sabato 10 maggio 2025

Il papa agostiniano

Masaccio, Trinità, 1427

Il papa ha tenuto la sua prima omelia durante una Messa officiata nella Cappella Sistina di fronte ai cardinali. Il testo che segue ruota intorno alla reazione del teologo Vito Mancuso a un discorso che sembrava accusare di ateismo chiunque neghi sia pure implicitamente la natura divina di Gesù. A ben vedere, tuttavia, Leone XIV, quando ha denunciato l'"ateismo di fatto" non pensava tanto ai non credenti quanto ai battezzati, come risulta da un resoconto più preciso del suo discorso:  "anche oggi non mancano i contesti in cui Gesù, pur apprezzato come uomo, è ridotto solamente a una specie di leader carismatico o di superuomo, e ciò non solo tra i non credenti, ma anche tra molti battezzati, che finiscono così col vivere, a questo livello, in un ateismo di fatto"Sono i battezzati, appunto, a "vivere in un ateismo di fatto".  Cerchiamo di capire. I battezzati fanno parte di una confessione religiosa che crede nella Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo. Se un cristiano non crede nella divinità di Gesù "di fatto" sta snaturando quella che dovrebbe essere la sua fede, la quale non mette il padreterno su un piano diverso dal figlio. Quel fedele ricade nell'eresia ariana, condannata dal concilio di Nicea: i seguaci di tale dottrina negavano la natura pienamente divina di Gesù Cristo sostenendo che il Messia non era eterno e non era della stessa sostanza di Dio Padre. Nello stesso tempo Leone XIV ha reso noto il suo stemma, che comporta la scritta: "In illo uno unum". Il papa agostiniano ha fatto propria una formula di Agostino: "In lui siamo una sola cosa". Lui chi? Cristo, si capisce. La frase tutta intera non lascia sussistere dubbi: "Un unico uomo, Cristo, sono i cristiani insieme col loro capo che ascese al cielo. Non lui un individuo singolo e noi una moltitudine, ma noi, moltitudine, divenuti uno in lui che è uno" (Agostino, Esposizione sul salmo 127).

Cristiano troppo cristiano
Un falso allarme

Dio uno e trino, la trinità e il suo mistero non sono elementi originari della fede cristiana. Nei Vangeli sinottici (Luca, Marco e Matteo) non c'è nulla di tutto questo. Gesù come Dio incarnato compare solo nel  Vangelo di Giovanni che dei quattro testi canonici è il più tardivo. In Luca Gesù è solo figlio di Dio ma resta una persona a parte. In Matteo si trova la formula: "battezzate nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (28,19). Ma non si dice che si tratta al tempo stesso di una sola e unica figura. La trinità diventa un articolo di fede al primo concilio che si tenne a Nicea (325 dopo Cristo): in quella occasione si chiarisce non c'è, secondo la Chiesa, una distinzione di natura tra il figlio e il padre: Gesù non è stato creato dal padre, esiste da sempre al pari di lui, è fatto della medesima sostanza. Questa ultima particolarità è espressa dal ricorso a un aggettivo: ὁμοούσιον (homoousion).
Bene. Questo valeva per i cristiani. Gli ebrei hanno continuato a credere in un unico Dio. Si parla delle tre religioni monoteiste. Anche gli islamici che iniziano il loro percorso storico nel VII secolo dell'era cristiana hanno un Dio solo, Allah.
Nella storia dell'Occidente, poi, con il tempo, si viene manifestando la fede in un Dio che non è quello della tradizione cristiana, che non è il padre di Gesù quindi, ma è un essere superiore unico. Il filosofo Voltaire, per esempio, era deista, credeva in un Dio definito al di fuori di ogni riferimento a miracoli, rivelazioni o dogmi religiosi. Non parliamo di Spinoza, che un secolo prima era stato accusato di ateismo perché identificava Dio con la natura (Deus sive natura, appunto). Per venire ai nostri giorni Norberto Bobbio lasciò scritto: «Non mi considero né ateo né agnostico. Come uomo di ragione e non di fede, so di essere immerso nel mistero che la ragione non riesce a penetrare fino in fondo, e le varie religioni interpretano in molti modi». 
Ed ecco che il nuovo papa, nella sua prima uscita pubblica dopo l'elezione, fa sapere che considera ateo "di fatto" chi guarda a Gesù solo come a una specie di leader carismatico o di superuomo. Bella pretesa. In tal modo Voltaire e Bobbio si ritrovano atei a loro insaputa. Chiaramente il gioco non funziona. Il teologo Vito Mancuso si chiede allora (La Stampa, 10 maggio 2025):

