venerdì 13 dicembre 2024

Arabeschi, romanzo scritto in ebraico da un palestinese



 Anton Shammas, Arabeschi, Tamu, Napoli 2024


Traduzione di Laura Lovisetti Fuà


Non è possibile sapere se il narratore di questa storia abbia ereditato «la corrente nel cervello degli Shammas» che la nonna Alia attribuiva agli uomini della famiglia bramosi di avventure al di là dell’oceano. Sappiamo però che si è messo sulle tracce di un bambino scomparso a Beirut ancora neonato. Che ha visto suo padre, calzolaio, tentare la fortuna con una «scarpa perfetta» proprio quando la Palestina cadeva sotto l’occupazione israeliana nel 1948. Che potrebbe sorprendere un giorno il maestoso gallo dalle piume color porpora che custodisce l’ingresso di una grotta dove, si dice, i Crociati hanno nascosto un’enorme fortuna, proprio al di sopra del villaggio di contadini in cui è cresciuto.



Anton Shammas è autore, fino a oggi, di quest’unico romanzo, il primo scritto in ebraico da un palestinese. Unica è anche la sua mescolanza di generi - l’autobiografia, la saga familiare, l’epica popolare, la farsa - che oltrepassa in più direzioni i confini tra vita e letteratura. Arabeschi è un libro prodigioso, in grado di mostrarci un modo del tutto originale di narrare la Palestina, abitando più di una lingua.

Anton Shammas è uno scrittore e traduttore palestinese nato a Fassuta nel 1950. Professore emerito di Letteratura comparata e Studi mediorientali all’Università del Michigan Ann Arbor, è autore di libri di poesia (in ebraico e arabo), opere teatrali esaggi. Ha tradotto da e in arabo, ebraico e inglese drammaturghi, scrittori e poeti, tra i quali Samuel Beckett, Harold Pinter, Edward Albee, Athol Fugard, Dario Fo, Emile Habibi, Mahmud Darwish. Arabeschi, pubblicato originariamente in ebraico nel 1986, è stato tradotto in nove lingue.

https://www.academia.edu/39293221/_You_Prefer_Your_Enemies_Simple_and_Well_Defined_Reading_Anton_Shammas_Arabesques_as_a_Novel_that_Strategically_Resists_Interpellation

Anton Shammas’s 1986 novel Arabesques has been the subject of much literary criticism and on-going discussions in Hebrew literature circles. This article argues that existing interpretations of this work share a fundamental similarity to the extent that they assume Arabesques to be a novel whose primary aim is to depict a certain kind of subject, in accordance with the complicated emplacement of Shammas as a Palestinian writing in Hebrew. Against such interpretations, we suggest that Arabesques is better understood as a text that resists the process of subject formation as linked to Althusser’s notion of ideology. Instead, Shammas explores the possibilities inherent in fictionality itself. Fiction, in our reading, is an alternative practice that opens up new possibilities for identity formations and for political criticism which are tied neither to ideology nor to the Althusserian interpellated subject. While departing from previous readings of the novel, these claims nevertheless stand in a line of descent with their predecessors.




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