lunedì 8 dicembre 2025

Juve al tappeto

 

Antonio Barillà
Juve al tappeto: l'illusione Yildiz e gli imbecilli da stadio

La Stampa, 8 dicembre 2025

Raffaele Marianella aveva 65 anni, era autista in un’azienda di trasporti: è morto ucciso da un mattone, nemmeno due mesi fa, durante un agguato di teppisti truccati da ultrà del basket Rieti al bus dei tifosi di Pistoia. Abbiamo pensato a lui guardando l’immagine dei sassi lanciati a Napoli contro il pullman della Juve, tristi per le lezioni mai imparate, rassegnati dinanzi al dilagare di imbecillità e delinquenza, impotenti ricordando che gli ultras azzurri, quelli che seguono la Nazionale, hanno scritto su uno striscione che a Rieti fu fatalità e pochi, pochissimi hanno denunciato la vergogna. Spiace iniziare così il commento sulla partitissima del Maradona, ma tutto sinceramente scolora, e «basta» bisogna urlarlo sempre, non solo dinanzi al rosso del sangue o al nero del lutto.

Del match diciamo che la Juve esce a pezzi, e non tanto per la sconfitta che può starci: esce a pezzi perché scivola a 8 punti dalla vetta, ripiegando di fatto i tenaci sogni scudetto, e perché Spalletti, nello stadio che è stato suo, si consegna con una condotta assurda. Né Openda né David nella formazione iniziale, e pazienza se Vlahovic è infortunato, niente punte con chissà quale intento ma con due sicuri effetti: due tiri in porta in tutta la partita con pochi palloni toccati in area da Yildiz, gol dell’illusorio pari compreso, e il mercato milionario d’estate sconfessato clamorosamente.

Resa a Conte che vola invece al primo posto, blindato poiché dal risultato del Milan stasera a Torino dipenderà solo l’eventuale comproprietà: Allegri può agguantarlo e lucidare ambizioni inattese, riflesso di una mentalità nuova e dell’equilibrio del campionato. Guai, però, isolare gli ultimi 180’ e giudicare la sfida con i granata una discesa: è la stessa squadra che ha battuto Napoli e Roma quand’erano in vetta, troppo brutta per essere vera nella versione più recente. «Nelle difficoltà - ha detto Baroni - o ti rafforzi o ti sgretoli» e ovviamente la prima opzione non può essere solo una speranza: è lui a plasmare la squadra, a guardarla negli occhi, a dover trovare le chiavi per strapparla all’involuzione e ripagare una tifoseria ammirevole, intimorita dallo spettro di un’altra stagione incolore eppure di nuovo presente in massa, stasera, allo stadio.

Note a margine: lo spettacolo dell’Inter che si rilancia ridimensionando il Como, la frenata della Roma che diventa specchio del gap fin qui occultato con le altre big, la fiaba della Cremonese neopromossa che s’arrampica a -3 dalla Juve e la crisi senza fine della Fiorentina, ormai sola sul fondo. Comprensibile la contestazione, inaccettabili le minacce, le frasi di pessimo gusto e gli insulti beceri rivolti ai calciatori e alle famiglie, perfino a bambini piccoli. Ovviamente tutto sui social, autori poveri vigliacchi nascosti dietro l’anonimato: stavolta è andata male, perché una madre, davanti all’orrore di chi augura il male dei figli, ha trovato la forza di denunciare. «Internet - ha rammentato - non è una terra senza legge». Lo impareranno a proprie spese i leoni da tastiera, gentaglia di sicuro estranea alla cultura fiorentina e al tifo viola.


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