martedì 10 dicembre 2024

Occhetto, la svolta e Schlein



Marco Damilano
, Occhetto, il muro di Berlino e la svolta. Il ritorno al futuro della sinistra
Domani, 10 dicembre 2024

Quando si riaccendono le luci, Occhetto appare quello di sempre, un ragazzo di quasi 89 anni che non ha perso il senso dell’avventura in politica. Nuovista, svoltista, lo accusarono gli avversari e soprattutto i compagni, forse solo lui però poteva avere il coraggio di voltare pagina. «Ma il film smentisce la leggenda che io abbia agito in solitudine. È stata la più grande e appassionante discussione del secolo. La svolta non fu di Occhetto, ma dei compagni. Il sì vinse tra il popolo, tra gli operai più che tra i chierici».

 La svolta era legata alla riforma del sistema politico bloccato, «un gioco che si ripete all’infinito senza una autentica speranza di alternativa», sosteneva il segretario del Pci nell’89. Ma poi l’alternativa è arrivata da destra. «È avvenuta una profonda trasformazione della società», dice Occhetto. «Ho visto una fotografia alla bellissima mostra su Berlinguer, c’è lui in cappotto in un cantiere deserto, da solo con due edili, senza altri intorno. Oggi non c’è più Berlinguer, ma non ci sono più nemmeno quegli operai, quella società. Le fabbriche della Fiat della Cosa di Moretti non ci sono più, da tempo. Con il neo-liberismo il mondo del lavoro si è spappolato, si è individualizzato.

In America vince Trump, in Italia ha vinto Berlusconi, e poi Renzi, anche se per altri motivi, va distinto da Berlusconi, e ora Giorgia Meloni. E il Pd è stato fagocitato dall’andazzo delle sinistre europee, che sono state subalterne al neo-liberismo e alla sua visione di globalizzazione. Abbiamo perso contatto con i settori popolari che ci appartenevano, si è creato un vuoto riempito dai populisti, ora dobbiamo rimontare una situazione difficile. Non si può rimproverare a Elly Schlein di non andare in mondi che non ci sono più, lei giustamente va a riprendere il contatto dove è sparito il voto».

Il non voto

All’epoca Occhetto chiedeva di rivolgersi alla «sinistra diffusa, una sinistra sommersa e scoraggiata». Significava uscire dal confine, dal recinto del Pci. Oggi l’Italia sommersa è quella che diserta le urne.

«Nel non voto ci sono gli illusi del populista di turno. I delusi da Grillo, i delusi da Salvini che si sta sbriciolando. La sinistra va cercata in forme diverse, nella società civile e nella partecipazione attiva. Il campo largo non è il campo delle sigle, prima devi fare l’unità della società e poi vengono le sigle. Serve un progetto che parli all’insieme della società. Non sono iscritto al Pd, mantengo la mia critica, doveva essere una nuova formazione fondata sulla contaminazione reale tra le culture, invece è stata una sovrapposizione a freddo di apparati. Ma sostengo l’azione di Elly Schlein per cambiarlo, il suo sforzo titanico, coraggioso, le auguro buon lavoro».

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