lunedì 29 dicembre 2025

La signora Anna

Massimiliano Panarari
Anna Kuliscioff, la prima socialista: ancora oggi avrebbe molto da insegnare

La Stampa, 29 dicembre 2025

Il socialismo italiano ed europeo ha radici antiche. E femminili. Come mostra l’intensissima e battagliera esistenza di Anna Kuliscioff (1854-1925), di cui questo 29 dicembre ricorre il centenario della morte. Una vita avventurosa, coraggiosa e di avanguardia in tutti i campi dei quali Anja Moiseevna Rosenstein – questo era il suo vero nome – si occupò. Nell’occasione del secolo esatto dalla sua scomparsa, oltraggiata dai fascisti che arrivarono perfino ad assaltare il suo funerale, a omaggiare la grande pensatrice e “attivista ante litteram” è un ciclo di iniziative della Fondazione Kuliscioff a Milano (www.fondazioneannakuliscioff.it), insieme a un numero speciale della rivista Mondoperaio e a diversi libri usciti in questi giorni: Maurizio Punzo, Anna Kuliscioff. Intrecci di vita e politica (Mimesis), Tiziana Ferrario, Anna K (Fuoriscena) e Oltre il tempo patriarcale. La lungimiranza di Anna Kuliscioff (Tab, a cura di Fiorenza Taricone).

Nata a Moskaja (nella regione di Cherson), in Crimea*, da una facoltosa famiglia ebraica di commercianti, nel 1871 Anna andò a studiare Filosofia all’Università di Zurigo, che aveva aperto alcune facoltà, anche tecnico-scientifiche, alle donne. Qui maturava la sua adesione all’anarchismo di Bakunin e Kropotkin, che la portò a rientrare in patria per compiere l’“andata al popolo” (ovvero la predicazione rivoluzionaria effettuata nelle campagne da migliaia di studenti) e a svolgere attività clandestina. In seguito alla durissima repressione zarista dei movimenti populisti, Anna tornava in esilio in Svizzera, dove faceva la conoscenza di Andrea Costa, con il quale vivrà, peregrinando da un Paese all’altro, un amore travagliato (specialmente a causa della malsana gelosia di lui) e un sodalizio politico che condurrà entrambi ad abbandonare l’orientamento anarchico per abbracciare il marxismo. Arrestata nel 1878 ed espulsa dalla Francia, si trasferisce in Italia, dove viene nuovamente incarcerata con l’accusa di cospirazione per più di un anno e processata a Firenze, nel 1880, in un dibattimento che la rende improvvisamente nota, e sempre più “attenzionata”.

Costretta a riparare ancora una volta in Svizzera, Kuliscioff si iscrive alla facoltà di Medicina a Berna e, in cerca di un clima più mite per l’inasprirsi della tubercolosi contratta in prigione, si trasferiva con la figlia Andreina a Napoli, dove conseguì la laurea. Era malamente finita la relazione con Costa, diventato nel frattempo il primo deputato socialista della storia italiana, e lei si dedicava agli studi di specializzazione in ginecologia fra Torino e Padova, con quell’intuizione dell’origine batterica della febbre puerperale che avrebbe aperto la strada delle scoperte per debellare la tremenda piaga delle morti post-partum. Dal 1885 si lega sentimentalmente a Filippo Turati, conosciuto a Napoli, e si trasferisce poi a Milano iniziando la sua attività di medico dedito soprattutto ai più deboli e agli indigenti.

Con Turati, sul quale esercita un’influenza fortissima, fonda nel 1889 la Lega socialista milanese, e co-dirige Critica Sociale, la rivista ideologica per antonomasia del socialismo riformista italiano di cui Anna Kuliscioff è l’autentica creatrice insieme al nuovo compagno di vita e di lotte. Il periodico aveva la redazione nelle stanze del loro appartamento in Galleria Portici, n. 23 – con vista sulle guglie del Duomo –, dove lei animò un celebrato salotto che accoglieva alcuni dei protagonisti della scena culturale meneghina e nazionale accanto a quelle lavoratrici figlie del popolo per le quali costituiva un formidabile punto di riferimento.

Perché l’intellettuale e militante di origini ucraine è stata appunto una figura anticonformista di straordinaria modernità, a cui le generazioni femminili successive devono molto. «Mi chiamano zarina d’Italia, dottora dei poveri, pugno di ferro nel guanto di velluto, deliziosa bionda che parla come un uomo, madonna slava, madrina del socialismo, nemica della Rivoluzione d’Ottobre o più semplicemente signora Anna», ricorderà in una delle sue innumerevoli lettere, testimonianze di una fittissima rete di rapporti internazionali, che compongono un epistolario anche letterariamente tra i più pregevoli del periodo a cavallo tra i due secoli.

Ma soprattutto, come ribadirà in varie circostanze, lei «non era la donna di nessuno», bensì una persona autonoma, che contribuiva a stabilire gli indirizzi politici del Partito socialista in Parlamento e, al medesimo tempo, non esitava a polemizzare con Turati sulla mancata rivendicazione da sinistra del suffragio per le donne. Il 27 aprile del 1890, presso il Circolo filologico milanese, aveva tenuto una famosa – e “scandalosa” – conferenza su Il monopolio dell’uomo che aveva coinciso con un J’accuse sulla minorità della condizione femminile e l’oppressione maschilista. Un dettagliato manifesto del suo femminismo socialista fondato sull’idea di un’emancipazione delle donne che passava per la loro partecipazione al mondo del lavoro e per una retribuzione giusta e dignitosa, ossia per l’autonomia economica e una serie di diritti da normare per via legislativa. Questa visione, insieme alla tutela del lavoro minorile, ispirò i contenuti della legge Carcano del 1902.

Sostenitrice di un’azione politica che doveva rigettare la violenza – e, per questo, avversaria del bolscevismo e del massimalismo socialista –, persuasa dell’opportunità del gioco di sponda con Giovanni Giolitti, odiata da Mussolini e dai suoi seguaci, Kuliscioff avrebbe molto da insegnare anche oggi. Una donna libera e controcorrente, al punto che l’antagonista della coppia Antonio Labriola ebbe a dire che il socialismo italiano contava un solo uomo, che era una donna: la “signora Anna”, giustappunto.

(*) Cherson non si trova in Crimea, questo è un fatto. È una città dell'Ucraina meridionale, capoluogo dell'omonima oblast' e dell'omonimo distretto. La confusione è dovuta al dubbio che sussiste quanto al luogo in cui Anna Kuliscioff è nata. Fermi restando il giorno e il mese, 9 gennaio, secondo la registrazione presso l'Università di Zurigo sarebbe nata nel 1855 a Simferopol' nella penisola di Crimea, Impero russo. Iscritta a filosofia all'Università di Zurigo nel 1871 n. matricola 4025 con il nome di "Anja Rosenstein", nata nel 1855 a Simferopol', Crimea, Russia; 1° marito Pëtr Makarevič. Allo stesso corso risulta iscritta anche "Marie Rosenstein" di anni 25, anch'essa nata a Simferopol' nel 1846, matricola 4024, probabilmente sua sorella maggiore; secondo l'Enciclopedia Treccani sarebbe nata a Moskaja, nella regione di Cherson, nel 1854 territorio dell'Impero russo. Infine, secondo le note biografiche della Fondazione "Anna Kuliscioff" sarebbe nata genericamente in Crimea, «il 9 gennaio tra il 1853 e il 1857». 

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