non è nel parco. Il loro cervello aveva semplicemente mescolato i ricordi di quanto davvero vissuto con l’immagine proposta dai ricercatori… E non facciamoci illusioni, qualcosa di analogo può avvenire a ciascuno di noi, in assoluta buona fede.
Paul Fussell, La Grande Guerra e la memoria moderna, traduzione di Giuseppina Panzieri
Il Mulino, Bologna 1984, pp. 37-38
Il ricordo di Williamson è reso più vivo proprio dal modulo ironico che la visione a posteriori ha impresso sugli avvenimenti. Lo stesso fenomeno lo si ritrova sempre leggendo altre memorie: applicando al passato un paradigma di ironica azione scenica, chi scrive i suoi ricordi riesce a individuare, a enucleare e infine a dare espressione ad un avvenimento o ad un momento che, diversamente, resterebbe confuso e insignificante nel gran mare indifferenziato dei ricordi.
Irony, Oxford Languages
the expression of one's meaning by using language that normally
signifies the opposite, typically for
humorous or
emphatic effect.
"‘Don't go overboard with the gratitude,’ he rejoined with heavy irony"
a state of affairs or an event that seems
deliberately contrary to what one expects and is often
wryly amusing as a result.
plural noun: ironies
"the irony is that I thought he could help me"
a literary technique, originally used in Greek
tragedy, by which the full significance of a character's words or actions is clear to the audience or reader although unknown to the character.
noun: dramatic irony; plural noun: tragic irony
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