Il tragico record apparteneva al 2022, quando si erano tolti la vita 84 detenuti. Oggi, quando alla fine del 2024 manca ancora poco meno di un mese, dal carcere genovese di Marassi arriva la notizia di un 21enne che si è impiccato. L’85esimo suicidio, ma anche la 231esima persona a morire in un istituto penitenziario italiano quest’anno. Un altro tragico record.

Dai sindacati di polizia a chi si occupa dei diritti dei detenuti, come l’associazione Antigone, è unanime il grido per misure urgenti sulle carceri che mettano fine a questa strage silenziosa. Il governo, invece, introduce nuovi reati e va persino in confusione anche sui numeri dei morti.

Il record di suicidi

Aveva 21 anni, veniva dal Maghreb e da qualche tempo si trovava recluso nel reparto SAI (Servizio assistenza intensificata) del carcere genovese di Marassi. Nelle scorse settimane aveva commesso atti di autolesionismo ed era considerato un soggetto fragile a rischio suicidio. È stato trovato impiccato nella sua cella nella giornata del 4 dicembre, segno che l’assistenza intensificata del reparto in cui si trovava non ha funzionato, vuoi per il solito sottodimensionamento del personale, vuoi per la disumanizzazione di cui sono vittima i detenuti nelle carceri italiane, considerati come numeri più che come esseri umani.

Il suicidio del giovane detenuto nel carcere di Marassi è il quarto dell’anno nell’istituto genovese ed è l’ennesima storia di una vita spezzata nelle prigioni italiane, che fa più rumore delle altre. Perché è l’85esima volta che un detenuto si toglie la vita in carcere nel 2024, un numero che non era mai stato raggiunto dall’Italia da quando si registra questo dato, dagli anni Novanta. Il tragico record precedente apparteneva al 2022, quando i suicidi erano stati 84. L’anno scorso erano stati 70. E gli 85 del 2024 è difficile siano un numero definitivo, se quest’anno in media si è suicidato un detenuto ogni quattro giorni. Alla fine dell’anno manca ancora poco meno di un mese e probabilmente bisognerà aggiornare la conta tragica.

Mai così tanti morti in carcere

Il 2024 è l’anno con il numero più alto di suicidi nelle carceri italiane. Ma non è finita qui. Estendendo la raccolta dati a tutti i decessi in carcere, il record è ancora più sconvolgente. Secondo Ristretti Orizzonti, quest’anno i morti totali in carcere sono stati 231. L’anno scorso erano stati 191 ed era già il numero più alto di sempre.

Di carcere, in Italia, si muore. È come se quella pena di morte abolita con l'entrata in vigore della Costituzione repubblicana, il 1° gennaio 1948, fosse ancora presente in una forma invisibile. Il carcere italiano, un inferno fatto di sovraffollamento, pessime condizioni strutturali, apatia e violenze, ammala il corpo e la mente. C’è chi si suicida, c’è chi contrae malattie, c’è chi vede peggiorare le sue già precarie condizioni di salute perché lo Stato mantiene il braccino corto quando si tratta di dare pene alternative.

L’Italia è il paese in Europa con più anziani in carcere, con persone recluse che hanno anche più di 90 anni. Un detenuto su due ha problemi di tossicodipendenza. Più in generale, il 70 per cento dei prigionieri ha una qualche forma di patologia. La strage penitenziaria è una conseguenza diretta di tutti questi elementi messi insieme. Il fatto che nel 2024 si siano tolti la vita anche sette agenti penitenziari, un altro record, offre una fotografia ancora più limpida di cosa siano le carceri italiane oggi.

La confusione del governo

«Il 2024 sta frantumando tutti i record negativi del sistema penitenziario italiano. Cosa altro deve accadere affinché il governo si interessi di carcere, e non solo per continuare a stiparci gente introducendo sempre nuovi reati?», la denuncia di Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone. «La situazione complessiva nelle prigioni è da tempo fuori controllo, sia per i detenuti che per gli operatori», il commento di Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.

Il record dei suicidi e dei morti in carcere nel 2024 va in effetti a braccetto con un altro record, quello delle presenze. Oggi in carcere ci sono più di 62mila detenuti, contro una capienza inferiore alle 50mila presenze. Numeri di sovraffollamento record e in continua crescita, se si pensa che nel 2020, con l’emergenza Covid-19, i detenuti erano poco più di 50mila. Mentre l’Italia continua ad accumulare condanne della giustizia europea per il terribile stato delle sue carceri, i numeri dicono che la situazione non fa altro che peggiorare. E la risposta del governo è quella di introdurre nuovi reati, tra decreti sicurezza, Caivano, il codice della Strada, i rave e molti altri, ingrossando ulteriormente il flusso di persone verso gli istituti penitenziari, compresi quelli minorili.

Per il governo i numeri tragici che arrivano dalle carceri non sembrano essere un problema. E anzi, sul tema c’è anche molta confusione. La conta del Garante nazionale dei diritti dei detenuti Riccardo Turrini Vita, voluto dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, è ferma a 79 suicidi in carcere nel 2024. Lo stesso ministro Nordio in un’intervista ha accolto il numero di 83. Come certificano l’associazione Antigone e Ristretti Orizzonti, a togliersi la vita sono state però 85 persone. Per il governo, evidentemente, sono solo numeri.