Adriano Sofri
Nestor Makhno, il contadino immerso nel presente che tenne testa a Lenin
Il Foglio, 31 dicembre 2025
Mentre a Pokrovsk continua una incredibile resistenza, dal 27 dicembre le cronache dal fronte dell’oblast’ di Zaporizhia dicono della caduta, intera o a metà, di Huliaipole, il villaggio di frontiera che contava 12 mila abitanti prima dell’invasione. A nemmeno cento km dal capoluogo, Huliaipole da quattro anni si trova sotto il fuoco russo. Lunedì il portavoce del Comando meridionale ucraino ha detto che non esiste più una linea del fronte, che l’intero spazio non è che un ininterrotto campo di battaglia. Gruppi di combattenti si fronteggiano dalle rovine di edifici dirimpettai, fino al corpo a corpo. Anche qui gioca per i russi la superiorità numerica, a un costo quotidiano di centinaia di morti e feriti. Chi ebbe una gioventù rivoluzionista conserva nella memoria nomi già leggendari, uno è quello di
Nestor Makhno. Succede di ricordarlo dal fondo della parabola, a Parigi, povero, tisico, bevitore, calzolaio – zoppicante era stato da tempo, per una pallottola. Vi morì poco più che quarantenne, nel 1934. Era nato a Huliaipole, che dalla sua epopea avrebbe preso per un po’ il nome di Makhnograd. Cosacco, bambino pastore, contadino povero, ribelle. Era piccolo, un metro e 65, bello, fotogenico. A vent’anni era stato condannato a morte da un tribunale zarista, ebbe la pena commutata in ergastolo, il carcere fu la sua scuola di anarchia, uscì con la rivoluzione del febbraio ’17. Due suoi fratelli furono uccisi dagli occupanti austrotedeschi. Tra il 1918 e il 1921 arrivò a radunare un esercito di molte decine di migliaia di combattenti contadini e operai, e tenne in scacco una sequela di armate successive: gli austro-ungarici dopo Brest-litovsk, i Russi Bianchi di Denikin, i bolscevichi... Mise in piedi un esperimento senza precedenti di autogoverno collettivo contadino, la Machnovšyna, che entusiasmò Errico Malatesta. Incontrò Lenin e gli tenne testa: “I vostri gruppi restano lontani dalle strade e non combattono nelle campagne, come potete pensare che i villaggi vi sostengano? Non li vedono mai. Lenin si mise a ridere: voi anarchici scrivete e pensate al futuro, siete incapaci di pensare al presente. Risposi che ero un contadino illetterato, ma posso dirvi, compagno Lenin, che in Ucraina, nella Russia del Sud, come dite voi Bolscevichi, noi siamo immersi nel presente ed è attraverso di esso che cerchiamo di avvicinarci al futuro, al quale, è vero, noi pensiamo. E noi pensiamo molto seriamente”. Dei Rossi fu alleato sospettoso e sospettato e infine nemico, finché fu sconfitto dall’armata Rossa ed esiliato in Francia.
Machno è sepolto al Père Lachaise. A Huliaipole sono sepolti i suoi genitori, i fratelli e i nipoti.
Nel 2009, a Ucraina indipendente, gli eressero una statua: seduto, a grandezza naturale, il piede sulla cassetta di munizioni, un mauser in una mano, una sciabola nell’altra. Cemento ricoperto di una vernice di similoro rosso, molto kitsch, riprodotta in altri punti della città e in miniatura nei banchetti destinati ai turisti politici. Si capisce che per le truppe di Putin il boccone sia ghiotto. Nel 1922 andai a Zaporizhia, non trovai nessuno disposto ad accompagnarmi a Huliaipole, in quei giorni era troppo rischiosa. Ma ne trovai le tracce dappertutto. A Dnipro soggiornai nella stanza dell’albergo Astoria che era stata sua, a un secondo piano cui arrivava, si assicura, senza smontare da cavallo. Stanza decaduta e scomoda, ascensore guasto, ma sulla facciata c’è ancora una targa di marmo nero come quelle di cimitero col ritratto, e dice che nel 1919 Machno è stato lì e ha lottato per la libertà.

Nessun commento:
Posta un commento