Dell’Amica geniale ci mancherà perfino odiare Nino Sarratore
«Sono gli uomini peggiori quelli di cui scrivo meglio». Ce lo ha confessato Taylor Swift nel libretto del suo The Tortured Poets Department, album che parla di una relazione altamente tossica, a cui possiamo applicare tutte le etichette e i cliché dai nomi che sono diventati onnipresenti tra gli psicologi più o meno improvvisati di TikTok (situationship, love bombing, ghosting etc).
C’è però una scrittrice che ha dato prova di un talento simile a quello di Swift, ed è Elena Ferrante. Nella tetralogia dell’Amica geniale, libro addirittura incoronato come più bello del secolo dal New York Times e reso ancora più popolare dalla serie tv che finirà lunedì 9 dicembre su Raiuno, descrive una lunghissima risma di uomini (e donne) terribili. Molti dei quali si sono macchiati di crimini ben più seri del ghosting, sottolineiamo.
Ma uno solo è diventato un simbolo, che lettori e lettrici adorano odiare: Nino Sarratore. O, come è più noto sui social, «quella merda di Nino Sarratore». In un certo senso è quasi il più popolare di tutta la saga, il raro esempio di personaggio su cui c’è parere unanime.
Un ragazzo che nella narrazione di Elena Greco parte come l’eroe romantico, che si inserisce in un triangolo adolescenziale tra lei e Lila, entra ed esce dalla sua vita, la scompiglia più volte, per arrivare poi a una conclusione tragicomica. Il figlio di un padre viscido da cui si vorrebbe distanziare e che finisce poi per incarnare, non solo nelle relazioni ma anche nell’involuzione politica.
L’archetipo
Qual è la chiave dell’enorme successo negativo di Sarratore? «Il fatto è che un Nino Sarratore, nella nostra vita, lo abbiamo conosciuto tutti»: questo è uno dei commenti ricevuti da Raffaella Ferré, scrittrice e giornalista, di fronte alla sua borsa di tela che riporta a caratteri cubitali il motto «Nino Sarratore merda». Ed è la riflessione al centro della sua spassosa guida al tipo umano del “Sarratore Sarratoris”, uscito per Colonnese Editore con il titolo Lo stronzo geniale. Fenomenologia di Nino Sarratore.
Ferré ha scritto un libro che non si prende mai troppo sul serio, ma che analizza molto seriamente l’archetipo sarratoriano. Per essere uno che “abbiamo conosciuto tutti” in realtà Sarratore si rivela molto complicato da decostruire. Ferré prova a descriverlo in maniera minuziosa, lo paragona ad altre figure attingendo a prodotti culturali che spaziano dalla canzone neomelodica a Sex and the City (e no, la diagnosi non è che Mr. Big è un Sarratore).
Relazioni tossiche
Ferré è molto attenta nel non cadere nella trappola della patologicizzazione di qualsiasi comportamento negativo. Apre un capitolo ricordando che il disturbo narcisistico di personalità è molto raro e che forse si esagera un po’ nell’applicarlo a tutti i/le partner che ci hanno fatto un torto. Ma elabora comunque un dizionario di comportamenti “sarratoriani” che include una disamina di tutte le dinamiche che applica alla relazione con Lenù: il love bombing («pioggia di attenzione e di cure»), il gaslighting («farti dubitare delle tue percezioni, della tua memoria e persino della tua sanità mentale»), l’orbiting («mantenere un legame quasi invisibile con l’ex»).
Nell’ultimo capitolo del libro, l’autrice include anche un piccolo test, per capire se «sei un Nino senza saperlo? O, peggio, ne hai uno vicino?». Perché se tutti e tutte abbiamo conosciuto un Sarratore, significa che tutti e tutte una volta siamo stati Lenù.
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