giovedì 25 dicembre 2025

Luciano Berio sulla musica

Pierre Gervasoni 
"Scritti sulla musica": le parole sonore del compositore Luciano Berio

Le Monde, 21 dicembre 2025 

Presentati per la prima volta in francese in occasione del centenario della nascita del compositore italiano, gli scritti completi di Luciano Berio (1925-2003) dipingono il ritratto di un pensatore la cui visione del mondo è sempre intrisa di umanità. Per lui, l'esperienza più importante è quella vissuta dall'individuo, non quella imposta al suono in un laboratorio. Essere significa, naturalmente, essere musicisti, ma anche ascoltatori. Così, nel suo primo testo ("Musica per registratore"), il teorico Berio afferma fin dall'inizio che "l'ultima parola sarà sempre detta nella sala da concerto".

La frase avrebbe potuto fungere da emblema per questa antologia, frutto di un imponente lavoro editoriale. In ogni caso, la curatrice, Angela Ida De Benedictis, ha meticolosamente confrontato i vari stati del testo, dalla sua versione originale alla sua pubblicazione. Intervallato a metà volume da una serie di illustrazioni di grande interesse, l'opera è divisa in quattro parti principali ("Riflettere", "Fare", "Discutere", "Dedicare"). L'ordine cronologico adottato all'interno di queste sezioni permette al lettore di apprezzare l'attenzione su un tema caro all'epoca e di tornarvi, di volta in volta, da prospettive diverse. È il caso della musica elettronica, un campo di primario interesse per Luciano Berio in quanto fondatore, nel 1954, dello Studio di Fonologia della RAI a Milano, i cui meandri ha esaminato in diversi articoli prima di osservare, nel 1976, che "la musica elettronica non esiste più, perché è ovunque " .

Scena di vita quotidiana

Man mano che le pagine si susseguono, diventa chiaro che Luciano Berio non ha eguali nel fornire una sintesi illuminante. Parla di compositori come Igor Stravinskij , il cui "neoclassicismo va compreso anche alla luce del suo inestinguibile e incisivo desiderio di possesso ", e Maurice Ravel , "che sapeva trasformare anche le cose più banali in una sostanza rara ". Parla anche di scrittori con cui ha collaborato, come Italo Calvino e Umberto Eco, che evoca con la sua eloquenza e il cui approccio semiotico ha plasmato un credo proclamato nel 1964: "Quanto all'assenza di qualsiasi relazione semantica in musica, sono inguaribilmente convinto che, anche nei casi peggiori, la musica finisca almeno per esprimere (o nascondere, per un certo periodo) la stupidità e il dilettantismo di chi l'ha scritta".

Rivolgendosi al lettore come se fosse un confidente familiare, Berio illustra spesso il suo postulato intellettuale con una scena di vita quotidiana. Una delle più sorprendenti riguarda la nozione di gesto e il modo in cui un napoletano, quando gli viene chiesto come raggiungere un ristorante rinomato per le sue pizze, risponde in modo tale da non avere alcuna possibilità di trovarlo. Il loquace Berio non è di Napoli ma di Roma, di cui è l'incarnazione stessa, a tal punto che si potrebbe parafrasare la celebre massima e concludere i suoi scritti con: "Tutte le strade portano a Berio".

I percorsi della musica contemporanea, naturalmente, sapendo che ha usato molto questo termine, in francese, per intitolare le sue opere, e che le sue riflessioni hanno nutrito diverse generazioni di compositori, dall'americano Steve Reich , che è stato suo allievo, alla croata Sara Glojnaric, che oggi trae ispirazione sia dalla sua opera che dalla "cultura pop" .

https://www.lemonde.fr/livres/article/2025/12/21/ecrits-sur-la-musique-les-mots-sonores-du-compositeur-luciano-berio_6659009_3260.html

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