Fabio Martini
Bobo Craxi: "Sala. più manager che sindaco non ha governato la crescita. Lobby potenti come Stati"
La Stampa, 18 luglio 2025
MILANO- Bobo Craxi, figlio di Bettino, ha vissuto politicamente la Milano “da bere”, quella degli anni Settanta, Ottanta e Novanta, non ha l’ingenuità di ricordarla come un Paradiso perduto contrapposto all’Inferno attuale e tuttavia «questa indagine restituisce simbolicamente l’immagine di Milano, che oggi è la città dei grattacieli delle banche e delle multinazionali e al tempo stesso è la città che espelle il suo ceto medio. Nella Prima Repubblica vi fu degenerazione dentro un sistema che garantiva un governo per tutti, oggi sembra la degenerazione di un governo che compiace le oligarchie. Colossi che sono quasi degli Stati, multinazionali “cieche”: è la politica che dovrebbe saperle guidare, orientando lo sviluppo della città. Questa è la storia di questi giorni ed è la sfida dei prossimi anni».
Tutto ebbe inizio con la fine dell’Expo: nel 2014 la gara per assegnare tutta l’area va deserta, era un momento di “bassa” per l’edilizia, arriva Sala sindaco e incoraggia la ripresa: non ha saputo governare il boom da lui promosso?
«Io personalmente avevo contribuito a far cambiare idea a Romano Prodi sul progetto-Expo, che ha poi consentito di ridare un respiro internazionale ad una città che in quella fase era ad un bivio: o si ingrandiva o si rimpiccioliva. Brexit ha favorito la dimensione di grande piazza finanziaria, dopo Expo è seguita una fase di grande sviluppo e di deregulation, che ha contribuito anche a stravolgere il profilo della città. Persino le due squadre di calcio, sempre in mano a famiglie milanesi, sono “espatriate”. E quello sviluppo non regolato ha portato l’esplosione degli affitti, carenze abitative, una vita sempre più difficile per i giovani, sia per i milanesi che per gli studenti».
Craxi, ma negli anni Ottanta, gli imprenditori che partecipavano con regolarità al rito delle tangenti, avevano il loro tornaconto.
«Se pensiamo agli scandali di allora, quelli sembrano quasi i Ragazzi della via Pal. La politica sapeva dire dei no. Per decenni Milano ha avuto due soli grattacieli: la Torre Velasca e il palazzo della Regione realizzato da Giò Ponti. Certamente non un caso. E ancora: per tradizione nessun edificio poteva superare in altezza la Madonnina, con i suoi 108 metri e mezzo. Ebbene, dal 2015 la Torre Allianz l’ha superata di quasi cento metri. Gli imprenditori non dovrebbero avere mai un atteggiamento padronale, mentre le amministrazioni devono stare attente a non mettersi al servizio. Anni fa incontrai per strada il vecchio Ligresti che mi disse: tuo padre ha fatto male a non seguire i suggerimenti di Cuccia poco prima della fine della Prima Repubblica. Quella politica era fatta così: non si metteva a servizio».
Allora esisteva un oliato sistema tangentizio ma anche partiti che esercitavano un controllo sociale: oggi ha più potere un gruppo di architetti?
«Direi che ha molto potere soprattutto il capitalismo finanziario. Che non si può fermare con le mani e neppure con leggi ad hoc. Ma con una politica che faccia il proprio mestiere».
Tangentopoli giudiziariamente ha Milano come epicentro e ora, sia pure con una indagine a “rate”, è protagonista di nuovo la Procura meneghina: col Porto delle nebbie di Roma, non avremmo mai saputo nulla?
«Non so. L’indagine è in corso. Non dirò chi, ma parlando con una personalità che proviene dall’ambiente giudiziario mianese, mi è stato confidato il timore che possano tornare i “pistoleri”, quelli che per fare avanzare le inchieste, usavano il sistema mediatico. Presto per dirlo, vedremo».
Sala è stato più un amministratore delegato che un sindaco?
«Si certo, non ha mai mostrato grande empatia, in particolare con quella parte di città che viene dalla tradizione politica e culturale della sinistra socialista, comunista, laica. Un manager competente che si è avvicinato alla politica attraverso il mondo berlusconiano, ma senza mai aderirvi in modo organico. Per questo è stato adottato dalla sinistra. Si è trovato a governare una città in un frangente difficile e ha fatto quello che sa fare meglio: far di tutto per non frenare le spinte alla crescita economica. Si è rifugiato nell’ambientalismo, una vocazione che mal si concilia con quel che emerge da inchieste il cui esito però è giusto attendere».
Milano resterà a sinistra?
«L’altro giorno parlavo col Presidente del Senato, che è stato un capo della destra a Milano. Mi diceva che alle elezioni Politiche e Regionali i Fratelli d’Italia hanno preso i voti del ceto medio espulso dalla città. Ma per il partito che è erede dell’Msi è molto difficile conquistare una città come Milano. A patto che il centro-sinistra sappia tornare ad esprimere la sua cultura solidaristica, sappia dare un’ anima alla città, sappia ricucirla socialmente. I milanesi sono orgogliosi di questa tradizione».
https://torinocronaca.it/news/il-borghese/536031/la-caduta-del-sistema-milano-agita-anche-torino.html

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