Fausto Politino, Il ventre di Maria centro del cosmo, la Repubblica Robinson, 8 dicembre 2024
Per leggere un'opera d'arte ci vuole un filosofo. Nel saggio La Passione secondo Maria, edito dal Mulino, Massimo Cacciari analizza un quadro celebre, la Madonna del parto di Piero della Francesca. Cosa mette in risalto Cacciari? I due angeli ben inseriti a fianco della Donna, eppure lontani dalla sua statura. Hanno gli stessi connotati ma si differenziano nel colore dell'abito: in uno è verde, la cromia della speranza, l'altro è affocato d'amore. Lo studioso definisce imperioso il loro atto di alzare la tenda. Un invito perentorio ad aprire gli occhi per vedere. In ciò che appare, il mistero è nullo. C'è solo il vero nella sua realtà. E cosa appare di fatto? Una donna concentrata, con la mano destra appoggiata sul ventre gravido, come a salvaguardarlo. Mostra la ferita al centro del proprio corpo che è l'epicentro del Cosmo. La Donna è qui assoluta odigitria, colei che indica il cammino.
Federico Vercellone, Maria esprime il cosmo
La Stampa Tuttolibri, 21 dicembre 2024
Maria è, sin dall'inizio, entrambe le cose: pienamente donna e insieme Mater Dei. Se così non fosse l'Incarnazione di Gesù, il Cristo, il Messia non avrebbe alcun senso. In quanto tale Ella è a tutti gli effetti una figura simbolica. Ciò nondimeno la maternità di Maria non è affatto quella di una semi-divinità. Nulla di più distorcente di una concezione di questa natura. Se Maria fosse essere divino o semi-divino l'incarnazione di Gesù, di colui che è sin dall'inizio della sua vita il Cristo, il Messia Salvatore, diventandolo poi sempre più nel realizzarsi della sua missione, non avrebbe senso. Il Cristo è tale proprio in quanto ha scelto il paradosso dell'Incarnazione, proprio in quanto, straziato e dolente, chiede al Padre perché lo abbia abbandonato al supplizio supremo. L'iconografia di Maria, dà seguito a questo fondamento contraddittorio e impossibile come mostra Massimo Cacciari nella sua seconda splendida lectio mariana, La passione secondo Maria comparsa nella collana da lui diretta presso Il Mulino che segue, a distanza di qualche anno, l'altro bellissimo libretto Generare Dio. Cacciari prende qui le mosse dalla Madonna del parto di Piero della Francesca custodita a Monterchi e mostra che Ella è ben piantata sulla terra, per nulla discosta da quelle radici terrestri cui la sua missione l'ha assegnata. Ella è nondimeno un simbolo potentissimo: custodisce il Cielo, l'apertura messianica che in lei si annida e prefigura. Anche la sua presenza è fisicamente potente come testimonia il fatto che quando Ella, incinta di Gesù, va a trovare la cugina Elisabetta la quale è a sua volta incinta, e porta in grembo Giovanni Battista, quest'ultimo si agiti e scalci di gioia nel ventre materno. Maria diviene così "figura", anticipazione della piena umanità annunciata e incarnata dal Messia. Ella è, a tutti gli effetti pleroma divino, interconnessione perfettissima tra la sovranità celeste e la vertigine infinita dell'esistenza umana. Ella è compimento e misura della pienezza e della perfezione che genera colui da cui è generata. "Vergine madre, figlia del tuo figlio," come Dante scrive nel canto XXXIII del Paradiso. Donna a tutti gli effetti, come ci testimonia un'altra opera di Piero, la Madonna di Senigallia, ma al tempo stesso figura perfetta che realizza in se stessa il Cosmo. Ci addentriamo così in uno dei motivi centrali, propriamente teoretico e insieme da parte a parte figurativo di questo libro che conferma e arricchisce in modo molto significativo la prospettiva del pensiero di Massimo Cacciari quale si era delineata non solo in Metafisica concreta ma anche precedentemente, nel suo bellissimo libro sull'Umanesimo italiano, La mente inquieta. La Vergine esprime il Cosmo. Ella è per eccellenza una figura simbolica in quanto contiene, dice ed esprime nei suoi lineamenti un ordine infinito. Quest'ordine è anche l'armonia che ha vinto l'alogos, il demoniaco, il male che pure Maria, come ogni essere umano, contiene in sé, la cui potenza si può domare ma mai estinguere o annullare per sempre. Ella - e veniamo qui all'estrema attualità di questo libro che è stato scritto ed è uscito in giorni così cupi e drammatici che farebbero dire che la ragione, il logos si siano volatilizzati - è simbolo, quanto mai ospitale, della civitas, dell'ordine giusto che incarna e dà voce alla ragione, alla sua storia e alle sue tensioni. Naturalmente in questo contesto l'ultima cosa cui si deve pensare è che si voglia alludere a un possibile restauro degli ordinamenti mondani della civitas christiana. Quello che attraversa Maria è un progetto universale che si riverbera o meglio viene esemplificato nel De divina proportione di Luca Pacioli riprodotto qui nel ritratto di Iacopo de' Barbari, un ordo mathematicus che interseca la vita umana e la equilibra nel cosmo. Il percorso figurativo di Cacciari in La passione secondo Maria è straordinariamente ricco anche per quanto riguarda il repertorio figurativo che mette in campo, che va dal XIII al XVII secolo. Non è dato qui ricostruirlo neppure a tratti nelle sue affascinanti articolazioni. Se ne può indicare un compimento - per quanto riguarda questo libro - nella Pietà michelangiolesca custodita nella Basilica di San Pietro in cui il corpo di Cristo deposto sulle ginocchia della Madre vi aderisce a tal punto da far pensare che colei che accoglie venga anche accolta sprigionando una speranza della quale i nostri tempi non possono che nutrirsi avidamente. —
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