mercoledì 7 maggio 2025

Veni creator Spiritus


Un momento di unanime concordia, almeno uno, sicuramente ci sarà nel Conclave che oggi si apre. Questo avverrà quando l’intero collegio cardinalizio invocherà la discesa dello Spirito santo con le note di struggente bellezza del 
Veni creator Spiritus. La melodia, costruita sul quarto tono della scala gregoriana (di inconsueta intonazione), ha un’arcaica solennità, una linea melodica che accompagna gli antichi versetti: Veni creator Spiritus, mente tuorum visita, imple superna gratia, quae tu creasti pectora – questa la prima strofa che, tradotta, diventa: Vieni Spirito creatore, visita le menti dei tuoi fedeli, colma di grazia divina i cuori che hai creato.  

Il vaticanista Jacopo Scaramuzzi che in tal modo presenta la circostanza aggiunge subito dopo:  "Sono parole che a un non credente possono dire poco, per chi invece appartiene alla fede cattolica acquistano un significato profondo perché l’entità chiamata in causa è una delle tre persone della Trinità, la più arcana, la più eterea del famoso terzetto".
E invece no. Ci permettiamo di non essere d'accordo. A un non credente quelle parole possono dire molto, a ben vedere. A Di martedì in televisione ieri sera l'ateo Corrado Augias ha definito molto bello l'inno Veni creator Spiritus. Parole e musica. Ma non c'è solo Corrado Augias. In un saggio del 1907, Ciò che è vivo e ciò che è morto nella filosofia di Hegel, Benedetto Croce scriveva: "Quando Hegel morì, fu cantato il Veni creator Spiritus".
Ora, il fatto non trova riscontro nelle biografie del filosofo tedesco. Che cosa è accaduto? Molto probabilmente Croce interpretava a suo modo, forzandone il senso, ciò che aveva affermato Karl Rosenkranz  nella Hegels Leben del 1844: «La mattina del 14 novembre 1831, Hegel morì improvvisamente di colera. [...] Sembrava che lo Spirito stesso, che aveva operato in lui con tanta potenza, ora lo chiamasse a sé. Veni Creator Spiritus!» Nota bene: il biografo non sostiene in nessun modo che l'inno sia stato realmente intonato in quella occasione.  Solo richiama l’importanza che viene ad avere lo spirito – non certo lo Spirito santo, ma la ragione umana esaltata al massimo grado come spirito assoluto – nella filosofia hegeliana. E allora, come per ribadire il punto, cita l’inno cristiano. Così facendo, in realtà, non si limita a ribadire il punto, conferisce alla visione hegeliana del mondo una sacralità e una antecedenza storica supplementari. Questa è l’operazione che poi in Croce dà luogo a quello che somiglia a un resoconto dei fatti: il Veni creator Spiritus intonato dai presenti alla morte di Hegel.

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Nella novella filosofica Una pagina sconosciuta degli ultimi mesi della vita di Hegel (1950), Benedetto Croce non cita direttamente l'inno liturgico Veni Creator Spiritus. Tuttavia, l'opera è permeata da una profonda riflessione sullo Spirito, concetto centrale sia nella filosofia hegeliana che nella tradizione cristiana. 
Nel testo, Croce immagina un dialogo tra Hegel e un giovane intellettuale napoletano, Francesco Sanseverino, che esprime la sua ammirazione per la filosofia hegeliana, in particolare per l'idea dell'«universale concreto» e per la dialettica in cui «il negativo non sta di fronte ma dentro il positivo» . Questi concetti riflettono una concezione dello Spirito come forza immanente e dinamica, in linea con l'interpretazione crociana della filosofia di Hegel. Sebbene l'inno Veni Creator Spiritus non sia menzionato esplicitamente, la tematica dello Spirito come principio vivificante e creativo è centrale nell'opera di Croce. In altri suoi scritti, come Perché non possiamo non dirci "cristiani", Croce riconosce l'importanza del cristianesimo nel promuovere una nuova visione della storia e della morale, basata sull'amore e sulla dignità umana, elementi che possono essere associati all'azione dello Spirito.
In sintesi, pur non citando direttamente il Veni Creator Spiritus, Croce esplora in Una pagina sconosciuta temi affini, riflettendo sull'idea dello Spirito come forza immanente che anima la storia e la coscienza umana.

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Il fascino del Veni creator Spiritus non ha agito solo sui filosofi idealisti come Rosenkranz e Croce. Molti sono stati i compositori che hanno ripreso il testo e/o il tema dell'inno cristiano: Bach (diverse rielaborazioni del tema), Charpentier (in due mottetti), Jommelli (opus 111 per solisti, coro e orchestra), Liszt (solo la base tematica in una partitura del 1862 per organo o armonium), Bruckner (in un mottetto), Mahler (nella prima parte dell'Ottava sinfonia), Duruflé (nell'opus 4 del 1930 per organo solo) , Penderecki, in un brano per coro misto a cappella, 1987). Da ultimo si può aggiungere che Mina incise una versione dell'inno nel disco di musica sacra Dalla terra, limitandosi a intonare la quarta strofa:

Accende lumen sensibus
infunde amorem cordibus
infirma nostri corporis
virtute firmans perpeti. 

Da' luce ai nostri sensi,
infondi l'amore nei cuori
sostenendo la miseria umana  
con la tua eterna potenza. 



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