Elisabetta Piccolotti: “Ognuno porti la bandiera che vuole. Benvenuti gli israeliani anti-Netanyahu”
Niccolò Carratelli, La Stampa, 31 maggio 2025
Nella vostra piazza le bandiere israeliane saranno ammesse e accolte?
«Ognuno è libero di venire come vuole, non diamo indicazioni sulle bandiere da portare o non portare. L’importante è venire con animo pacifista e riconoscersi nella piattaforma della manifestazione. Poi abbiamo collegamenti con la sinistra israeliana, con chi si oppone a Netanyahu, non vedo problemi».
Il problema potrebbe sorgere se qualcuno porta in piazza una bandiera di Israele per bruciarla. O ne sventola una di Hamas. Siete consapevoli del rischio?
«Il rischio c’è, in una grande manifestazione popolare non si possono impedire incursioni inopportune, nessun servizio d’ordine può farlo. Io spero non avvenga, perché sarebbe un danno per tutti. Siamo certi che attivisti e sostenitori di Avs, Pd e M5s condividono la piattaforma politica, che spiega bene i motivi della mobilitazione. Conta quella e conteranno gli interventi dal palco».
Guido
Vitiello
Il
Bi e il Ba
Il
Foglio, 31 maggio 2025
Se domani i marziani sbarcassero a Roma e i loro cavalli elettrici si abbeverassero alle fontane di San Pietro, i cavalli ovviamente morirebbero folgorati, ma le opposizioni italiane presenterebbero almeno tre diverse mozioni per regolare conti interni, e il Terzo polo da solo ne avanzerebbe cinque. E così, tra il 6 e il 7 giugno ci saranno due diverse manifestazioni per Gaza, sulle quali ci sono al momento quattro linee: partecipare all’una, partecipare all’altra, non partecipare a nessuna, partecipare a entrambe. Quest’ultima posizione sembra piacere alla piccola fronda liberal che non vuole rompere del tutto i contatti con il Pd trasformato in liceo occupato (e trascinato dai ripetenti contiani). Una delle materie del contendere sono le bandiere israeliane. Huffington Post ha fatto un sondaggio tra i parlamentari: il Pd tentenna, Avs è contraria, nel M5s parlano addirittura di “provocazione”, come un qualunque servizio d’ordine stalinista. Ieri la special rapporteur Francesca Albanese, ribadendo la sua ben nota indipendenza ed equanimità, ha dettato la linea: “All’Italia che scenderà in piazza contro la bestialità in presa diretta a Gaza, pur amando Israele: per favore, lasciate le bandiere israeliane a casa”. C’è un problema logico, però. Tanti di quelli che manifesteranno dicono di farlo anche, se non principalmente, per amore di Israele, perché Israele non si suicidi e non perda l’anima. È una posizione che trovo poco laica (bisogna fare i conti con un paese così com’è, piaccia o meno, non con una nostra chimera nostalgico-bovaristica) in alcuni è perfino una posizione da amici di Giobbe, ma è una posizione rispettabile. E allora, se si tratta di difendere i valori fondanti di Israele calpestati dal suo attuale governo, quale altro simbolo si dovrebbe esibire, se non la bandiera? E i sinceri amici di Israele, a sinistra, si sentirebbero a proprio agio in una piazza dove i simboli dello Stato ebraico sono banditi? “Non ho nulla contro gli israeliani, ma adesso quella bandiera non si può portare in piazza”, ha detto il pentastellato Carotenuto. E ha detto tutto.
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