Lorenzo Giarelli
D'Orsi&C: nuovo bavaglio. E sarà un altro boomerang
Il Fatto quotidiano, 7 dicembre 2025
Anche questa volta la censura si è trasformata in un boomerang. Due giorni fa il Teatro Grande Valdocco di Torino, gestito dai Salesiani, ha improvvisamente revocato la disponibilità a ospitare il convegno “Democrazia in tempo di guerra”, in programma martedì con svariati relatori tra cui gli storici Alessandro Barbero, Luciano Canfora, Angelo d’Orsi, il fisico Carlo Rovelli, i giornalisti Marco Travaglio e Marc Innaro, e poi Elena Basile, Alessandro Di Battista, Moni Ovadia. Erano previste poco più di 800 persone, il massimo consentito in sala, ma dopo la censura, motivata dai Salesiani con fantomatiche ragioni di opportunità, il clamore intorno all’evento sta aumentando le richieste di partecipazione, al punto che l’incontro sarà riorganizzato in un posto molto più capiente. Tra le ipotesi c’è il Palazzetto dello Sport Gianni Asti, l’ex Palaruffini, che può contenere fino a 4 mila posti.
Se ne occuperanno in Consiglio comunale 5Stelle e Avs, che nel silenzio del Pd hanno deciso di fare da scudo all’evento, essendo a quel punto inimmaginabile negare spazi pubblici pure alle forze politiche con le solite accuse di propaganda putiniana. Per il resto però l’iniziativa non verrà snaturata, resterà apartitica a avrà soltanto bisogno di qualche giorno in più per l’organizzazione.
Per martedì invece D’Orsi ha lanciato un sit-in di protesta, alle 18, davanti alla sede del Comune di Torino. E se tre settimane fa, quando il professore fu censurato dal Polo del 900 prima di una conferenza (sempre con la scusa di fare propaganda russa), d’orsi aveva raccontato di aver ricevuto una telefonata imbarazzata dal sindaco dem Stefano Lo Russo, oggi tra i due non ci sono stati contatti. E neanche denunce pubbliche da parte di quel Pd – Pina Picierno in testa – che l’altra volta si era mobilitato per far saltare l’evento. Stavolta a prendersela con la conferenza è stata Europa Radicale, che ha diffuso un comunicato il giorno prima che i Salesiani comunicassero a D’orsi il passo indietro.
AD AMMETTERE la natura politica del dietrofront (d’altra parte altre ragioni non ce ne sono) è lo stesso Oratorio Salesiano San Francesco di Sales in una nota: “Alla luce dell’identità del Teatro e dei criteri con cui vengono accolte le iniziative culturali, è stato ritenuto opportuno non procedere con lo svolgimento dell’evento”. I Salesiani assicurano che “la decisione non esprime alcuna valutazione sui temi o sulle opinioni collegate all’iniziativa”, salvo poi riconoscere che la mancata concessione degli spazi è dovuta proprio ai contenuti della conferenza: e “l’utilizzo degli spazi in relazione alla missione educativa e comunitaria, che richiede modalità organizzative e comunicative coerenti con la vita e la finalità degli ambienti”.
A stonare è il cambio di rotta improvviso. Il 30 novembre la firma dell’accordo con il responsabile legale del circolo Arci La Poderosa – lo stesso dove D’orsi fece la conferenza tre settimane fa – per l’evento con i relatori già citati e molti altri (come Alessandro Di Battista, Tomaso Montanari e Elena Basile)e il 5 dicembre il rifiuto. Nel mezzo, la denuncia di Europa Radicale e, il 2 dicembre, un’iniziativa in favore dell’ucraina degli stessi Radicali con Lo Russo. In quell’occasione, il sindaco non aveva attaccato direttamente l’evento del 9 dicembre, ma aveva ammesso preoccupazioni: “La guerra in Ucraina è anche una sfida tra modelli valoriali: c’è un germoglio antidemocratico e antieuropeista che sta crescendo e purtroppo l’opinione pubblica italiana non è preparata, anche a causa di una strutturale campagna di disinformazione”. Lo staff del sindaco nega ogni coinvolgimento e ogni contatto coi Salesiani. Così anche Igor Boni, presidente di Europa Radicale: “Il nostro obiettivo non era censurare – dice al Fatto – ma chiedere perché l’Anpi fosse tra i promotori di un evento con persone che sostengono Putin. Abbiamo incontrato il sindaco, ma senza parlargli dell’evento”. Insomma tutti negano, accreditando l’idea di un repentino e autonomo cambio di rotta dei Salesiani.

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