domenica 11 maggio 2025

Uno scenario rovesciato


Tregua, l’ultimatum a Putin

I volenterosi a Kiev: cessate il fuoco o sanzioni. Il Cremlino: valuteremo
Lorenzo Cremonesi

 «Insieme agli Usa, chiediamo alla Russia di concordare un cessate il fuoco di 30 giorni»: a proporlo Macron, Starmer, Merz e Tusk. Nel caso la tregua venisse respinta, nuove sanzioni contro la Russia. Il Cremlino prende tempo. La premier Meloni ha partecipato al vertice in videoconferenza. India-pakistan, stop ai raid.
Tanto di ciò che Vladimir Putin si augurava non accadesse nella sua guerra contro l’Ucraina sta invece avvenendo e adesso si ritrova con i maggiori leader europei che da Kiev fanno fronte comune con Volodymyr Zelensky e con Donald Trump sempre più incline ad accusare Mosca di rifiutare la sua mediazione di pace. Usa e Ue vogliono una tregua di 30 giorni, se Mosca rifiuta il fronte occidentale si ricompatterà. Questo lo scenario della prima visita congiunta ieri nella capitale ucraina del presidente francese Emmanuel Macron, assieme al nuovo cancelliere tedesco Friedrich Merz, oltre al premier britannico Keir Starmer e quello polacco Donald Tusk. Un fronte unito, deciso a mandare armi all’esercito ucraino e adesso anche coordinato con Donald Trump (sentito proprio ieri al telefono). Questi, dopo le calorose aperture di simpatia e credito a Putin nelle prime settimane della sua presidenza, appare ora sempre più deluso e irritato col presidente russo, tanto da minacciare dure sanzioni economiche contro Mosca e i suoi partner commerciali. Il suo inviato Keith Kellogg, ha sottolineato ieri che «la tregua inizierà il processo mirato a terminare il conflitto più lungo e grave mai scoppiato in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale».
I leader europei ieri sono stati chiari e diretti: offrono un cessate il fuoco di 30 giorni, che deve essere «incondizionato» e dovrebbe iniziare al più presto, se possibile già oggi dopo la fine delle 72 ore di tregua unilaterale imposta da Putin per le celebrazioni della fine della Seconda guerra mondiale. «Noi chiamiamo Putin ad accettare subito. Se è serio sulla pace, deve rispondere senza se e senza ma, occorre che dimostri nei fatti la sua disponibilità a chiudere la guerra», ha dichiarato Starmer. Al suo fianne co, Zelensky ha ribadito la disponibilità al dialogo diretto con la Russia, «in ogni formato e nel contesto della tregua, che noi abbiamo già accettato da tempo». Il riferimento è all’offerta del mese di cessate il fuoco avanzata da Trump durante i negoziati condotti dai suoi mediatori in Arabia Saudita con le delegazioni russa e ucraina a fine marzo.
A sottolineare il nuovo coordinamento tra la «coaliziodei volenterosi» espressa dagli europei e gli Usa, presto l’inviato personale di Trump, Steve Witkoff, sarà a Mosca con un memorandum di 22 punti in cui viene dettagliata la proposta di cessate il fuoco. Il documento è riservato, la tv americana Nbc rivela che comprende l’opposizione di Washington all’entrata di Kiev nella Nato. La Turchia si dice pronta a monitorare sul campo la tenuta della tregua.
Mosca prende tempo. Non c’è un rifiuto netto alla proposta della tregua, come invece era avvenuto due mesi fa in Arabia Saudita, dove le condizioni avanzate dal Cremlino — tra le quali, il ritiro ucraino dalle 4 regioni occupate parzialmente dai russi, il disarmo di Kiev e il blocco degli aiuti militari occidentali — avevano paralizzato la mediazione Usa. Però anche oggi ben poco lascia credere che Putin sia pronto a fare tacere i cannoni. Si registrano tre civili ucraini morti a Sumy nelle ultime ore e attacchi russi su Kherson. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha detto in serata alla Tass che si studierà la nuova proposta. Ma in mattinata aveva accusato l’europa. Putin stesso ribadisce che «la Russia ha uomini e mezzi per portare a termine quanto iniziato nel 2022».

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