"davvero chi nega la natura divina di Gesù o la valuta diversamente dal dogma cristiano vive in un «ateismo di fatto»? Io penso proprio di no. Si può benissimo pensare a Gesù come a un grande uomo, un santo, un profeta, magari il più grande tra i profeti, senza per nulla abbracciare né teoricamente né praticamente la visione atea della vita che nega la Trascendenza e riduce tutto a materia approdando al più puro nichilismo teoretico. Negare la natura divina di Gesù non è ateismo, meno che mai lo è diminuirla rispetto alla pienezza della natura divina del Padre. Semmai è una forma di fede diversa dal cristianesimo ortodosso proclamato a Nicea 1700 anni fa che designa Gesù «della stessa sostanza del Padre», per ritenere invece che avessero ragione Ario e i suoi, tra cui il vescovo Eusebio di Cesarea, importante storico delle origini cristiane. Perché questa loro visione teologica dovrebbe essere “ateismo”? Non lo è, è piuttosto un modo diverso di credere in Dio. Così come quello dell’ebraismo e dell’islam che non attribuiscono alcuna natura divina a Gesù, e che non sono certo ateismo ma appunto altri modi di credere in Dio".

Può essere interessante anche vedere come Gesù era visto dal socialista Jean Jaurès in un suo scritto del 1891, La questione sociale e il sentimento religioso. Questo personaggio era stato a Parigi allievo  dell'Ecole normale, dove aveva avuto tra i suoi compagni di corso il futuro premio Nobel (per la letteratura) Henri Bergson. Fu a lungo deputato socialista, trovò a un certo punto il modo di dedicarsi con successo alla ricerca storica e, in taluni momenti, si dedicò anche alla riflessione filosofica arrivando a sfiorare il campo della teologia. Per Jaurès, quindi, l'umanità era destinata a realizzarsi in forme sempre più alte attraverso la ragione, la dolcezza e l'amore, avvicinandosi in tale processo a Dio. In questa visione, Gesù rappresentava l'esempio di una elevazione spirituale spinta al massimo livello. Non era perciò una divinità incarnata, era un uomo che, attraverso la sua coscienza superiore e il suo impegno per la giustizia e l'amore universale, si era avvicinato al divino. 
Lasciamo stare ora Jaurès, Bobbio e Voltaire. Tutto sommato, Leone XIV ha svolto un  ragionamento. Se si segue quel ragionamento e si vanno a vedere le inevitabili conseguenze logiche di esso. gli ebrei e gli islamici si devono considerare atei. Voi capite l'assurdità di un tale marchingegno. Non può essere. Certo, il papa ha tutte le ragioni di ribadire la sua fede nel cristianesimo. Mettiamo pure che sia passato il tempo della globalizzazione sul terreno degli scambi commerciali. Siamo sempre nel villaggio globale, invece, per ciò che riguarda la comunicazione. L'ecumenismo dovrebbe essere all'ordine del giorno. Presentare come un dogma universalmente valido la divinità di Cristo al punto di bollare come atei i seguaci di altre religioni monoteiste significa condannarsi alla solitudine. Cristiani o no, la terra, il pianeta è la nostra patria comune. Cerchiamo di guardare con rispetto ai nostri fratelli nella fede, ossia a quanti con animo religioso si interrogano sull'enigma dell'esistenza.

 

Massimo Cacciari sul nuovo Papa: «Io, non credente, sono contento della scelta. Ma l’Europa ha perso centralità»

Maria Teresa Meli
Corriere della Sera, 9 maggio 2025


Massimo Cacciari, un Papa eletto in quattro scrutini…


«Innanzitutto devo fare una premessa doverosa, io questo Papa non sapevo chi fosse, non lo conoscevo, non era Ratzinger di cui avevo letto i libri, perciò devo basarmi sul suo curriculum che è importante e significativo».

Ossia?


«È il curriculum di un sacerdote in prima linea, di un missionario che ha fatto esperienze concrete e reali. E poi è un agostiniano…».

E quindi ?


«La posizione di Agostino è sempre un segno di contraddizione nei confronti dei poteri mondani ma è anche un segno di contraddizione all’interno della Chiesa. Non dimentichiamoci che Lutero era un agostiniano. Il cristianesimo radicale che è proprio di Agostino potrebbe avere una grande efficacia.

Nessun commento:

Posta un commento