Si dice spesso che la qualità della scrittura di Faulkner sia diminuita in seguito al premio Nobel. Ma le sezioni centrali di Requiem per una suora (1951) sono impegnativamente impostate in forma drammatica, e A Fable (1954), un romanzo lungo, denso e complesso sulla prima guerra mondiale, richiede attenzione come il lavoro in cui Faulkner ha fatto di gran lunga il suo più grande investimento di tempo, impegno e impegno di autore. (Encyclopaedia Britannica)
Sempre a favore di Faulkner si pronuncia lo scrittore russo Varlam Šalamov in Tutto o niente (appunti degli anni 1960-1975, in traduzione francese, Verdier 1993.
Hannah Arendt, L'umanità in tempi bui. Riflessioni su Lessing, 1960
quella guerra sia potuta accadere. Nomino volutamente la tragedia perché, più di altre forme letterarie rappresenta un processo di riconoscimento. L'eroe tragico perviene al sapere, rivivendo ciò che è stato fatto in termini di sofferenza, e in questo pathos, nel rivivere il passato, la rete degli atti individuali si trasforma in un evento, in un insieme significativo. L'apice drammatico, il climax, della tragedia si verifica quando l'attore si trasforma in un sofferente; qui sta la peripezia tragica, il dispiegarsi del suo finale. [...] Non possiamo padroneggiare il passato allo stesso modo in cui non possiamo disfarlo. Dobbiamo riconciliarci con esso. La forma di questa riconciliazione è il lamento che sgorga da ogni reminiscenza. Come ha detto Goethe (nella dedica al Faust):
https://www.finestresullarte.info/en/works-and-artists/david-olere-the-deported-artist-who-painted-the-horror-of-auschwitz
Nessun commento:
Posta un commento