sabato 17 maggio 2025

Il caos e l'ordine



José Ortega y Gasset
La ribellione delle masse (1930)
traduttori Salvatore Battaglia, Cesare Greppi

...  la vita è anzitutto un caos in cui uno si smarrisce. L'uomo ne ha il sospetto: ma l'atterrisce l'idea di trovarsi faccia a faccia con questa terribile realtà, e si sforza di nasconderla con un telone fantasmagorico, dove tutto risulta molto chiaro. Non lo preoccupa il fatto che le sue «idee» non sono veridiche: egli le impiega come trincee per difendersi dalla sua vita, come spauracchi per allontanare la realtà. L'uomo di intelletto lucido è colui che si [libera] di queste «idee» fantasmagoriche e guarda in faccia alla vita; e si rende conto che tutto in lei è problematico, e si sente smarrito. E poiché questa è la pura verità - cioè che vivere è sentirsi smarrito - chi l'accetta ha già cominciato a ritrovarsi, ha già incominciato a scoprire la sua autentica realtà, è già su un piano stabile. Istintivamente, come il naufrago, cercherà qualcosa a cui aggrapparsi, e questo tragico sguardo perentorio, assolutamente verace perché tenta di salvarsi, gli farà dare un ordine al caos della sua vita. Queste sono le uniche idee veridiche: le idee dei naufraghi. Il resto è retorica, posa, farsa intima. Chi non si sente veramente smarrito, si perde inesorabilmente; cioè non si trova più, non s'incontra mai con la propria realtà. Questo è vero in tutte le sfere dell'umano, anche nella scienza, nonostante che la scienza sia per se stessa una fuga dalla vita (la maggior parte degli uomini di scienza si sono dedicati a lei per il terrore d'affrontare la propria vita, non sono intelletti chiari; e da qui la loro risaputa timidezza dinanzi a qualsiasi situazione concreta). Le nostre idee scientifiche valgono nella misura con cui ci siamo sentiti smarriti in presenza d'un problema, nella misura con cui ne abbiamo intuito il carattere problematico e abbiamo compreso che non possiamo sostenerci su idee ricevute, su formule, ricette, lemmi, parole. Colui che scopre una nuova verità scientifica ha dovuto prima triturare quasi tutto ciò che aveva appreso, e giunge a questa nuova verità con le mani insanguinate per aver strozzato innumerevoli luoghi comuni.





3 commenti:

  1. Caro Giovanni,
    come certamente saprai José Ortega è vissuto per una ventina di anni nel nostro Cilento, precisamente a Bosco. Egli scelse questa località perché durante i moti rivoluzionari del 1828 questo piccolo borgo fu letteralmente raso al suolo dal potere borbonico per aver ospitato alcuni ardimentosi rivoluzionari ( in primis il canonico De luca). Ortega, allievo di Picasso, che aveva combattuto il potere franchista, ritrovò in questo luogo, la stessa sofferenza della sua gente: la fame, la sofferenza, gli stenti per sopravvivere! Oltre alla sua casa, ormai trasformata in museo, egli ha lasciato, all' ingresso del paese, un pannello formato da piastrelle di ceramica, in cui ha rappresentato l' azione repressiva dei Borboni e la distruzione di Bosco.

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  2. Il pittore e scultore spagnolo che si stabilì nel Cilento a Bosco nel 1980 si chiamava José Garcia Ortega (Arroba de los Montes, 1921 – Parigi, 24 dicembre 1990). L'autore qui citato è invece José Ortega y Gasset (Madrid, 9 maggio 1883 – Madrid, 18 ottobre 1955), filosofo e sociologo. Spagnolo pure lui.

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